Ragusa calcio, storia di una piccola, grande, compagine che espugnò il tempio di Zemanlandia

Molti giovani ragusani, specie i cosiddetti “millennials”, stenteranno a credere che la squadra della loro città militò per sette anni nel mondo del calcio professionistico. E non si può dare loro torto: da quattordici anni, Ragusa non fa parte del calcio che conta. Quasi tre lustri dove nel mondo calcistico ragusano è successo di tutto. Nel 2007, solo grazie al Pozzallo, allora militante nel campionato di Promozione, gli appassionati ragusani hanno potuto continuare a recarsi allo stadio la domenica. Il “Pozzallo-Ragusa”, però, l’anno successivo divenne ASD Ragusa, che per qualche anno, costellato da una promozione in Serie D, ha rappresentato la massima espressione calcistica della città.

La prima storica promozione in Serie C al termine del duello col Vittoria

Un ultimo sussulto, la permanenza per un anno nella massima serie dilettantistica, prima di vivere gli ultimi sette anni, contraddistinti da vari cambi di denominazione societaria, a fare la spola fra la Promozione e l’Eccellenza. Troppo poco per una città come Ragusa. Troppo poco per chi, negli scorsi decenni, ha assaporato l’aria salubre e inebriante dei campionati che contano, al cospetto di grandi realtà calcistiche come Frosinone, Foggia e Catanzaro, solo per citare alcune avversarie che hanno militato anche nel massimo campionato nazionale.

Eppure un tempo, neppure troppo lontano, Ragusa era nell’elite nazionale calcistica, quel mondo professionistico a cui ora, francamente, pare utopistico pensare. Il primo storico approdo in Serie C è datato 1977. La squadra all’epoca guidata dal compianto “Washington” Cacciavillani duellò a lungo col Vittoria. Un appassionante derby in salsa ragusana che vide prevalere la squadra cittadina, capace di vincere il proprio raggruppamento con un margine di 4 punti sulla diretta rivale per la promozione.

All’epoca, la Serie C, era unica e non suddivisa in due livelli, ricalcando, di fatto, quanto avviene oggi: tre gironi per un’unica terza serie professionistica. Quell’anno, però, la serie C, per ampliare il numero delle squadre professionistiche, viveva una fase di profondo mutamento: le ultime otto classificate dei gironi venivano declassate, l’anno successivo, nella neonata C2.

Il Ragusa disputò un campionato più che dignitoso, raggiungendo il 17° posto che, se non ci fosse stata la riforma dei campionati, sarebbe significato “salvezza”: se fossero esistite le quote di scommesse sportive in quell’epoca, ben pochi, se non i più fedeli supporters ragusani, avrebbero scommesso una Lira (perché quello era il conio in quei tempi) sugli uomini di Cacciavillani. Le rivali avevano nomi altisonanti, compagini che hanno scritto la storia recente del calcio italiano come Salernitana, Catania, Reggina, Benevento e Crotone, per citare le più note.

Il ritorno in Serie C nel nuovo millennio e l’impresa dello Zaccheria

Il Ragusa, in seguito, mantenne per tre anni la categoria nella neonata Serie C/2, raggiungendo il punto più alto nella stagione 79/80, chiusa col nono posto in classifica mettendosi alle spalle alcune nobili compagini del calcio meridionale come Messina e Barletta. L’anno successivo, però, arrivò la retrocessione in Serie D ed il ritorno nel mondo dilettantistico.

Dopo ventuno anni al di fuori del mondo professionistico, Ragusa, con alle spalle tredici anni consecutivi in Serie D, tornò nuovamente in Serie C/2 nel 2002, al termine di una stagione entusiasmante, culminata con la storica promozione festeggiata dall’intera città, che non fece mai mancare il proprio sostegno alla squadra. Memorabile, in tal senso, l’esodo dei ragusani a Lamezia, in uno degli snodi cruciali di quella stagione: oltre 600 tifosi Azzurri erano presenti nella tana della Virtus, la più acerrima rivale di quella splendida stagione.

Il ritorno nel mondo professionistico fu festeggiato nel miglior modo possibile. Al primo anno in Serie C/2, il Ragusa ottenne un’agevole salvezza diretta, evitando la pericolosissima appendice dei play-out. Un trionfo, all’inizio di quell’anno, del tutto inatteso: molti tifosi siciliani, infatti, avrebbero firmato carte false per una salvezza all’ultimo minuto dei play-out. Una delle pagine più belle di quella stagione, e dell’intera storia del calcio ragusano, si scrisse il 15 settembre 2002, alla terza giornata di campionato.

Il Ragusa ebbe un eccellente avvio di stagione (pareggio a Frosinone e vittoria interna contro il Tivoli) e si accingeva ad affrontare la grande favorita di quel girone: il Foggia di Pasquale Marino, tecnico emergente che, l’anno precedente, condusse il Paternò ad una storica promozione in Serie C/1.

Allo Zaccheria, lo stadio che solo pochi anni prima vedeva cadere grandi e blasonate compagini del calcio italiano al cospetto del Foggia di Zeman, il Ragusa vinse di misura e si issò, seppur momentaneamente, nelle zone altissime della classifica. Seguirono altre due stagioni in C/2: nella prima, il Ragusa si salvò ai play-out a discapito del Castel di Sangro, mentre gli spareggi furono fatali nella stagione successiva.

Da quel momento, il 2005, in poi, si spense la luce. Ricordare, però, quanto fosse splendida e luminosa la stella calcistica ragusana, dev’essere uno sprono per far sì che non passino altri ventidue anni per rivederlo nel calcio che conta. Ad oggi, e di anni ne sono già passati 14, l’ipotesi resta pura suggestione. E alquanto complicata da realizzare.

 

 

 

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