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25 Aprile shock a Ragusa: identificato da forze dell’ordine perché ha cartello “Sobriamente antifascista”
26 Apr 2025 20:40
A Ragusa, 80 anni dopo la Liberazione, chi inneggia all’antifascismo viene identificato: è la surreale vicenda di un cittadino a cui è stato chiesto di esibire il documento per procedere alla registrazione dei suoi dati per aver esposto un innocuo cartello.
Durante la commemorazione in piazza San Giovanni, un cittadino ragusano, l’ingegnere Daniele Migliorisi, ha esposto un modesto foglio A4 con la scritta “Sobriamente Antifascista”. Prima gli è stato intimato di non mostrare quel cartello, poi, a cerimonia conclusa, le forze dell’ordine hanno richiesto i documenti per la sua identificazione. Migliorisi, che aveva partecipato al corteo istituzionale in omaggio agli 80 anni dalla Liberazione, si è ritrovato costretto a esibire la propria patente, non per un reato o una minaccia, ma per aver riaffermato un principio sancito dalla Costituzione italiana.
Durante la cerimonia ufficiale, davanti alla Lapide dei contadini uccisi in piazza San Giovanni, Migliorisi ha sollevato il cartello, ricevendo sguardi di approvazione da molti presenti ma anche l’invito, da parte delle forze dell’ordine, a chiudere il cartello.
“Ho scelto di partecipare a tutto il corteo istituzionale perché credo profondamente nei valori della festa di Liberazione – spiega Migliorisi a Ragusaoggi.it – Il 25 Aprile, soprattutto quest’anno, andava celebrato visto che ricorrevano gli 80 anni. Ho pensato di partecipare portando con me un foglietto con scritto ‘Sobriamente Antifascista’. L’ho esposto in due momenti. Il primo in occasione della commemorazione dei contadini uccisi in piazza San Giovanni e dopo, quando si è finita la cerimonia ufficiale, sul sagrato della Cattedrale. Sono stato avvicinato da personale delle forze dell’ordine. Nel primo momento mi hanno inviato a chiudere il foglietto. La seconda volta mi hanno chiesto invece di essere identificato e hanno voluto un documento di identità, cosa che ho fornito”.
Intorno a Migliorisi si sono avvicinate anche altre persone che, rendendosi conto di quanto stava accadendo, hanno detto di trovarsi d’accordo con quanto affermato da Migliorisi nel suo cartello e hanno espresso la propria solidarietà indicando alle forze dell’ordine di essere pronte a farsi identificare anche loro. La risposta è stata che non c’era bisogno. L’identificazione è avvenuta in una fase assolutamente serena e senza conflittualità da entrambe le parti, così come l’invito a rimuovere il cartello da parte delle forze dell’ordine è stato assolutamente formale. Non c’è stato alcun momento di tensione né di polemica, segno che chi ha operato ha dovuto farlo seguendo le direttive previste per episodi di questo tipo. Resta però l’amaro in bocca.
Sfuggito invece all’attenzione dei presenti un altro cartello portato da un’altra persona, non legata assolutamente a Migliorisi, che invece riportava una frase decisamente più forte: “Nazifascisti appesi come caciocavalli”.
Non molto lontano, a Santa Croce Camerina, è scoppiata un’altra polemica di natura politica. Il sindaco Peppe Dimartino – accusato dal locale Partito Democratico di essere fedele al partito di maggioranza, Fratelli d’Italia – avrebbe scelto una formula “troppo sobria” per celebrare la Liberazione, rinunciando alle consuete modalità. Secondo i democratici, la decisione riecheggia un nostalgico ritorno al passato, una rinuncia a celebrare con il calore e la partecipazione che l’evento esige. Dal canto suo, il primo cittadino Peppe Dimartino ha parlato di rispetto per il lutto nazionale proclamato per la morte di Papa Francesco e ha respinto al mittente accuse di insensibilità, raccontando di aver subito insulti e addirittura minacce velate al solo annunciare la cerimonia senza banda musicale. Il sindaco ha anche spiegato di essersi attenuto a direttive giunte dal Governo nazionale e dalla Prefettura.
Ma il clima di sospetto nei confronti dell’antifascismo ha attraverso in queste ore anche altre zone d’Italia. Ha fatto il giro sui social, ad Ascoli Piceno, la titolare di un panificio, Lorenza Roiati, è stata identificata dalla polizia dopo aver affisso all’esterno del suo negozio uno striscione recante la frase “25 aprile buono come il pane. Bello come l’antifascismo”. Anche qui un innocuo cartello celebrativo è diventato motivo di intervento: prima la volante per segnalare il messaggio, poi agenti in borghese che hanno chiesto chi ne fosse l’autore.
In un Paese il cui ordinamento si radica sul fermo rifiuto del fascismo, risulta sconcertante che chi proclama “antifascista” debba essere identificato. Se il 25 aprile rappresenta le fondamenta della nostra democrazia, individuare e registrare i nomi di chi lo festeggia nel modo più naturale pare un controsenso che meriterebbe una riflessione collettiva.
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