SIMBOLO EFFICACE DI UN POPOLO ESAUSTO

Migliaia di persone riempiono domenica sera Piazza Libertà a Ragusa, tra chi ci crede e chi vuole anche capire “com’è u fattu”. Una marea di gente, simbolo efficace di quel popolo esausto, assetato di cambiamento, che vuole l’alternativa, e che nella ricerca di essa si lega alla figura di Grillo. Arriva in Sicilia un Beppe attivo, arrabbiato, che con il suo ragionamento non lascia nell’angolino nessuno. Se Garibaldi ai tempi era sbarcato a Marsala con i piroscafi, Grillo approda remando con le sue braccia, nuotando per una manciata di chilometri nello stretto: un’attraversata storica e simbolica perché come egli stesso ha detto, “se si vuole cambiare qualcosa veramente, nonostante gli ostacoli, si può”. Un Grillo che, come Leonida guidò i suoi 300 uomini alle Termopili a difendere la città, con il suo grido pomposo e ruspante presenta la candidatura dei suoi fedelissimi.

Tantissima gente, quindi, una Piazza gremita come non mai. Ci abbiamo pensato tanto, in questi giorni, e qualche parola, guardandoci attorno, vogliamo spenderla. Ma lo vogliamo fare con la bontà di chi vuole aggiungere qualcosa, e precisarne qualcunaltra. Non ci interessa infatti una critica “oppositiva”. La nostra riflessione è ben diversa. E la vogliamo analizzare secondo alcuni distinti punti di vista.

Un primo spunto: sebbene per molti “la novità è lui”, c’è da dire che però non è solo “lui” a volere il cambiamento, a cercare di “mettere su un’alternativa”, a “tuonare” contro un sistema che ha fallito. Grillo infatti avrà forza mediatica, avrà detto cose sane e giuste, ma ci voleva una personalità di spicco e di impatto a ripetere quello che già da anni molti giovani – che non appartengono ai partiti o che con voglia di cambiamento li hanno abbandonati – stanno diffondendo nei diversi momenti di dibattito politico culturale? A tutti coloro che vedono in Grillo la novità, vorremmo dire che “forse non sanno che” ci sono da tempo giovani e meno giovani che si stanno impegnando con sforzi enormi nel costruire associazioni, movimenti, iniziative ed eventi che vogliono proporre una “alternativa”. E che cos’è, questa “alternativa” se non cercare di presentare ai singoli territori e all’Italia idee e soluzioni serie, meditate, ma soprattutto studiate perchè realizzabili? 
Ci sono ragazzi che si sono formati nelle università, o che hanno seguito corsi di formazione o che privatamente si sono documentati e hanno saputo confrontarsi con i loro coetanei per “imparare”: grazie al proprio patrimonio intellettuale sanno cos’è una politica pubblica e come amministrarla. Molti di loro non sono pronti a salvare una nazione, magari, ma stanno dentro i territori e cercano di realizzare piccole grandi cose dentro le loro città e province. Ci sono giovani e meno giovani che hanno preso le redini della situazione e fondando associazioni e movimenti stanno riunendo tutti coloro che sono interessati a crescere e formarsi per agire. Una formazione che proviene dal basso, dalle esigenze dei pari, una formazione che si sposa all’azione, rendendo nuovamente protagonisti i giovani dentro la prima area utile dove possono muoversi e spendere entusiasmo, capacità e forze, ovvero il territorio. 
Ci sono giovani che non pensano ad organizzare feste, balli e fantasie, sebbene “quelli che contano” attualmente sembrano essere solo dj, pr e fotografi: per loro, accanto allo svago tipico della loro età c’è la voglia di prendere in mano la situazione ed agire seriamente.

Poi c’è anche un’altra questione, forse ancora più importante. Ed è relativa ad ognuno di noi. 

Perché è facile cambiare le cose rivolgendosi ad un leader… ma… noi?
Noi non ci ritrovavamo in una Piazza Libertà piena, pensate, dalla sera della finale degli Europei. Noi non scendiamo mai in piazza per protestare mentre in Spagna e in altri paesi lo fanno. Noi siamo quelli che abbiamo riempito i centri commerciali facendo la fila per uno smartphone! Ci voleva Beppe Grillo per mobilitare le coscienze e radunarci in cinquemila in una piazza? E’ possibile che per cambiare le cose sia necessario sempre “delegare” a qualcuno o aspettare una nuova figura che ci riempia il cuore di speranza, come sostiene Corrado Augias nel suo libro “Il disagio della Libertà”? Se fossimo realmente responsabili del cambiamento, non dovremmo limitarci a “votare”, “delegare” e quindi “spingere una persona nelle stanze dei bottoni”. No. Dobbiamo starci dentro, capite, dentro! Scegliere un movimento, un’associazione, e muoverci! Non basta andare a votare una qualsiasi figura, anche quella perfetta e giusta che cambierà le cose. Ci sarà sempre un territorio che avrà bisogno di noi, e anche una stessa macro-organizzazione come il movimento grillino avrà sempre bisogno dell’apporto di chi ci crede davvero! L’esempio dei giovani che stanno dentro il movimento 5 stelle, cosi come di tutti quelli che stanno dentro un’organizzazione, un partito, un movimento apartitico, dovrebbe fare riflettere su questo. I ragazzi li dentro si impegnano… Se fossimo tutti responsabili e impegnati, non saremmo in piazza solo per ascoltare una persona dire cose giuste. Lo saremmo sempre, ogni volta che c’è da fare la voce grossa.
Grillo scende e urla nelle piazze… e noi? Noi siamo bravi e capaci -studi e formazione alla mano- a trovare e studiare delle “soluzioni concrete”. Ma mentre noi abbiamo le “soluzioni” o proviamo a progettarle, lui i problemi li solleva, lo fa in maniera forte, e per questo in molti rispondono. Ma alla risposta di una città che riempie quel luogo per lui, deve corrispondere un impegno collettivo. Vogliamo provarci, dunque, a cambiare le cose scendendo in campo in prima persona, o il prossimo appuntamento in Piazza Libertà sarà quando il Comune di Ragusa istallerà il maxi-schermo per una partita dei Mondiali 2014?

 

Altra cosa. Grillo ha ragione su ciò che ha declamato, e anche molti altri declamiamo tante cose, ma cosa saremo capaci di fare realmente? Cioè a dire: alla voglia di cambiamento che declamiamo, siamo pronti “tecnicamente” ad “eseguirlo” questo cambiamento? L’esempio citato dei ragazzi che elaborano proposte dopo aver studiato all’Università è esemplare. Se il vento del cambiamento andrà a favore di “tutte le alternative” che sia un Grillo o tutti noi, bisogna essere pronti. Non si può solo “abbandonare tutto e seguire inconsciamente un messia della politica”, oppure “fare un’associazione in zona e sparare progetti idee e promesse” ma dopo aver declamato bisogna essere capaci “tecnicamente” di costruirla, l’alternativa. Bisogna sapere come funziona la macchina amministrativa, e dopo aver saputo elaborare proposte attuabili essere in grado di portarle avanti se il consenso ci porterà ai posti di combattimento. Adesso chi vuole realmente entrare nel quadro di un’azione politica deve mostrare una reale preparazione teorica e pratica. 
Coloro i quali saranno chiamati da un popolo che vuole cambiare a svolgere un ruolo di rilievo all’interno del contesto politico, che siano Grillini o meno, devono spendersi integralmente e con prestigio per il proprio territorio. Il tempo dei retori e dei filosofi è finito, abbiamo bisogno di strateghi che conducano il popolo alla libertà e al benessere sociale.

Morale della favola: l’alternativa non è solo un singolo movimento. L’alternativa possiamo e dobbiamo essere tutti, scendendo tutti in campo. Tutti i giovani capiscano che bisogna fare la propria parte, dando forma e vita a gruppi, movimenti, associazioni, formandosi e poi agendo, perché prima di diventare capitani bisogna far parte di una ciurma, solo dopo si inizierà a guidare la nave.

 

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