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Sfiducia a Schifani: ecco perché stavolta potrebbe davvero crollare tutto
19 Nov 2025 13:56
Le opposizioni all’Ars hanno illustrato questa mattina una mozione di sfiducia contro il presidente della Regione siciliana Renato Schifani, accusato di guidare un governo “opaco” e coinvolto in una spirale di scandali che minano la credibilità dell’intera giunta regionale. I protagonisti dell’azione sono Antonio De Luca (M5S), Michele Catanzaro (PD) e Ismaele La Vardera (Controcorrente), che hanno parlato con chiarezza davanti ai giornalisti: “Schifani non può più scappare”, hanno detto.
Un malessere politico ed etico
De Luca non ha usato mezzi termini: questa mozione, ha spiegato, non è solo il gesto delle opposizioni, “ma la mozione di tutti i siciliani onesti”. È il segnale di chi “non tollera più che le risorse pubbliche siano utilizzate per interessi privati o di partito”, di chi vede i propri figli partire in cerca di lavoro o di cure mediche, e di chi denuncia un sistema in cui “la Sicilia è governata in maniera contro legge”.
Catanzaro ha aggiunto che la mozione non è solo un’istanza politica, ma “un momento storico”: anche se i numeri in Aula non sono favorevoli, Schifani dovrà presentarsi e spiegare scelte e responsabilità. Le opposizioni, unite, hanno elaborato un pacchetto di emendamenti alla finanziaria che segna la volontà di offrire un’alternativa reale.
La Vardera, infine, ha invitato i deputati della maggioranza a firmare la mozione: “È il momento di scrivere la storia”, ha detto, puntando il dito contro un governo “pieno di indagati e rinviati a giudizio” e chiedendo che venga mandato un segnale chiaro: “Basta regali in Aula, basta codici parlamentari – vi portiamo la Costituzione”.
Le ombre giudiziarie sul governo Schifani
Questa mozione di sfiducia arriva in un momento politicamente caldo, aggravato da una serie di vicende giudiziarie che coinvolgono esponenti chiave della maggioranza.
Il caso Amata
L’assessora al Turismo Elvira Amata (FdI) è indagata per corruzione, nell’ambito di un’inchiesta sulla gestione di contributi pubblici. Secondo gli inquirenti, finanziamenti sarebbero stati erogati a imprenditori che, in cambio, avrebbero garantito consulenze a collaboratori di politici.
Amata ha ricevuto un avviso di conclusione delle indagini e ha dichiarato di voler chiarire la sua posizione, ribadendo la propria estraneità rispetto ai reati contestati.
Dal canto suo, Schifani ha dichiarato di mantenere “doveroso riserbo” sul caso, pur ribadendo che lui “rispetta il principio di non colpevolezza fino alla condanna definitiva”.
Il presidente ha anche fatto sapere che, nel caso di rinvio a giudizio di Amata per fatti relativi alla sua delega, valuterà “insieme quali scelte adottare” in merito.
Intanto, sui banchi di Fratelli d’Italia si respira tensione: il partito, secondo alcuni media locali, non esclude che Amata possa dare un segnale di discontinuità, anche considerando la pressione politica e giudiziaria che grava su di lei.
Lo scandalo della sanità e il “caso Cuffaro”
Parallelamente alla vicenda Amata, pesa sull’esecutivo regionale un’altra bomba giudiziaria: un’inchiesta sulla sanità siciliana che riguarda Salvatore Cuffaro, ex governatore della Sicilia e attuale leader della Nuova DC, indagato per accuse molto gravi come corruzione, turbativa d’asta e associazione a delinquere.
Al senatore Antonio Nicita (PD) non bastano le ipotesi: chiede che Schifani “assuma decisioni” o che si vada direttamente a elezioni, denunciando un sistema sanitario al servizio di interessi “illeciti e non dei cittadini”.
Di fronte a queste pressioni, Schifani ha risposto con un atto politico forte: ha revocato gli assessori della DC dal suo governo.
Secondo lui, non si tratterebbe di singole responsabilità, ma di un “sistema partito” che contrasta con il resto della sua giunta — una distinzione che Schifani usa per spiegare perché altri assessori sotto indagine (come Amata) non siano stati rimossi.
Nella sua difesa, ha ribadito di voler portare avanti il suo progetto di governo, sostenendo che “staccare la spina” significherebbe pregiudicare il percorso che la Sicilia ha intrapreso.
La mozione come scatto politico: un rischio calcolato
La scelta delle opposizioni di presentare la mozione di sfiducia in questa fase non appare casuale. Le accuse contro Schifani vanno ben oltre la polemica politica: toccano la sfera della legalità, della trasparenza, dell’uso delle risorse pubbliche.
- Coerenza politica e morale: gli oppositori sostengono che non si può governare con l’ombra di indagini così pesanti su figure chiave.
- Messaggio per la cittadinanza: la mozione serve anche a comunicare ai siciliani che esiste un’alternativa che non tollera compromessi né “doppie misure”.
- Pressione sulla maggioranza: firmare la mozione potrebbe essere un modo per alcuni deputati di dissociarsi da un’escalation giudiziaria che rischia di travolgere tutto il governo.
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