Sequestro spiaggia Marina di Acate. CGIL: “Modello produttivo da cambiare, provoca danni all’ambiente e alla salute”

La capitaneria di porto di Pozzallo ha provveduto al sequestro di 62 mila metri quadrati di spiaggia nella zona di Marina di Acate per 7 km di dune di sabbia che ricoprono scarti provenienti da serre, plastiche e altro.
La notizia non è nuova perché sono ormai anni che in quella zona si sono accesi i riflettori grazie alle denunce di alcune realtà locali impegnate nel contrasto al degrado ambientale. Il punto è che dopo le denunce e la grande campagna di sensibilizzazione verso l’opinione pubblica tutto rimane invariato.


“ La realtà, soprattutto in quella zona che comprende i territori dei Comuni di Acate e Vittoria, dichiara Peppe Scifo, segretario generale della CGIL di Ragusa, è drammatica e testimonia in modo incontrovertibile l’ insostenibilità di un modello produttivo incentrato sullo sfruttamento della terra e delle persone. Quei rifiuti sono il risultato di una duplice responsabilità sia da parte degli operatori che hanno scelto di tenere questo tipo di condotta in barba alle regole e alla tutela della salute, che da parte delle istituzioni che peraltro anni hanno ignorato il problema senza tener conto che le contrade della c.d. fascia trasformata non sono zone franche, bensì porzioni di territorio sottoposte alle leggi del nostro ordinamento.


C’è pure la responsabilità di un sistema di raccolta dei rifiuti produttivi, a partire dalle plastiche, totalmente orientato al massimo profitto per cui efficiente risulta la raccolta di quelle materia ad alto ritorno remunerativo, (i teli di plastica bianca utilizzati per la copertura di serre), lasciando al destino e ai produttori l’onere dello smaltimento di altri materiali quali la plastica da pacciamatura, il polistirolo delle piantine, pali di cemento in disuso, tubi etc…
Questo modo di operare è purtroppo vecchio da anni e continua a protrarsi nel tempo vista l’assenza di soluzioni sistemiche al problema.


Ma siamo ormai arrivati al punto di non ritorno, continua Peppe Scifo, l’impatto sulla salute pubblica di questo modello produttivo è arrivato a livelli altissimo, lo testimoniano i dati relativi alle patologie, spesso mortali, delle persone che lavorano e vivono a contatto con questa realtà. Affrontare in modo sistematico e risolutivo questo genere di problematiche comporta uno sforzo in termini di cooperazione a vari livelli tra diversi soggetti pubblici e privati, con il coinvolgimento dei livelli regionali e nazionali di Governo perché questa emergenza ambientale e sociale è di grandissimo rilievo e di dimensioni enormi.


Occorre bonificare e la ricostituzione del demanio pensando alla riqualificazione dell’intero litorale che deve andare di pari passo alla conversione ecologica del sistema produttivo serricolo che è l’attività prevalente in questa zona della provincia. Serve risanare, riqualificare e guardate a nuove prospettive di sviluppo sostenibile dove occorre far convivere l’agricoltura e la fruizione dei beni ambientali a partire dalle spiagge e dal mare.


Per questo la CGIL a partire dal 2022 è parte di una rete multidisciplinare che intende affrontare questo genere di problematiche. Non è l’unica iniziativa in questo ambito per questo è importante che si costruisca un confronto a tutti i livelli attraverso l’approccio multidisciplinare affinché ognuno in modo coerente e competente possa dare un contributo concreto verso una nuova riconversione per questo territorio.
Occorre farlo già da ora perché già si sono consumati enormi disastri per l’ambiente e per le persone.”

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