Negli ospedali della provincia di Ragusa si sta verificando una vera e propria fuga di medici, con dimissioni sempre più frequenti che stanno lasciando interi reparti sguarniti. La sanità pubblica iblea rischia, almeno in alcuni reparti, il collasso, schiacciata dalla carenza di personale e da condizioni di lavoro ormai insostenibili. Un problema che in verità […]
SANTA FRANCESCA CABRINI
08 Ott 2014 09:16
Francesca Cabrini era una suora, fondatrice di un Istituto Religioso ed è stata canonizzata, ma la sua biografia e le molteplici sue realizzazioni dovrebbero interessare anche la Storia del nostro Paese e, soprattutto del nostro Sud e della emigrazione italiana nelle due Americhe.
Nasce a Sant’Angelo Lodigiano il 15 Luglio 1850 e muore il 22 Dicembre 1917 a Chicago.
Queste date e questi luoghi dicono già tanto.
La nascita avviene in un piccolo centro della Lombardia ancora per poco austriaca, muore in una delle tante città americane che conosce bene per averci vissuto,venendo a contatto con magnati della finanza e straccioni, arcivescovi e immigrati italiani privi di tutto, ma soprattutto di identità culturale e religiosa. Una delle tante città in cui ha fondato orfanotrofi, ospedali, scuole e di cui ha visitato le carceri.
La famiglia di Francesca appartiene alla classe sociale dei proprietari terrieri benestanti. Nata settimina, dopo dodici figli, viene battezzata il giorno stesso della nascita.
A undici anni, fa voto di verginità.
Consegue il diploma di maestra e comincia ad insegnare nel 1874.
Durante le vacanze estive le viene chiesto di dare una mano per l’amministrazione della Casa della Provvidenza di Codogno, un istituto per bambine povere, e qui matura la sua scelta di vestire l’abito religioso il 15 Ottobre dello stesso anno.
La scelta avviene in piena autonomia.
Queste notizie permettono di cominciare a farsi un’idea della personalità granitica di questa donna dalla costituzione fragile e minuta e dalla salute cagionevole.
Manifesta ben presto una grande attitudine per la buona amministrazione, grazie anche alla tipica concretezza del cattolicesimo lombardo che si è espressa nella creazione di banche, di società di mutuo soccorso, e che le permetterà di muoversi agevolmente in quella società americana che considera calvinisticamente il successo negli affari un segno della Divina Predestinazione.
Con determinazione affronterà vescovi e cardinali, quando si oppongono ai suoi progetti.
La Casa della Provvidenza di Codogno non è il posto adatto per Francesca, che è aperta alla dimensione missionaria.
Chiamata la Cabrini, il Vescovo di Lodi le dice:
“Tu vuoi fare la missionaria, il tempo è maturo. Io non conosco un istituto di missionarie, fondane uno”
Francesca non aspetta altro. Accetta subito senza neanche chiedersi come farà a cavarsela. E così farà sempre negli Stati Uniti,in Brasile, in Argentina.
Un decreto episcopale dell’Agosto 1881 approva la denominazione di Istituto delle Missionarie Salesiane del Sacro Cuore di Gesù.
La nuova congregazione si diffonde rapidamente . Molte giovani di tutte le classi sociali ricevono dall’Istituto un’istruzione dalle elementari alle superiori e frequentano corsi di cucito e ricamo.
Siamo, non bisogna dimenticarlo, in un’epoca in cui lo stato piemontese prima e quello italiano poi hanno soppresso diversi ordini religiosi, incamerandone le proprietà.
Il medesimo Stato, però, nulla ha fatto per supplire gli ordini religiosi in quei servizi che essi rendevano soprattutto alle classi sociali più disagiate.
Ed ecco negli ultimi decenni dell’Ottocento fiorire istituti religiosi maschili e femminili di indirizzo attivo, sensibili alle istanze del Progresso.
E’ l’epoca di Don Bosco, con cui la Cabrini ebbe diversi scambi, è l’epoca della nostra Beata Maria Schininà.
Ma alla Cabrini va stretta anche tutta la Lombardia,come le andava stretta la Casa di Codogno.
Il suo sogno è la Cina, ma per arrivarci deve passare da Roma.
La Cabrini si reca nella città eterna che è diventata capitale d’Italia da 17 anni,il Cardinale Vicario le chiede di assumersi l’onere di fondare una scuola popolare nel quartiere Nomentano e un asilo in Sabina, ad Aspra.
La scuola di Via Nomentana è la prima fondazione cabriniana a Roma cui ne seguono altre che consentono in pochi mesi all’Istituto di avere il Decreto Pontificio necessario per affrontare l’avventura missionaria.
Mons. Scalabrini,Vescovo di Piacenza,il quale sente profondamente il dramma degli emigrati nelle Americhe,avendo sentito parlare della Cabrini e conosciutala di persona, le propone la direzione di un asilo e d’una scuola a New York.
Nel 1889 Leone XIII, il Papa della “Rerum novarum” , accordata udienza alla Cabrini, che vuole esporgli le sue aspirazioni verso la Cina, risponde perentoriamente.
“Non a Oriente, Cabrini, ma all’Occidente…..La vostra Cina sono gli Stati Uniti, vi sono tanti Italiani emigrati che hanno bisogno di assistenza.”
Queste parole segneranno il destino della sua missione.
L’arrivo a New York mette le missionarie dinanzi ad una situazione imprevista ed alquanto incresciosa che avrebbe scoraggiato chiunque non fosse animato dalle certezze che caratterizzano la personalità e la vita della Cabrini.
La casa che deve accoglierle non è pronta perché l’Arcivescovo Corrigan e una ricca benefattrice, Mary Isabel Cesnola hanno visioni diametralmente opposte sul quartiere in cui debbono alloggiare e svolgere la loro missione.
Trascorsa la notte in un alloggio fra i peggiori possibili, la Cabrini si reca dall’Arcivescovo di New York, Corrigan che vorrebbe rispedirla in Italia con lo stesso piroscafo con cui è arrivata. Ma lei, con tranquilla certezza, pronuncia queste parole: ”No, Eccellenza, non torniamo indietro. Qui mi ha mandato il Papa e qui resto.”
Appena tre mesi dopo, un quotidiano di New York riporta questa notizia.
“Nelle ultime settimane, donne di carnagione scura, nelle vesti di suore della carità, hanno percorso i quartieri italiani…., arrampicandosi per irte, strette scalinate, scendendo in sporchi scantinati e in caverne dove persino un poliziotto non si azzarderebbe ad entrare….”
All’epoca a New York ci sono cinquantamila italiani che in quindici anni diverranno cinquecentomila.
Uno di questi emigrati scrive a casa:
“Siamo qui come bestie, si vive e si muore senza preti, senza maestri e senza medici”
I bambini d’ambo i sessi spesso sono abbandonati a se stessi e diventano merce per la malavita perché i genitori sono abbrutiti dalla fatica e dalla miseria,
Può accadere che in un palazzo di cinque piani (con due gabinetti per piano) vivano ottocento persone.
Tutto ciò sotto gli occhi indifferenti non solo del mondo protestante ma anche degli stessi cattolici irlandesi, e dei circoli italiani anticlericali intitolati a Giordano Bruno, il cui unico motivo di soddisfazione è vedere gli immigrati italiani strappati alla Fede cattolica.
Madre Cabrini si ribella a tutto questo, alla condizione di schiavitù a cui sono ridotti i suoi connazionali.
Inesistenti per gli Italiani scuole e ospedali, poche le chiese, solo una ventina di preti a New York parlano l’Italiano.
Gli Italiani più poveri nel migliore dei casi sono chiamati porcellini, nel peggiore sono considerati geneticamente portati alla criminalità.
Eppure ancora non esiste una delinquenza organizzata italiana.
Francesca si rende conto che per aiutare questi Italiani deve rivolgersi agli Italiani più fortunati, gli artigiani e i commercianti di Brooklyn .
La sua benefattrice, la Cesnola, le consente di avviare un piccolo orfanotrofio, ma i suoi progetti limitano troppo l’azione della Cabrini,
Francesca tenta l’ultima risorsa: la questua di porta in porta.
Agli inevitabili rifiuti, alle umiliazioni cominciano ad affiancarsi i primi risultati concreti. Soprattutto le “sisters,” come le chiamano, si fanno conoscere e stimare e imparano a parlare lo stranissimo inglese di Brooklyn..
Le sottoscrizioni e gli aiuti arrivano finalmente.
Persino l’arcivescovo un giorno le consegna un grosso assegno proprio per un orfanotrofio che aveva osteggiato e da allora la appoggia in ogni occasione.
Acquista Manresa, una tenuta di proprietà dei Gesuiti, a 150 chilometri da New York. La nuova grande casa può ospitare scuole, un collegio, una specie di sanatorio e le consente di avviare il noviziato dell’Istituto per l’America Settentrionale.
E’ trascorso poco più di un anno dal suo avventuroso primo arrivo a New York!
Manresa è la pista di lancio per le successive imprese di questa piccola-grandissima donna: la aspettano il Nicaragua, New Orleans, l’Argentina, Seattle e Chicago, senza per questo trascurare l’Italia e l’Europa perché impara ad attraversare l’Oceano “come se andasse da casa all’orto”, dicono le sue suore di Codogno.
Non pensava di dedicarsi agli ospedali e si mostrò riluttante quando il Vescovo Scalabrini glielo propose, ma poi sognò la Madonna che rassettava il letto di un infermo e le diceva: ”Faccio io quello che non vuoi fare tu.”
L’ospedale “Columbus”, per gli emigrati italiani a New York, era stato realizzato senza di lei, ma era oberato di debiti e stava per chiudere.
Forse per noi non è facile comprendere cosa significasse allora un ospedale per gli Italiani.
Un episodio può essere illuminante : un italiano analfabeta, ricoverato in un ospedale di New York, aveva ricevuto da tre mesi una lettera che gli annunciava la morte della madre, non aveva trovato nessuno che conoscesse la sua lingua e gliela potesse leggere!
Madre Cabrini fa in modo che il Columbus non chiuda, ridimensionandone provvisoriamente le strutture e i ricoveri, ma ben presto il nuovo ospedale si fa notare perché gli ammalati non sono casi clinici ma casi umani. E, soprattutto, si può parlare italiano, sfogarsi in Italiano, mangiare all’italiana.
Il ricovero di due marinai malati di tifo gli fruttò una convenzione con la Marina Militare per la cura di tutti marinai italiani che ne avessero bisogno a New York.
Ben presto i locali sono insufficienti, nel 1894 viene acquistato un edificio che può contenere cento posti letto.
Per la sua ristrutturazione anche le suore si impegnano a sistemare i mattoni.
Dieci anni dopo viene realizzato un ulteriore ampliamento. Le sue attrezzature oramai non hanno nulla da invidiare ai più prestigiosi ospedali d’America.
Due altri grandi ospedali saranno realizzati a Chicago e a Seattle.
Mentre si occupa del Columbus di New York, Madre Cabrini ha per le mani progetti altrettanto grandiosi nei due mondi e, nonostante la sua salute molto cagionevole, affronta viaggi avventurosi e pieni di pericoli che la portano nel Centro America e nel Sud America, sino in Cile.
Madre Cabrini, anche se è conosciuta come la missionaria delle Americhe, fonda istituti a Roma, Genova, Torino, Bilbao, Madrid, Parigi, Londra.
Le missionarie cabriniane si occupano dei carcerati e delle loro famiglie, riescono ben due volte a impedire una condanna a morte ingiusta e a far rivedere un processo in cui un italiano era stato condannato a vent’anni perché nessuno aveva capito che aveva ucciso per legittima difesa.
Riesce persino a incidere sulla riforma del sistema carcerario promossa a New York nel 1914 da Thomas Mott Osborne.
E’ una femminista ante-litteram: legge abitualmente i giornali del mattino, combatte il costume maschilista diffuso nei paesi latino-americani di provvedere al mantenimento dei figli illegittimi senza un riconoscimento legale.
Invitata ad un banchetto in cui servono donne di razza india seminude, impone che queste donne si coprano, non per puritanesimo, ma per far comprendere che anche le donne di colore hanno una dignità e meritano lo stessi rispetto delle donne bianche.
Non disdegna di dire qualche parolaccia, se è il caso, o di dare qualche solenne lavata di capo a chi se la merita.
Tra i suoi più grandi ammiratori due personaggi ben lontani dal mondo cattolico : Francesco Saverio Nitti e Filippo Turati.
Conosciamo bene lo scrupolo della Chiesa nel proclamare beati o santi anche i più eroici fra i suoi figli.
La Cabrini, nonostante tutte le sue realizzazioni, non sarebbe stata canonizzata se non vi fossero state guarigioni miracolose, avvenute per sua intercessione
Il 14 Marzo 1921 al Columbus di New York nasce un bambino di nome Peter Smith, un’infermiera gli disinfetta gli occhi con una soluzione sbagliata di nitrato d’argento e acqua distillata.
Il bambino sta molto male e sicuramente, se vivrà, resterà cieco.
Le suore e la madre rivolgono le loro preghiere a Madre Cabrini.
Il bimbo il giorno dopo sta benissimo e i suoi occhi sono perfetti.
Alcuni anni dopo, divenuto sacerdote, assisterà in S. Pietro alla cerimonia di beatificazione della Cabrini.
Un’altra miracolata è una suora, Delfina Grazioli.
Subisce in quattro anni altrettanti interventi all’apparato gastro-intestinale, sta sempre peggio, le propongono un quinto intervento che rifiuta, i medici non le danno alcuna speranza.
Il 15 Dicembre 1925 riceve l’estrema unzione. L’inferma comincia a star meglio la mattina del 17, guarisce rapidamente e, per i medici, inspiegabilmente.
E’ il Papa Pio XII a proclamare Santa la Cabrini il 7 Luglio del 1946 e Patrona degli emigranti il 17 Settembre del 1950.
In questi ultimi decenni un’altra ondata di emigranti attraversa i mari, si sposta da un continente all’altro, per fuggire dalla miseria, dalle guerre, dalle carestie, dalle persecuzioni.
Non erano molto diversi da questi gli Italiani che alla fine dell’Ottocento approdavano a New York e che, alla vista della statua della Libertà, credevano” di aver trovato l’America” e trovavano ancora miseria aggiunta all’indifferenza e al pregiudizio razzistico.
Forse anche in questo inizio di Millennio ci vorrebbe una Santa Francesca Cabrini!
Laura Barone
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