Sanità, Italia a più velocità: Sicilia tra criticità e paradossi. E mentre 43 ospedali sono “rimandati”, a Taormina rischia di chiudere un reparto d’eccellenza

L’edizione 2025 del Programma nazionale esiti (PNE) dell’Agenas fotografa un’Italia che migliora nel complesso, ma che continua a correre a velocità diverse. Il Nord cresce e consolida le proprie eccellenze, mentre il Sud rimane indietro su troppe aree della qualità ospedaliera.

La Sicilia, in particolare, si ritrova ancora una volta tra le regioni con il maggior numero di strutture sotto gli standard: 43 ospedali “rimandati”, chiamati a un audit per migliorare i livelli di assistenza. Una cifra che pesa e che alimenta un quadro già complesso.

Ma mentre il monitoraggio nazionale segnala criticità, in Sicilia esplode un vero e proprio paradosso sanitario: a Taormina rischia di chiudere uno dei reparti più preziosi e riconosciuti del Meridione, la Cardiochirurgia pediatrica del Centro Cardiologico Pediatrico del Mediterraneo.

Un’eccellenza – clinica e umana – che continua a salvare vite, come dimostra l’ultimo intervento da record su una neonata di appena 600 grammi, operata direttamente nella culla all’ospedale di Patti. Un miracolo della medicina, proprio mentre la politica sembra pronta a spegnere una delle poche luci della sanità meridionale.


Italia delle cure: 15 ospedali al top, ma quasi 2 su 10 non raggiungono la sufficienza

Il PNE 2025 ha analizzato 1.117 strutture pubbliche e private, valutandole in 8 aree cliniche: cardiocircolatorio, nervoso, respiratorio, chirurgia generale, chirurgia oncologica, gravidanza e parto, osteomuscolare, nefrologia.

I dati parlano chiaro:

  • 15 ospedali raggiungono un livello “alto” o “molto alto” in almeno 6 aree
  • Solo due strutture in tutta Italia – Savigliano (Piemonte) e Mestre (Veneto) – ottengono la massima valutazione su tutte le 8 aree
  • Le eccellenze sono quasi tutte nel Centro-Nord
  • Nel Mezzogiorno compare una sola struttura tra le migliori: l’Azienda ospedaliera Federico II di Napoli
  • Sul fronte opposto, 197 ospedali sono considerati “da rivedere”: quasi due su dieci

Per il ministro della Salute Orazio Schillaci, il PNE è «uno strumento essenziale per programmare la sanità del futuro», ma la fotografia attuale resta impietosa: troppe differenze territoriali e una qualità a macchia di leopardo.


Sicilia: 43 strutture sotto gli standard. Bene alcuni settori, ma i divari restano profondi

La Sicilia rientra purtroppo tra le regioni con maggiori criticità: 43 ospedali sono stati inseriti tra quelli che necessitano un percorso di audit. Peggio fa soltanto la Campania con 51.

Il quadro regionale è segnato da:

➡ Miglioramenti significativi

  • Aumento della tempestività negli interventi di frattura del femore negli over 65
  • Diminuzione dei parti cesarei rispetto agli ultimi anni
  • Migliori performance in alcune aree della chirurgia oncologica

➡ Persistenti criticità

  • Ritardi e inefficienze nella rete dell’emergenza-urgenza
  • Forti differenze territoriali tra province
  • Persistente disomogeneità nei volumi delle attività chirurgiche specialistiche

Nell’ambito oncologico, il Sud in generale – e la Sicilia in particolare – mostra ancora margini di miglioramento, soprattutto nella concentrazione degli interventi in centri ad alto volume: per alcune patologie si rimane ben sotto le soglie ottimali.


Eppure il Sud sa esprimere eccellenze: a Napoli e Palermo reparti oncologici ai vertici nazionali

Se il quadro complessivo del Mezzogiorno è difficile, emergono comunque reparti di altissimo livello.

Nella chirurgia oncologica, su 16 strutture italiane valutate al top su tutti e 7 gli indicatori considerati, due si trovano nel Sud:

  • Istituto Nazionale Tumori di Napoli
  • Casa di Cura La Maddalena di Palermo

Una dimostrazione di come, anche in condizioni strutturali più complesse, il Sud sia capace di raggiungere standard di cura di livello europeo.


Il paradosso della Sicilia: chiudere un reparto d’eccellenza mentre aumentano le criticità

Nel mezzo di questo quadro a tinte alterne, la Sicilia si trova davanti a un cortocircuito difficilmente spiegabile.

Secondo la Uil di Messina, il 31 dicembre la Cardiochirurgia pediatrica di Taormina – uno dei reparti più importanti del Sud Italia – chiuderà definitivamente, con:

  • stop ai ricoveri
  • stop agli interventi chirurgici
  • stop ai piani terapeutici oltre la data stabilita

Una notizia che ha scosso famiglie, associazioni e operatori sanitari.

«È inaccettabile – denunciano i sindacalisti della Uil, Tripodi e Andronico – una scelta nefasta e scientemente voluta dal ministero e dalla Regione».

Il reparto, infatti, non solo rappresenta un punto di riferimento per tutta la Sicilia e la Calabria, ma è protagonista di interventi che hanno salvato la vita a neonati e bambini in condizioni estreme.


L’intervento record sulla neonata di 600 grammi: il valore di un reparto che non dovrebbe chiudere

Proprio mentre si discute della chiusura, arriva un nuovo segnale della sua importanza.

Una neonata di 600 grammi, nata a sole 24 settimane, è stata operata al cuore direttamente nella culla dell’ospedale di Patti da un’équipe del Centro Cardiologico Pediatrico del Mediterraneo di Taormina.

Un intervento di altissima complessità, effettuato grazie a:

  • cardiochirurghi specializzati
  • anestesisti pediatrici
  • infermieri con competenze rare nel panorama nazionale

L’Asp di Messina ha parlato di “collaborazione clinica di altissimo livello” e di un modello organizzativo da potenziare, non da smantellare.


Il nodo politico: la Sicilia tra riforme necessarie e scelte difficili

Mentre il PNE mette in luce criticità strutturali nell’isola, la possibile chiusura del reparto di Taormina apre un fronte politico e sociale molto forte.

Il rischio è duplice:

  1. Perdere un centro di eccellenza raro nel Sud Italia
  2. Indebolire ulteriormente la rete pediatrica e cardiologica siciliana

Una combinazione che non si concilia con l’obiettivo – dichiarato e urgente – di colmare il divario Nord-Sud nell’assistenza sanitaria.


Tra numeri, eccellenze e scelte in bilico, la Sicilia è davanti a un bivio

La Sicilia esce dal PNE 2025 con un quadro complesso:

  • molte criticità sistemiche
  • alcune eccellenze solide
  • un divario Nord-Sud ancora troppo ampio
  • 43 strutture da migliorare
  • un reparto d’eccellenza che rischia di sparire

E mentre i numeri possono essere migliorati con investimenti e riforme, certe competenze – quelle che salvano vite di neonati di 600 grammi – non si improvvisano e non si recuperano facilmente una volta perse.

Se la Sicilia intende realmente ridurre il gap con il resto del Paese, la difesa dei propri reparti d’eccellenza dovrebbe essere il primo passo, non l’ultimo.

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