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RESTO DA COLZA E LINO SI CREERA’ IL BIODIESEL ANCHE IN PROVINCIA DI RAGUSA
21 Giu 2012 10:18
Presto da colza e lino si produrrà anche in provincia di Ragusa il biodiesel. E’ quanto emerso ieri dalla presentazione ufficiale del progetto “Energie Naturali” promosso nell’ambito del Psr – misura 124. Mai come oggi il problema delle fonti energie alternative continua a essere oggetto di sperimentazioni e ricerche. Se l’energia eolica, idroelettrica e quella fotovoltaica hanno mostrato una serie di debolezze, si sta prendendo sempre più coscienza dell’importanza del biocombustibile, ovvero l’energia prodotta da biomasse. Da questa considerazione nasce il progetto “Energie Naturali”, presentato ieri a Ragusa presso La Cuccagna In. Gli obiettivi del progetto sono il collaudo, il trasferimento e la diffusione di ricerche condotte sui biocombustibili per la coltivazione di oleaginose che servono per ottenere il biodiesel e altri sottoprodotti. “Saranno realizzate delle piattaforme di coltivazioni di colza e lino – spiega il dott. Giorgio Gurrieri che ha presentato il progetto – La spremitura di tali semi serve per produrre olio da utilizzare come biodiesel, e di alcuni sottoprodotti, come i panelli di colza, ottimi biocidi, i panelli di lino, da utilizzare per l’alimentazione del bestiame, e pellet di paglia, che generano il biocombustibile”. Tante le finalità del progetto, come la creazione di redditi aggiuntivi per le aziende agricole, la diversificazione degli ordinamenti rurali, la valorizzazione di zone marginali ed ancora, un miglior utilizzo del territorio.
“L’incremento delle rese produttive delle brassicacee, il cui olio è attualmente presente al 5% nel gasolio, ma tale percentuale è destinata ad aumentare, e quindi anche la richiesta di questo olio, creerà una alternativa alle colture tradizionali, ovvero cereali e foraggere – prosegue il dott. Gurrieri – Alternativa che sarà anche di reddito, per le aziende agricole, attraverso un miglioramento nella qualità dell’olio e l’individuazione delle tecniche colturali più adatte allo scopo”. Tanti i partner coinvolti nel progetto: il capofila Pro.Se.A. srl, le aziende che si occuperanno della diffusione dai dati, delle analisi e del supporto scientifico e quelle in cui saranno realizzate le piattaforme dimostrative: le aziende Bruno e Leggio, in cui avrà luogo la coltivazione di colza, le aziende Campo e Tumino, in cui sarà coltivato il lino, mentre l’impresa Firrito si occuperà della spremitura e stoccaggio di oli e sottoprodotti. Nelle 5 aziende verranno trasferite su una zona più ampia le ricerche condotte in precedenza da Università e altri enti come nel caso del Consorzio Ballatore che ha lavorato sulle colture alternative per la rotazione con il grano duro. Ma c’è anche il progetto triennale di ricerca “Riduzione dell’impatto ambientale nella serricoltura meridionale” dell’Ites di Palermo sulla coltivazione di piante biocide (brassicacee), le ricerche sulla coltivazione di brassicacee per biodiesel sull’altopiano ragusano realizzate dalla Facoltà di Agraria di Catania. E di queste ultime ha parlato in modo approfondito il prof. Orazio Sortino, coordinatore scientifico, che vi lavora da 15 anni. Il centro sperimentale sede di queste ricerche è a Modica, ed è l’unico che si occupa della produzione di biocombustibile in tutto il sud Italia.
“In genere per energie rinnovabili si parla solo di eolico o fotovoltaico, trascurando le agroenergie, che invece hanno delle potenzialità nettamente superiori – spiega il prof. Sortino – I motivi per cui optare per il biocarburante sono tanti: è un carburante rinnovabile, disponibile in modo continuativo e immediato, è di semplice utilizzo e buone prestazioni. Riduce le emissioni inquinanti e ha una elevata biodegradabilità. I suoi usi poi sono molteplici: riscaldamento, autotrazione, lubrificante, solvente, decontaminante. Ritengo che nella provincia di Ragusa ci siano già ottime professionalità in grado di sviluppare questo settore”. Presente al convegno anche il dott. Giorgio Carpenzano, direttore dell’Ispettorato Provinciale per l’Agricoltura di Ragusa, che ha sottolineato come grazie al finanziamento della misura 124 del Psr sia possibile finalmente tradurre in realtà queste ricerche e aprire nuove opportunità per il territorio: “Se vogliamo rimanere nel futuro occorre seguire obiettivi di lungo termine – ha spiegato – e aprirsi alle innovazioni”. In conclusione, il dott. Francesco Celestre, che ha moderato il convegno di presentazione, ha rimarcato la valenza del progetto: “A partire dal dopoguerra, la zona del ragusano ha mutato completamente le sue colture, puntando in particolare sulla serricoltura che tanta ricchezza ha portato. Ma in seguito, gli effetti della globalizzazione sono stati devastanti per la nostra economia. Oggi siamo orgogliosi di presentare un progetto che darà tanto alla nostra provincia, e che forse realizzerà quello che tutti auspichiamo da anni: trovare delle alternative colturali all’aricoltura tradizionale”. La parte finale del progetto, non meno importante delle altre, sarà tutta dedicata alle attività divulgative: convegni, workshop in azienda, prove di utilizzo, pubblicazione dei risultati sul web.
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