Ragusa: reunion dopo 50 anni per la VB dell’Istituto “Fabio Besta”

Ricordi che il tempo non cancella, legami che resistono a tutto — persino a mezzo secolo.
È quello che è accaduto agli ex studenti della classe VB dell’Istituto Tecnico Commerciale “Fabio Besta” di Ragusa, diplomatisi nel 1975, che il 3 ottobre scorso si sono ritrovati per festeggiare i 50 anni dal diploma.

Una serata che ha avuto il sapore dell’emozione e della nostalgia, ma anche della gioia pura: quella di ritrovare volti familiari, di riascoltare risate antiche, di condividere un pezzo di vita che – nonostante il tempo – sembra ancora lì, sospeso tra i banchi del “Besta”.

L’appuntamento è stato fissato al ristorante “La Ciotola”, dove tra brindisi e abbracci la VB si è ritrovata quasi al completo: 24 su 29.
“Purtroppo due dei nostri compagni non ci sono più – hanno ricordato gli organizzatori – ma erano con noi nel pensiero e nel cuore”.
Altri tre, invece, non hanno potuto essere presenti per motivi di salute o perché vivono fuori sede.
Ma la grande famiglia della VB era tutta lì, con l’entusiasmo di sempre.


Una classe nata dall’unione di due sezioni e cresciuta nell’amicizia

Quella del “Besta” non era una classe qualunque. Era una classe speciale, nata quasi per caso — dall’unione di due sezioni al quarto anno — ma capace di creare sin da subito un gruppo compatto, affiatato, solidale.
“Già allora avevamo un’intesa particolare – raccontano – eravamo diversi, ma uniti da una voglia di vivere e di divertirci che ci legava come fratelli.”

Già venticinque anni fa, nel 2000, si erano ritrovati per celebrare il venticinquesimo anniversario. Ma questa volta, con il cinquantesimo, l’emozione è stata più intensa.
Non solo nostalgia, ma la consapevolezza di aver condiviso un pezzo importante della propria giovinezza.
Un legame rimasto intatto, nonostante carriere, famiglie, chilometri e decenni.


Professori indimenticabili e aneddoti da ridere ancora oggi

Impossibile non tornare con la mente alle giornate sui banchi, ai professori che li hanno segnati con severità e umanità, e alle marachelle che ogni classe che si rispetti conserva come tesori.

Tra i racconti più amati della serata, quello del professor Firrincieli, docente d’Italiano, protagonista di una scena che ancora oggi fa sorridere.
Era una mattina come tante: il professore stava recitando, con la sua solita enfasi, i versi della Divina Commedia. Tutto taceva, tranne gli occhi di uno degli alunni – attratti da un gruppo di ragazzi fuori dalla finestra intenti a fare motocross.
Il professore, accortosi della distrazione, si interruppe di colpo e chiese con voce ferma allo studente distratto:

“Che significa irto di spine?”

Il ragazzo, colto di sorpresa, ci pensò un attimo e rispose:

“Irritato, professore!”

A quel punto, Firrincieli lo fissò per qualche secondo e sentenziò in dialetto, tra il serio e il faceto:

“Tantu luonghu e tantu mingiuni!”

Un’esplosione di risate attraversò la classe, e ancora oggi, cinquant’anni dopo, la scena è ricordata con affetto come simbolo di quegli anni spensierati e irripetibili.


La “fuga” in 500 e l’incontro col vice-preside

E poi c’è l’altro aneddoto, passato alla storia tra gli ex della VB: la giornata del “grande salto”, quando tre ragazzi decisero di marinare la scuola.
“Eravamo in tre – raccontano oggi ridendo – Giorgio Scribano, Giorgio Tumino e Claudio Giampiccolo – A bordo della mitica 500 di Giorgio, percorrevamo il corso Italia convinti di essere invisibili. Ma a metà strada, chi incrociamo? L’850 color sabbia del vice-preside!”

Panico.
Sguardi incrociati, qualche secondo di gelo. “Ci avrà visto?” si chiesero.
L’indomani, davanti alla presidenza, la risposta arrivò chiara.
Seduto dietro la sua scrivania austera, il vice-preside li accolse con voce calma ma ferma:

“Prego… entrate pure, non abbiate paura.”

I tre, pallidi, deposero i libretti delle giustificazioni sul tavolo.
Lui li osservò, li firmò lentamente e poi chiese:

“Ieri… dove stavate andando?”

Silenzio tombale.
“Domani mattina – concluse – venite accompagnati dai genitori. Ora andate pure in classe.”

Un episodio che oggi, raccontato tra una risata e l’altra, è diventato leggenda.


Dai banchi di scuola alla vita: un legame che non si spezza

Durante la cena, tra una portata e l’altra, è stato impossibile non ripercorrere le strade che ciascuno ha poi intrapreso.
C’è chi è diventato imprenditore, chi funzionario pubblico, chi ha viaggiato, chi ha costruito la propria famiglia nella stessa Ragusa.
“Ma ogni volta che ci rivediamo – raccontano – torniamo ragazzi. Ci basta uno sguardo, una battuta, un ricordo per ritrovarci esattamente dove ci eravamo lasciati.”

La serata si è chiusa con il taglio di una torta simbolica, le foto di rito e una promessa:

“Ci vediamo tra dieci anni, per il sessantesimo. Speriamo di essere tutti, ancora una volta.”

E guardandoli, sorridenti e complici, è difficile dubitare che accadrà davvero.

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