È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
QUELLO CHE NON E’ SCRITTO SUI LIBRI DI STORIA
25 Mar 2011 10:20
Mimì Arezzo nel corso del convegno-dibattito “L’Unità d’Italia, io non festeggio” che si è svolto a santa Croce Camerina, ha illustrato alcuni passaggi della storia che non sono stati scritti sui libri di storia:
Prima del 1861 la Sicilia era tra gli stati più ricchi e meglio governati. I Borboni, pur non essendo grandi statisti, erano molto oculati nella gestione della cosa pubblica, mentre Stati, come il Piemonte, erano sull’orlo del dissesto finanziario. Camillo Benso conte di Cavour, da grande statista, ha pensato bene che per “aggiustare” i conti poteva fare del sogno di unità di alcuni romantici, un modo per “sanare” il bilancio piemontese. Approfittando della ribellione dei siciliani, verso i Borboni, che avevano chiuso il parlamento di Palermo hanno invaso il Regno delle due Sicilie.
Nasce il brigantaggio in Sicilia. I siciliani mandati a combattere, per guerre non loro, disertavano e si rifugiavano tra le montagne. Ne furono fucilati a migliaia.
Un dibattito molto interessante dalle amare conclusioni: La Sicilia dai Borboni in poi ha sempre avuto una classe politica che li ha mal governati. Da allora ai nostri giorni, nulla è cambiato.
La capacità di fare impresa dei Siciliani, di emergere in qualsiasi campo, dei cervelli dei ragazzi,, che fuori dalla loro terra ottengono risultati di eccellenza, occupando posti di rilievo nelle imprese del nord e all’estero è pari alla loro capacità di scegliersi persone incapaci e metterle al governo. La politica siciliana è stata incapace di fare applicare lo Statuto Speciale Siciliano, esempio di federalismo moderno e solidale, le accise che dovrebbero rimanere sul territorio e che da sole farebbero della Sicilia lo stato più ricco persino del Veneto, sono solo cavallo di battaglia, di chi vuole sedersi in parlamento, dimenticate subito dopo le elezioni.
La storia di oggi ci insegna, che ben cinque ministri e svariati deputati e senatori siciliani oggi lasciano soli chi li ha eletti, nell’emergenza di Lampedusa. Cinquemila, senza titolo (non hanno deciso se sono migranti, clandestini o profughi) permettono alla Lega di fare campagna elettorale, ancora a spese dei siciliani.
Permettiamo al ministro La Russa, siciliano, di dire nel corso di una trasmissione televisiva che queste persone saranno ospitate in un posto che rimane segreto, ma che piacerebbe per abitarci, anche al conduttore di quella trasmissione. Non dice che quel posto si trova a Mineo che ospiterà più persone di quante ne potrà contenere, che ci sarà emergenza in un altro posto oltre Lampedusa, ma riguarderà sempre la Sicilia. Da questa unità d’Italia, noi siciliani abbiamo veramente poco da festeggiare. E’ stata fatta l’Italia, mancano ancora gli Italiani.
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