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QUANTA LONGEVITÀ POSSIEDE L’ETNA?
09 Lug 2013 05:55
Sui vini dell’Etna si è parlato lungamente negli ultimi anni. Se ne è parlato dando molto peso alla loro particolarità rispetto agli altri vini siciliani. Diversità che non si basa soltanto sui vitigni, come il nerello mascalese tanto diverso dal nero d’Avola, e sul territorio, quello vulcanico, ma anche sul clima, che tanto influisce sull’acidità del vino e quindi, quando questa è equilibrata, anche sulla longevità.
In linea teorica i vini dell’Etna possiedono molte possibilità in più d’invecchiare rispetto ad altri vini siciliani, anche se non è sempre così. Ma si è insistito molto sulle capacità d’invecchiamento di questi vini, poiché essi effettivamente segnavano una netta rottura con l’idea che si aveva dei vini siciliani.
Già prima che la DOC Etna ottenesse tutte queste attenzioni, molti produttori erano riusciti a dimostrare che i vini siciliani potevano benissimo invecchiare. Il problema stava nel fatto che la maggioranza della produzione di vino siciliano non aveva grande possibilità di invecchiamento, anche perché questo si presentava come un prodotto già pronto, che vuole essere consumato al momento, senza alcuna pretesa di grande longevità. È, insomma, un prodotto diverso. Va anche detto che molti tra i vini siciliani, che si sono voluti dare da soli l’etichetta di vini da invecchiamento, non erano effettivamente in grado d’invecchiare o quanto meno d’invecchiare in forma. Spesso dopo solo 5 o 6 anni dall’annata, molti vini si presentano fiacchi, stanchi e al limite dell’ossidazione.
A questo punto finalmente il mercato si accorge dell’Etna. Grazie ad alcune etichette, si notò che non solo l’Etna era in grado di produrre vini totalmente diversi dai classici siciliani, ma anche che essi erano in grado d’invecchiare molto di più rispetto ai vini siciliani finora conosciuti. Questa maggiore capacità d’invecchiamento dell’Etna va però paragonata con gli altri vini siciliani e non con i grandi longevi vini italiani, come per esempio il Brunello di Montalcino o il Barolo.
Un bianco dell’Etna è sicuramente in media più longevo di un inzolia o catarratto, i quali in genere raramente migliorano dopo due o tre anni dall’annata, ma ciò non vuol dire che il carricante etneo sia capace di lunghissimi invecchiamenti. Tutt’altro, in genere i bianchi etnei non superano i 5 o 6 anni d’invecchiamento dall’annata, ma va tenuto conto che essi hanno il loro miglior momento dopo due o tre anni dall’annata, quando gli altri vini bianchi siciliani risentono già della stanchezza dell’invecchiamento.
Lo stesso discorso vale per i vini rossi siciliani, anche se qui le possibilità d’invecchiamento sono maggiori. I vini rossi siciliani in genere vanno consumati non prima di due anni dall’annata, mentre i vini dell’Etna non prima dei quattro.
Ovviamente questo discorso è generico, poiché molti vini da nero d’Avola hanno dimostrato di poter arrivare in ottima a 10 anni d’annata e spesso d’invecchiare meglio di un rosso dell’Etna. Allo stesso modo alcuni rossi dell’Etna sono riusciti a superare tranquillamente i 10 anni e a non risentire assolutamente dell’invecchiamento, mentre altri hanno raggiunto a fatica i 4 anni.
C’è un punto però fondamentale da chiarire. Un vino può anche arrivare a 20 d’invecchiamento e essere ancora buono da bere, ma ciò non vuol dire che sia per forza migliorato. Nell’invecchiamento non va solo tenuto conto dell’acidità presente nel vino che determina se il vino è ancora vivo o meno. Ma va anche tenuto conto delle condizioni in cui è arrivato. Non sempre una bottiglia di vino, che presenta ancora una buona acidità dopo 10 anni dall’annata, vuol dire che sia migliorata. Non è infrequente imbattersi in una bottiglia ancora buona da bere, ma che probabilmente conveniva aprire qualche anno prima quando aveva raggiunto l’apice delle sue possibilità.
Ovviamente ai produttori conviene spingere molto sulle capacità d’invecchiamento dei proprio vini,. Ciò non vuol dire però che si debbano prendere alla lettera i consigli dei produttori. Conviene, se non si è sicuri, consumare un vino ancora giovane piuttosto che uno andato oltre alle sue capacità.
Tenendo conto di un ultimo importantissimo fattore: un vino etneo che non sia stato sottoposto a passaggio in legno, in genere ha minori possibilità d’invecchiamento.
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