È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
QUANDO IL NUOVO E’ PEGGIORE DEL VECCHIO
18 Mar 2016 18:54
Sono trascorsi 15 anni dalla soppressione, in concomitanza con la riforma del Titolo V della Costituzione, delle commissioni tributarie di controllo riguardanti i provvedimenti degli enti locali e quello che sembrava una svolta epocale comportante la soppressione di organismi ritenuti invadenti e per molti versi incidenti sulle scelte democratiche dei rappresentanti del popolo, la moderna ed attuale esperienza ci viene a dimostrare che quella riforma sarebbe stato molto ma molto meglio non farla.
I provvedimenti amministrativi seppure adottati in assoluta buona fede talora venivano respinti dall’organo di controllo se ritenuti per come non strettamente in aderenza con le norme legislative e, in definitiva, a prevalere era la legalità che rendeva conforme alle disposizioni legislative l’attività della pubblica amministrazione. Sopprimere quelle commissioni in buona sostanza non è stata una svolta che abbia generato una migliore efficienza della cosa pubblica. L’argomento principale posto a base della soppressione era l’elevazione assiomatica del principio in ordine al quale il moltiplicarsi delle esigenze discendenti dallo sviluppo economico e sociale non poteva raffrenarsi se non velocizzando l’attività della pubblica amministrazione. Non si prendeva in considerazione, però, e tale anomalia è ancora esistente che il piano operativo della pubblica amministrazione si pone ancora in posizione operativa superiore rispetto al diritto del cittadino che deve poter interloquire con il potere pubblico in condizioni di parità.
Non di rado, infatti, l’azione pubblica può incorrere in un errore posto in essere il più delle volte in assoluta buona fede e attività operativa dell’operatore a quell’attività preposto e il soggetto passivo che poi è il cittadino , non ostante che siano state adottate delle norme che tutelino il suo status ciò non ostante non riscontro un preciso obbligo della parte pubblica a rivedere la procedura adottata.
Dobbiamo pure prendere atto che l’evoluzione informatica ha oltremodo diminuito i tempi occorrenti per i rapporti che il cittadino, giorno dopo giorno, intrattiene con la pubblica amministrazione e questa, specie quando si avvede di aver commesso un errore non deve poter fruire di una discrezionalità operativa che confligge con l’instaurazione di un rapporto che si è intrapreso con il soggetto passivo.
Occorre, altresì, rilevare che a fronte di norme che ne consentono la discrezionalità è stata la stessa amministrazione a rilevare ad impartire a propri uffici di non ritenere come un optional la discrezionalità di cui usufruisce. Queste riforme peraltro per essere attuate non prevedono spese pubbliche ed è da ritenere che tutte le forze politiche non possono non essere di comune accordo. Si eviterebbero controversie e si renderebbe più vicino e sostanziale il rapporto del cittadino con la pubblica amministrazione in tutti i livelli a mezzo dei quali interloquisce con il cittadino, fermo comunque rimanendo che questo non ha sempre ragione e la pubblica amministrazione sempre torto.
La riforma della pubblica amministrazione è senza dubbio un’opera complessa e bisognevole di adeguati e approfonditi studi, ma da qualche parte bisognerà del resto iniziare. Si è inteso fare l’esempio delle soppresse commissioni di controllo ed a prescindere di tutte le difficoltà che incontra il resto di questo complesso e difficile problema sarebbe augurabile che si incominciasse da questo. Non ci vogliano previsioni di spese perché la volontà in questo caso ne è esente.
Politicus
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