PROFESSIONE POLITICA

         Enrico de Nicola, primo presidente della Repubblica italiana, era un notissimo avvocato. Era stato Presidente della Camera dei deputati dal 26 giugno 1920 al 25 gennaio 1924.

         Fu eletto Capo provvisorio dello Stato dall’Assemblea Costituente e dal 1º gennaio 1948, a norma della prima disposizione transitoria della Costituzione, assunse titolo ed attribuzioni del Presidente della Repubblica.

         E’ l’unico, nella storia del nostro paese, ad aver ricoperto sia la carica di Presidente del Senato sia quella di Presidente della Camera dei deputati. Nella sua vita è stato anche il primo Presidente della Corte Costituzionale, trovandosi così ad esser stato a capo di quattro delle cinque maggiori cariche dello Stato. Più politico di professione di così non si può.

         Nonostante ciò, si penserebbe oggi, era particolarmente stimato per l’onestà, l’umiltà e l’austerità dei costumi. Quando fu nominato presidente della Repubblica, venne da Torre del Greco a Roma a bordo della sua auto, ponendo in subbuglio il mondo della politica e i sistemi di sicurezza; rifiutò lo stipendio previsto per il capo dello Stato e spese preferibilmente sempre di tasca propria. Benché benestante, non doveva navigare nell’oro se divenne famoso per il suo cappotto,  rivoltato da un sarto napoletano, che indossava con stile dignitosissimo in tutte le numerose occasioni ufficiali.

         Come si vede, contrariamente a quello che si pensa comunemente oggi e che, purtroppo, è per buona parte ma non totalmente realtà, per essere professionisti della politica non è necessario essere zoccole o gaglioffi.

         La verità è che la politica, se fatta seriamente e con impegno, non può non essere una professione; presuppone preparazione, conoscenza delle leggi e dei meccanismi della burocrazia, cultura, immaginazione, visione del futuro nonché, alla base, una grande moralità.

         Capita purtroppo però che le persone che posseggono queste doti, per lo più, hanno già una loro professione che, dedicandosi alla politica, manderebbero in malora. E allora ecco il dilagare di faccendieri ignoranti e rampanti che, per l’incoscienza che gli deriva dall’ignoranza e  dall’ambizione di beccare i quattrini che nella loro vita non sono riusciti a guadagnare onestamente, sono sempre disponibili.

         Di questi tempi tira il vento dell’antipolitica e anche qualche politico di professione ormai si presenta come paladino dell’antipolitica. Ma la politica non è una cosa negativa. E’ innanzitutto un dovere civico di tutti che ognuno deve esercitare secondo le proprie possibilità. Impegnandosi in prima persona, o con tutti i mezzi possibili per far si che la politica la faccia chi è in grado di farla con spirito di servizio verso la collettività.

         Un politico serio è e deve essere un professionista come lo sono i medici, gli avvocati, gli ingegneri e così via. Quando abbiamo bisogno di un medico siamo abituati ad informarci su chi siano i medici più bravi, seri, onesti e poi scegliamo quello che giudichiamo il migliore. Se si scopre che ci sono medici scorretti, incapaci e così via, a nessuno è mai venuto in mente di mandar via tutti i medici degli ospedali e sostituirli con gli infermieri o con giovani presi dalla strada. Eppure è questo che dicono i professionisti dell’antipolitica: mandiamo i giovani che sono puliti e cambierà la politica. Non vi dicono però che un asino è sempre asino sia quando è giovane che quando è vecchio, mentre un uomo onesto e grande sarà bravo da giovane ma sarà migliore da grande con l’esperienza (non difendo la mia età perché io comunque sono fuori concorso!).

         Per concludere cosa voglio dire? Domenica prossima saremo chiamati a votare per le elezioni regionali. La Sicilia è un disastro. Molti sono tentati di astenersi o di dare un voto di protesta. Invece riflettiamo e cerchiamo di dare un voto positivo che ci aiuti a costruire una Sicilia migliore.

 

 

 

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