Piromani? Follia? O strategia? Cosa si nasconde dietro i roghi in Sicilia? Alcune riflessioni alla luce dei gravi eventi di questi giorni

Tante volte abbiamo parlato dei roghi in Sicilia. Con i primi caldi e venti di scirocco, arrivano puntali, insieme all’allergia, a primavera inoltrata. E ogni anno ci tocca fare la conta degli ettari bruciati, dei boschi decimati, delle strutture agricole distrutte.

Non è facile capire cosa si può nascondere dietro i roghi che ogni primavera-estate attanagliano in una morsa di fuoco la Sicilia. Noi, possiamo fare solo delle ipotesi basate sull’esperienza di questi anni.

Iniziamo a fare una distinzione fra incendi che colpiscono le aree verdi demaniali e incendi che colpiscono le aree verdi private. In questi casi, chi è il responsabile della prevenzione? Degli incendi nelle aree verdi demaniali è responsabile la Regione siciliana. Degli incendi nelle aree private sono responsabili i proprietari dei fondi e, in seconda battuta, i Comuni nei quali ricadono tali fondi.

Di solito, a ridosso dei centri abitati, le aree verdi sono private. In aperta campagna, ci sono aree demaniali e aree verdi private. Si delineano, dunque, responsabilità private e pubbliche. I privati sono tenuti ad eliminare le sterpaglie e le erbe secche, proprio per prevenire possibili incendi. Se non se ne occupano, ebbene, dovrebbe essere il Comune di pertinenza ad intervenire con adeguati controlli e sanzioni. Per questo, abbiamo specificato che si tratta di responsabilità private (e dunque personali) ma anche pubbliche.

Fatta questa doverosa precisazione, cerchiamo di capire il perché così spesso avvengono roghi in Sicilia e cosa si può nascondere dietro a questi incendi.

Premettiamo subito che non può esistere una risposta univoca a questa domanda: troppo diverse le zone in cui avvengono tali incendi e troppo varia la casistica. Ma una cosa ci sentiamo di dirla: crediamo davvero poco all’autocombustione. Non che questa non possa esistere: anche scientificamente, infatti, è documentata la possibilità. Ma ci sembra proprio che si tratti di una possibilità davvero rara, un evento tanto eccezionale quanto incredibile.

Crediamo, piuttosto, che il 99% degli incendi sia di natura dolosa. Magari, alcuni sono causati da una mal gestione del fuoco e certamente non vi era dolo: un incidente. Anche questo è possibile. Ma per il resto?

Ci sentiamo di dire che la maggior parte degli incendi è causata da personaggi loschi che, in parte per ignoranza, in parte per malafede e in parte per scarsa cultura ambientale, appiccano roghi alle sterpaglie, causando poi danni irreparabili.

E’ un dato che va sottolineato, quello della scarsa cultura ambientale: sono tanti i banditi di mezza tacca, delinquentelli da quattro soldi, che appiccano incendi così, quasi come un divertimento, come se non contasse nulla una riserva naturale, un bosco. In questo senso parliamo di scarsa cultura ambientale e di ignoranza: non percepiscono, infatti, il valore della natura, dell’elemento albero, della macchia mediterranea. E questo è sicuramente un dato da non sottovalutare. Ma c’è altro.

A dare lo spunto è lo stesso WWF Sicilia, commentando i roghi che hanno interessato la Sicilia nord occidentale e in particolare la zona del palermitano. In questo caso, il rogo ha dietro un interesse: «ci sono senza dubbio interessi e convenienze che vedono negli incendi comunque un tornaconto immediato attraverso il riutilizzo del territorio per il pascolo fresco o per la caccia facilitata da un terreno `pulito´, o il riutilizzo dei terreni ex boschivi attraverso cambi di destinazione d’uso. Ma la puntualità perfettamente in fase con gli eventi atmosferici avversi, la contemporaneità degli incendi e la scelta oculata dei luoghi fanno più pensare a un’organizzazione, a una professionalità criminale».

Dunque, una mafia dei terreni incendiati, un’organizzazione criminale che mira a far cambiare destinazione d’uso alle riserve e ai boschi. Non più polmoni verdi, non più aree di interesse naturalistico, ma pascoli e aree adibite alla caccia. Chi si nasconde dietro questi atti? Chi sono i responsabili?

D’altra parte, i picchi di caldo in questi giorni sono stati ampiamente previsti, e chi ha attuato questi piani ha avuto gioco facile. Ma c’è un altro dato che ci ha spinto alla riflessione. E’ vero che gli incendi si sono concentrati principalmente nel palermitano, con grande dispiego di forze e canadair. Ma, contemporaneamente, i roghi vengono appiccati in altre province e ciò, naturalmente, divide le forze di soccorso e dà a questi criminali la possibilità di creare più danno. Sono realtà autonome? O dietro c’è sempre la stessa mano? Negli stessi giorni e momenti in cui si verificano gli incendi di Palermo, in Sicilia andava a fuoco l’area ipparina e in particolare la zona attorno alla riserva Pino D’Aleppo. Ma ci ricordiamo di una uguale situazione anche negli scorsi anni: incendi in vaste aree della Sicilia che si verificavano contemporaneamente. Noi non abbiamo nulla che sostenga la tesi che si tratti di una mano unica, che gestisce i roghi in varie parti della Sicilia. Potrebbero anche essere, e ciò avrebbe una sua logica, anche realtà autonome che si approfittano l’una dell’altra. O meglio, approfittano del momento.

 

Ciò che indigna è che le strutture di prevenzione e repressione ancora una volta non si dimostrano pronte ed attrezzate a contrastare tali calamità e fenomeni criminali: terreni pieni di sterpaglie e praticamente zero controlli. Nulla, come se tutto ciò che è successo in questi anni non abbia avuto peso. Succede sempre così: l’onda emotiva dell’incendio di una grande area boschiva, attiva sul momento qualche controllo in più. Poi, tutto cade nel dimenticatoio.

 

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