NUOVO REGOLAMENTO DI ALCUNI SERVIZI AL COMUNE DI MODICA

Oggi, in seduta congiunta delle Commissioni Affari istituzionali e Servizi sociali, è stata approvata la bozza del nuovo regolamento dei servizi di biblioteca, formulata dalla Sovrintendenza ai beni culturali di Ragusa e diramata ai dodici comuni iblei. E’ stata delineata, come spiega la Sovrintendente, nel rispetto dei dettami legislativi in vigore sul piano nazionale. Ci sarebbe tanto da dire sulla normativa nazionale, ma mi limito ad osservare che è, obiettivamente, un po’ retrograda e squilibrata verso la cieca conservazione dei beni culturali, anche sottraendoli alla fruizione. Siamo in un’epoca nella quale esiste la digitalizzazione, ma nel regolamento si sfiora appena. Si dirà che il governo la finanzia col contagocce, ma il fatto è che in questo modo permane, nel silenzio generale, la scelta di conservare i fondi librari sottraendoli all’utenza, con la conseguenza che il libro diviene altro da ciò che dovrebbe essere. Voglio dire che un libro che non si legge non è un libro; diviene un morto o, nella migliore delle ipotesi, un dormiente che non si sveglia mai da sé. Si sveglia, insomma, solo se qualcuno lo legge. Diversamente è carta e inchiostro. Consegue che chiunque pretenda di conservarlo sottraendolo alla circolazione o striminzendone la lettura, lo trasforma in qualcos’altro. In ciò, spesso le biblioteche tradiscono la loro natura, ché non sono solo delle teche (micro-vani o micro-luoghi) in cui si conserva qualcosa, nel nostro caso il libro, ma degli spazi in cui il libro si conserva affinché possa svolgere al meglio la sua funzione. In realtà tutti siamo, almeno una volta, incappati nel diniego di un libro. Non si può prestare perché è di formato grande. Ma il libro di formato grande non si legge? Si leggono solo i pocket? Mi sono permessa, dunque, di formulare un articolato emendamento che reputo opportuno indicare alla cittadinanza.

Anzitutto ho proposto di cambiare l’articolo 11 concernente il prestito interbibliotecario. Vi si affermava che sono esclusi dal prestito i testi di formato grande e le tesi di laurea. Ho proposto che fossero digitalizzati o, comunque, forniti in fedele copia.

Ho sentito, infine, il dovere di inserire un’articolata disposizione che permetta la consultazione e il prestito dei libri anche per i non vedenti e le persone diversamente abili. Ho suggerito, in particolare, l’acquisto di audiolibri e di libri in codice braille.

 

Quest’ultima parte è articolata così. Ne fornisco il testo a titolo esemplificativo:

 

«Art. 14

Servizi per disabili e non vedenti

 

Il servizio bibliotecario è rivolto anche ai non vedenti e alle persone diversamente abili. Al piano terra saranno apprestate apposite postazioni per la lettura e la consultazione.

L’assistenza è svolta da personale adeguato allo specifico servizio.

L’amministrazione della biblioteca curerà tutti gli adempimenti per selezionare e proporre l’acquisto di audiolibri e libri digitali per i non vedenti e gli ipovedenti, nonché qualunque tipo di libri per le persone diversamente abili. Quest’ultime potranno acquisire anche i libri destinati agli utenti normodotati.

La direzione curerà la formazione di indici e schede adeguati alle esigenze dell’utenza.

E’ compito dell’Amministrazione comunale apprestare locali accessibili e liberi di barriere architettoniche.»

 

L’intero emendamento è stato approvato all’unanimità dai componenti di entrambe le Commissioni. Ciò non accade spesso, ma mi ha fatto molto piacere, perché ho trovato nei colleghi presenti: Armenia, Spadaro, Falco e Gugliotta della prima Commissione; Minioto, Arena e Rizza della seconda, in particolare in quelli della maggioranza, una sensibilità pronta che promette si possa lavorare in modo costruttivo per la città.

Il discorso è, intuibilmente, assai più complesso e articolato, ma a fare il consigliere comunale si impara a procedere un passo alla volta, senza correre troppo.

 

 

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