Mafia, la relazione della Dia: i clan in provincia di Ragusa fanno affari con la droga e l’infiltrazione in attività economiche “pulite”

E’ stata pubblicata ieri, 30 settembre, la relazione semestrale della Dia (direzione investigativa antimafia) presentata dal Ministro dell’interno e relativa all’analisi sui fenomeni di criminalità organizzata di stampo mafioso del secondo semestre del 2021. L’analisi è realizzata sulla base delle evidenze investigative, giudiziarie e di prevenzione e conferma, ancora una volta, che il modello ispiratore delle diverse organizzazioni criminali di tipo mafioso appare sempre meno legato a eclatanti manifestazioni di violenza ed è, invece, rivolto verso l’infiltrazione economico-finanziaria.

Naturalmente, anche la provincia di Ragusa non è esente dai fenomeni di criminalità mafiosa. Da un lato abbiamo la “stidda”, particolarmente radicata nei territori di Vittoria, Comiso, Acate dall’altro “cosa nostra” la quale risente dell’influenza dalle vicine consorterie catanesi.
A Vittoria si rileva un assetto pressoché stabile dell’organizzazione stiddara dove il clan Dominante-Carbonaro continua ad essere il sodalizio di maggiore caratura. In antitesi a questo clan, nel territorio ibleo opererebbero i fratelli Piscopo, legati alla famiglia di cosa nostra nissena degli Emmanuello.

A Scicli, permane invece l’influenza del gruppo dei Mormina, propaggine della famiglia Mazzei di Catania, dedita principalmente al traffico di stupefacenti e alle estorsioni.
Si conferma, e lo dimostrano le tantissime operazioni di polizia, come la provincia di Ragusa sia principalmente dedita al traffico di stupefacenti: è questa la principale fonte di profitto della criminalità organizzata in queste zone.

Proprio in questo settore le organizzazioni mostrano una composizione prevalentemente multietnica e ben integrata nel tessuto criminale locale. Ciò trova riscontro nell’indagine “La Vallette” che ha consentito di disarticolare un cartello operante tra Sicilia, Calabria e Malta composto da soggetti catanesi, ragusani, albanesi, calabresi e maltesi, nonché dedito al traffico di cocaina, hashish, marijuana.

La base operativa dell’organizzazione era ad Ispica e l’approvvigionamento della droga avveniva secondo un duplice canale albanese e calabrese. Lo stupefacente una volta giunto in Sicilia attraverso i predetti canali veniva immesso sul mercato locale tra le province di Siracusa e Ragusa e smistato anche in Lombardia e a Malta. Di rilievo è anche l’operazione “Bad Uncle” del 2 dicembre 2021 che ha disvelato un’articolata rete di spaccio di cocaina, marijuana, hashish e crack tra Modica, Ispica e Pozzallo documentando migliaia di cessioni di stupefacenti anche a minori. Tra i soggetti indagati molti dei quali beneficiari del reddito di cittadinanza anche un esponente del clan etneo Cappello.


Ma non è solo il traffico di droga a interessare la nostra provincia. Gli interessi delle organizzazioni criminali ragusane appaiono peraltro prevalentemente orientati all’infiltrazione nelle attività economiche “pulite” dove vengono investite le somme di denaro nel tempo illegalmente accumulate. In tal senso si conferma settore particolarmente sensibile la gestione dell’agroalimentare, anche in ragione della presenza del mercato ortofrutticolo di Vittoria punto di raccolta e smistamento della produzione agricola che rappresenta una importante fonte di guadagno e pertanto obiettivo appetibile per i sodalizi mafiosi. Da non sottovalutare, infine, la capacità delle organizzazioni mafiose locali di ingerirsi anche
nella provincia iblea nei meccanismi di gestione degli Enti locali e che in passato come noto
ha condotto allo scioglimento del Comune di Vittoria di cui recentemente si sono tenute le elezioni amministrative.

Fra le operazioni più importanti relative al traffico di droga, ricordiamo la già citata indagine “La Vallette”, che ha portato il sequestro di 430 kg di sostanze stupefacenti, o l’indagine “Vento Ibleo”, che si è svolta a Randello, con il sequestro di 30 kg di droga.

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