L’ORIZZONTE REALE

Ancora nel centrosinistra si dibatte in modo molto intenso sul governo “desiderato” e su quello “attuato” (inducendo perfino Letta a dichiarare di aver desiderato un altro governo e un altro Presidente del Consiglio) infiammando il dibattito in qualunque luogo ci si incontri, al bar, al tavolo della pizzeria, nel mondo virtuale di internet, tra coloro che coltivavano la speranza di una accordo con M5S e coloro che accettano l’ineluttabilità dell’unico governo possibile.

Ma il dibattito è oramai superato dai fatti, il Governo Letta c’è e, nato come governo di servizio al Paese, deve in pochissimo tempo misurarsi con una impressionante serie di “urgenze” (che viste dal punto di vista di chi le vive in prima persona si trasformano in “emergenze”) soprattutto in ambito di economia e di lavoro.

A parte il problema IMU che rappresenta un argomento “topico” per l’attenzione ricevuta in campagna elettorale e che anche esso è stato giustamente rivisitato arricchendolo dello sgravio giusto e necessario sugli immobili destinati ad attività produttive, non c’è dubbio che il focus di questo governo è decisamente puntato sul lavoro (che non c’è) e sull’economia (che non riparte).

Le due emergenze sono intrinsecamente legate e hanno bisogno di un ripensamento complessivo: a parte le norme di emergenza che “devono” essere varate con immediatezza per disinnescare la deriva sociale (finanziamento della Cassa Integrazione in Deroga, gestione del problema esodati, rinvio dell’aumento dell’IVA), esiste anche il problema di mettere in atto politiche “espansive” che permettano anche al nostro Paese di intercettare quei timidi segnali di ripresa che già altre economie cominciano a intravedere.

Letta ha enunciato come priorità condivisibili quella del lavoro per i giovani, di una rivisitazione della legge Fornero, del pagamento dei debiti e dell’attivazione di opere pubbliche; un libro dei sogni se non si procurano i fondi necessari!

Ma dove reperire i fondi?

Oramai sembra un dato conclamato che il livello di pressione fiscale in Italia è tale da non potere subire ulteriori incrementi, la formula più volte abusata del “recupero dell’evasione fiscale” rischia di creare poste attive fittizie che diventano un boomerang negli esercizi successivi, i tagli alla spesa sono oramai abbastanza consistenti a tal punto da mettere a rischio l’effettivo funzionamento di ampi comparti dell’amministrazione pubblica. E allora?

Premesso che in questi ambiti spazi per piccoli aggiustamenti ci sono sempre, ma il grosso delle sostanze non può essere attinta da qui.

Intanto tra i risparmi più consistenti che stiamo ottenendo è da annoverare sicuramente il risparmio sugli interessi del debito pubblico che se si mantengono i tassi attuali per tutto l’anno, sono quantificabili in 6-7 miliardi di €uro, praticamente l’equivalente del costo dell’abolizione dell’IMU sulla 1^ casa e del congelamento dell’aumento dell’IVA.

Ma anche questa ventata di “aria fresca” non è risolutiva, l’elemento che può fare la differenza è la possibilità concreta da parte del Governo di “fare cartello” con gli altri paesi europei che hanno lo stesso problema per indurre l’Europa “virtuosa” ad allentare, o per meglio dire, “diluire” le politiche di rigore imposte finora e che hanno palesato le controindicazioni depressive.

E’ quindi di vitale importanza arrivare a fine mese con i “conti in ordine” per far chiudere la procedura di infrazione aperta da due anni e potere poi ricontrattare in sede europea le politiche economiche anticipando il piano per il lavoro ai giovani che era inizialmente programmato per il prossimo anno (e il cui investimento non sarà considerato nel debito) e soprattutto ottenendo, come hanno già fatto altri paesi europei, una maggiore elasticità nella riduzione del debito soprattutto in considerazione del fatto che pur in una situazione di crisi molto più grave di quella preventivata (siamo in recessione da 7 trimestri consecutivi), “grazie” (si fa per dire) alle politiche del Governo Monti, abbiamo comunque rispettato tutti gli impegni presi, quindi adesso a beneficio non solo nostro, ma di tutta l’Europa è bene che si liberino risorse finalizzandole agli investimenti e a rimettere in moto l’economia da troppo tempo stagnante.

 

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