L’ONU E L’EUROPA DAVANTI ALL’ORRORE

Fanno strage di uomini, schiavizzano e stuprano le donne fino a condurre al suicidio diverse di loro,  decapitano un giornalista e minacciano di farne fuori altri: è l’abisso di orrore che l’ISIS ha scatenato in Iraq e che stende la sua angosciante ombra oltre i confini con la minaccia del terrorismo.

Anche giovani nati e vissuti in Europa, nel cuore dei Paesi democratici, aderiscono alla folle forza trascinante del fanatismo più bieco, che dietro la facciata pseudo-religiosa, mira a impadronirsi delle menti, cancellando ogni spirito critico e ogni pensiero autonomo, per trasformare la persona in una macchina da guerra capace di ogni efferatezza.

Forse l’Europa ha smarrito con il tramonto delle ideologie politiche del Novecento, la capacità di delineare nuovi orizzonti di prospettive ideali riferite alla vita politica e sociale. Forse la spersonalizzazione della civiltà di massa, la marginalizzazione dell’individuo, il relativismo che fa traballare ogni convinzione, lo stridente divario fra ricchezza e povertà, sono il terreno di coltura in cui può attecchire e crescere la propensione verso un senso cieco di appartenenza e di identità. È proprio questa fragilità ad essere intercettata e sfruttata da gruppi che usano la religione per dare il senso di assolutezza ai propri insegnamenti e l’impossibilità di metterli in discussione, per veicolare in realtà una carica di violenza terribile da scatenare a comando contro un nemico, di solito popolazione inerme, individuato come tale sulla base di una presunta diversità. Un meccanismo utile per occultare i veri interessi di dominio politico-economico.

Assistiamo attoniti tanto in Irak, quanto in Siria o in Israele, o nei Paesi come la Nigeria in cui vengono perseguitati i cristiani, alla negazione del principio basilare della convivenza, elaborato faticosamente nell’Europa illuminista: la tolleranza della diversità religiosa, culturale, etnica.

A cosa è servito il riconoscimento solenne dei diritti umani nella  Dichiarazione dell’ONU del 1948?  Certo con alti intenti e profonda convinzione fu stilata e promulgata, ma oggi appare più che mai evidente la stridente contraddizione fra ciò che è stato scritto e l’afasia e l’impotenza dell’ONU. Se non può fermare tanto orrore, se non interviene per impedire l’affermarsi di terribili dittature, se resta  inerte davanti alla tratta dei nuovi schiavi, che sono i migranti in balia degli scafisti, ha ancora un senso mantenerne le costosissime istituzioni? E l’Europa aspetta ancora di trovare coordinate comuni per una vera politica estera?

Non si può restare a guardare!

 

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