È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
L’INTERCULTURA E L’INTERNAZIONALIZZAZIONE NELLE PRATICHE DI SUCCESSO CONTRO LE BARRIERE CULTURALI
07 Ago 2013 19:20
Giovedì 25 luglio, alle ore 20.00, all’interno dello spazio “Chiacchiere sotto il fico” si è svolto il secondo degli appuntamenti previsti dall’Associazione Italiana Formatori all’interno della 13° edizione del Festival del Cinema di Marzamemi. Dopo la presentazione del docufilm di Marcello Sannino alla Tonnara, l’AIF ritorna nella suggestiva location che vede la vede protagonista da ben 7 edizioni all’interno del Festival: il cortile di Villadorata. Sotto i riflettori la presentazione del testo, edito dalla Franco Angeli già presidente AIF, Intercultura e Internazionalizzazione. Pratiche di successo per il superamento delle frontiere culturali. Ad aprire i lavori, il Dott. Umberto Iacono fra gli autori del testo curato da Giovanna Spagnuolo, ricercatrice ISFOL ed esperta nell’educazione degli adulti e formazione permanente. Insieme ai relatori il consigliere regionale AIF, Salvo Cortesiana, e il prof. Claudio Saita docente universitario che ha collaborato alla realizzazione di una parte della pubblicazione.
Il libro rappresenta un contributo al dibattito sul tema dell’intercultura – afferma Umberto Iacono rappresentante AIF al Festival- in una prospettiva interdisciplinare che passa dalla sociologia, alla pedagogia e filosofia dell’educazione, alla psicologia, alle scienze organizzative e manageriali. Una prospettiva interdisciplinare coniugata a quella interorganizzativa – dalla azienda, alla ricerca, all’associazioni di categoria professionale, alle ONG, al partenariato europeo ed internazionale, alla scuola, alla formazione professionale. La formazione – continua Iacono – emerge quale leva strategica per lo sviluppo delle competenze e prassi sociali per l’accoglienza e la gestione della diversità. In particolar modo per le aziende che stanno affrontando importanti processi d’internazionalizzazione sotto la spinta della globalizzazione e dell’integrazione europea, nel rapporto con i Paesi dell’Area Mediterranea e dell’Europa orientale.”
Il volume offre un compendio di esperienze significative, modelli e metodologie didattiche sperimentate essere efficaci alla formazione all’intercultura e all’intercultura. Il libro è articolato in tre parti: gli scenari e le teorie di riferimento: le pratiche; le metodologie partecipative. “E’ stato pensato – continua Iacono – anche come strumento di lavoro nelle mani dei formatori, educatori, responsabili di sviluppo e gestione del personale, operatori del volontariato, mediatori culturali del settore pubblico e privato. Libro scritto a più mani dai più bravi formatori italiani che hanno scritto pezzi sulla intercultura, la multicultura e integrazione. Perché Marzamemi? Perché ne è stato un po’ il simbolo negli ultimi tempi. La parte che ho scritto io tratta proprio di questo incontro con il film di frontiera che come AIF abbiamo presentato in questi anni in questo contesto.”
A dare il benvenuto a nome della presidente regionale AIF, Antonella Marascia, impossibilitata a presenziare è stato il consigliere regionale Salvo Cortesiana che ha sottolineato il forte ruolo della formazione all’interno dei processi di integrazione e interazione in tutti gli ambiti, da quello lavorativo a quello sociale, ed in particolar modo il contributo che l’AIF dà da numerosi anni con i suoi formatori, gli interventi formativi, la ricerca e le pubblicazioni.
A seguire il prof. Claudio Saita, docente universitario che si interessa di problemi sociali al Comune di Catania e ha disquisito sul tema: cosa significa superare frontiere non solo con gli stranieri ma soprattutto nelle nostre vite quotidiane. Partendo dai suoi scritti e dalle esperienze sul campo maturate il prof. Saita ha proceduto con un interessante excursus etimologico dei termini legati all’integrazione per approdare alla proposta di una nuova terminologia che possa interpretare la realtà dei flussi migratori e dell’incontro tra culture diverse.
“Frontiera, confine – afferma il prof Saita – noi capiamo sul confine addirittura Luis Althusser dice “è solo sconfinando che si capisce”. Quindi il problema dell’incontro con l’altro avviene sul confine, che è un luogo osmotico dove l’ego e l’alter mettono in gioco la reciproca identità. Questa affermazione la potrei documentare perché sul campo ho anche coordinato per conto della Prefettura di Catania, della Magistratura, l’accoglienza di tanti ragazzi che sono arrivati fino a noi. Sulle parole noi giochiamo anche i nostri pregiudizi perché bisogna rivedere determinate definizioni giuridiche. Come li definiamo noi questi minori dal punto di vista giuridico? “Minori stranieri non accompagnati”, è una definizione privativa. Se tu sei venuto fino a me e io sono la tua storia, bisogna capovolgere la definizione e pertanto li chiamerò “minori in movimento”. Perché? Cosa c’è dietro il tuo progetto migratorio, perché sei venuto fino a me? E’ uno spazio di interrogazione che si apre, si apre per l’ego e si apre per l’alter cioè il rapporto tra le diversità.
Questo rapporto tra le diversità ricostruisce un campo comune di lavoro, di azione, l’ager il campo, dove le due diversità rimettendo in gioco la propria identità nella sutura, perché il confine è il luogo nella sutura come dice Yersy Zisek un autore slavo che non annulla la diversità, ma la rimette in gioco.”
Anche il termine di intercultura è per il prof. Sàita inadeguato, perché nel campo si ridefinisce il rapporto , la relazione e allora in questo nuovo perimetro si ricostruisce una transculturalità. Qualcuno la definisce meticciato di civiltà. “Noi lavoriamo con le immagini – continua Saita – che hanno una forza evocativa ,ma utilizziamo le parole. La nostra è una civiltà sempre più spesso dell’afasia e anche dell’autismo relazionale. Le parole ridefiniscono un campo semantico, cioè un luogo che sia significativo per l’ego e per l’alter. Noi spesso le parole le usiamo come dei passepartout. Riflettere sulle parole non è un mero esercizio linguistico ma è un modo per riguardare anche in modo retrospettivo alle storie personali e costruire quel campo di una comprensione comune. Un autore Daumal dice “so tutto ma non comprendo nulla.” Quindi il problema oggi è realmente quello della comprensione che non più quello della tolleranza. Infatti la radice etimologia latina del termine comprensione è cum prendere vuol dire letteralmente vivere la differenza insieme. Dove vi sono due dimensioni che sono estremamente interessanti: la differenza non è il luogo della criticità ma dell’incontro, ma appunto l’incontro è il cum, la modalità attraverso la quale la differenza può essere compresa. Quindi oggi abbiamo il problema della comprensione. Questo lavoro – conclude Saita – nasce da una riflessività sul campo di cui voglio raccontarvi un’esperienza. Con l’ufficio del giudice tutelare e la magistratura minorile di Catania abbiamo formato per la prima volta in Italia nove figure di tutori di minori in movimento per la prima volta non esclusivamente giuristi perché questa comprensione della diversità inevitabilmente porta a ridefinire un cosiddetto bilancio delle competenze che non è più adeguato ad esercitare il giusto spirito di comprensione.”
A chiudere i lavori alcune poesie lette dagli attori Egle Doria, Il lungo viaggio tratta dalla raccolta “Il mare colore del vino” di Sciascia; Emanuele Puglia che ha letto un pezzo di Whitman “Dalla culla che oscilla senza fine” tratto da Relitti di mare (poesia del poeta maledetto americano citato da Umberto Iacono nell’ultima fatica letteraria) e, per concludere, “La Fiaba della vera vita di Nelson Mandela”,di Umberto Iacono e Marco Rotondi, omaggio a Mandela offerto dall’attrice del teatro stabile dell’Umbria, Valentina Curatoli. Egle Doria ed Emanuele Puglia, attori teatrali catanesi, saranno i protagonisti della terza serata AIF dedicata alla pièce teatrale Il Conto delle Lune.
© Riproduzione riservata