L’EUROPA, QUESTA CONOSCIUTA!

I risultati delle elezioni regionali, con buona approssimazione, erano alquanto prevedibili seppure un dato assolutamente certo non fosse l’elezione di Toti a Presidente della regione Liguria.

Non si aveva una previsione certa che altre candidature potessero determinare una consistente riduzione di voti per Paita e, in conseguenza, un decisivo risultato di Forza Italia appoggiata dalla Lega di Salvini. Ma per il neo eletto presidente  ligure governare non sarà facile, perché può contare solo su un voto di maggioranza. Per il Veneto il risultato a favore di Zaia ha superato le previsioni, segno evidente che quel presidente aveva ben lavorato e gestito la cosa pubblica e gli elettori lo hanno giustamente premiato con un numero di voti superiore al doppio di quelli che ha ottenuto la Moretti.

Nelle altre regioni hanno vinto i candidati del Pd e sia le 5 Stelle che Salvini hanno ottenuto un significativo successo che, secondo loro, è prodromo per future vittorie.

Discutibili sono pure i raffronti fra i voti che i maggiori partiti hanno ottenuto in occasione delle elezioni europee rispetto a quelle regionali perché non si tiene conto che il comune elettore non ama molto il governo della regione ove vive e ove ha votato e ciò è dimostrato dal dato evidente che per le regionali ha votato il 52 per cento e per le comunali il 67 per cento e si tratta, com’è evidente, dello stesso elettore. Sin qui la cronaca,  ma del resto si parla molto ben poco. Cos’è il resto?

E’ l’obbligo che il nostro paese ha di rispettare e osservare con le future leggi di stabilità i parametri economici che abbiamo assunto  di osservare. Quando si finirà di parlare che bisogna ridurre gli sprechi e si dovranno adottare le necessarie misure,le forze politiche che si appresteranno ad adottare i necessari provvedimenti  avranno più di un gatto da pelare. Si dovrà, con la modifica del Titolo V della Costituzione, incidere profondamente sulla potestà legislativa e regolamentare delle regioni, ripristinare le abolite strutture di controllo sulla legittimità dei provvedimenti degli enti locali ed eliminare un elevato numero di organismi partecipati che nel frattempo si sono creati talora più per opportunità politiche che per essenziali svolgimento di servizi pubblici.

Le riforme,  a parole, le vogliono tutti,ma si ben guardano di definirle nel loro effettivo contesto

stante che in tal modo andrebbero a focalizzare interessi personali o partitici che a quelle riforme dovrebbero essere o sono interessati.

Un governo, qualunque possa essere il suo colore politico, chiamato ad attuare riforme sostanziali dovrà necessariamente poter contare su una maggioranza certa e compatta e potrà aspirare ad ottenere un consenso solo e quando, effettuati i dovuti provvedimenti, in misura notevole i cittadini avranno preso coscienza ed esperienza diretta che quelle riforme sono davvero servite a qualcosa.

Prima che ciò accada,avrà tutti contro. Quello che politicamente fa maggior presa nell’elettorato è l’enunciazione di un beneficio, l’appagamento culturale proiettato ad alleviare un disagio  che in contemporanea può avere anche riflessi economici.

In atto, la sinistra dem è apertamente in continuo contrasto con la maggioranzadel suo stesso partito ed è  chiaro, del tutto a prescindere di un giudizio sulla validità o meno delle opposte posizioni su diversi provvedimenti da adottare, che si produrranno più parole che fatti.

Dopo la recente decisione della Consulta sulla indicizzazione del trattamento pensionistico si scatenò una baraonda. C’era che chiedeva l’immediata restituzione di quanto ai pensionati non era stato corrisposto non ponendosi però il problema se il governo si trovasse o meno nelle immediate condizioni di poter disporre dei necessari fondi. La richiesta non sarebbe stata populistica se si poteva dimostrare che i soldi c’erano ma che non si volevano restituire. Del resto lo stesso governo avrebbe colto l’occasione di erogare quanto spettante ai pensionati raggiungendo nel contempo anche un riconoscimento e un vantaggio politico.

Sull’argomento ci siamo espressi in altre occasioni, ma stante la sua attualità ripeterci, almeno in parte, non appare superfluo.

Nella comune esperienza di ogni cittadino si cumula,magari giorno dopo giorno, che non esiste un eguale piano comportamentale fra la pubblica amministrazione e il cittadino. Si ricava, talora in modo molto evidente, questa disparità che non è data, quanto meno nella quasi generalità dei casi, dal personale comportamento del funzionario pubblico quanto piuttosto dall’obbligo derivante da leggi e regolamenti che, magari suo malgrado, ha il dovere di rispettare e di fare rispettare.

Riforme di tale calibro non possono essere operate in poco tempo, ma alle stesse occorre porvi mano  perché sono sentite dal cittadino per come necessarie ed opportune e perché devono poter essere viste per come fattuale espressione di democrazia.

 

                                                                                           Politicus

    

     

 

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