LETTERA APERTA AL SINDACO DI MODICA

Egregio Sindaco Abbate

Ho letto e riletto la sua lettera alla città di Modica. Recava un titolo di sicuro effetto: Amministrare in questo momento richiede partecipazione e collaborazione. Sono qui, dunque, a darle una mano. Il mio vuol essere un apporto costruttivo, sicché la prego di non prendersela ove fossi perentoria in qualche mia considerazione, poiché seguirei, e non potrebbe essere altrimenti, le imposizioni della razionalità.

Dichiara che le preme, dopo un anno di amministrazione, scrivere alla città e ciò le fa onore, anche se non era necessario un anno per parteciparci le sue realizzazioni o il suo pensiero.

«La mia lettera», è lei che parla, «non è un resoconto dell’attività amministrativa ma una riflessione su quanto realmente fatto per il territorio modicano». Su questa distinzione mi domando, però, perché si limiti a fare una riflessione e non faccia un resoconto, almeno per dire cosa ha fatto e, sopratutto, documentando perché e come lo ha fatto. La gente vuole sapere e lei, signor Sindaco, lo sa meglio di me, perché anche lei ha fatto parte del popolo quando altri era al suo posto; ed anche lei è stata critica, e giustamente, della scarsa democrazia che caratterizzava taluni momenti o intere legislature, delle Amministrazioni che l’hanno preceduta. Ma Lei che sa, sicuramente non vorrà sottrarsi al giudizio della città che l’ha eletta. E sarebbe giusto, per concludere, un cenno anche agli effetti prodotti sul bilancio, per comunicare ai cittadini che gli effetti della sua amministrazione sono stati benèfici o, comunque, non dannosi per la collettività. Precisa, infine, che quanto da lei fatto è «sotto gli occhi di tutti e documentabile dal punto di vista amministrativo-contabile». Non le nascondo che quando ho letto questa affermazione ho avuto un sobbalzo, per cui colgo l’occasione per dirle che nessuno, credo, ha mai messo in discussione la sua onestà personale; il suo proposito, però, va concretizzato e gli atti di governo documentati per esigenze di democrazia. Il popolo, come ben sa, è padrone; i tempi in cui era suddito appartengono al passato, se si fa eccezione, ma ancora per poco, della Gran Bretagna.

Se tutto è sotto gli occhi di tutti, insomma, perché non discuterne pubblicamente e documentarlo?

A questo punto lei volge un cenno di attenzione alle cose fatte:

1. ha eliminato le figure dirigenziali con un notevole risparmio;

2. ha dimezzato la remunerazione del Segretario Generale;

3. è riuscito a concludere transazioni che hanno permesso di diminuire il debito comunale;

4. ha realizzato, nel bilancio 2013 (non in quello del ’14), un avanzo di ben 7 milioni;

5. ha rimodulato il piano di riequilibrio;

6. ha favorito il prepensionamento di 79 dipendenti che porterà ad un risparmio complessivo di oltre 6 milioni di euro.

Sui singoli punti, tuttavia, non posso evitarle alcune considerazioni.

Sulla eliminazione delle figure dirigenziali non dice, documenti alla mano, quanti e chi sono i dirigenti rimossi; qual era il loro costo annuo; quanti e chi sono i loro sostituti, quanto costano in un anno e qual è l’entità del risparmio che lei afferma di aver conseguito. La gente sembra stupida, ma non è poi stupida come si crede: innanzi alle cifre e ai relativi documenti, si ferma, riflette e rispetta chi le ha permesso di risparmiare. Dica pure, per completezza, che ha voluto il ricambio per mettere nei posti di comando gente che avesse la sua personale fiducia e che facesse quello che lei esattamente avrebbe comandato. Non si limiti a dire che nella sostituzione dei dirigenti ha trovato la chiave per risparmiare, ché diversamente occorrerebbe chiamare a Modica il Presidente del Consiglio dei ministri e i capi dei maggiori sindacati per spiegar loro che abbiamo trovato la formula con cui, se applicata in campo nazionale, possiamo risolvere, almeno in parte, la crisi economica che ci affligge. Inoltre dovrebbe anche -senza che se l’abbiano le odierne «posizioni organizzative», tra cui trovo persone veramente rispettabili- chiarire quale è la qualità del servizio reso, poiché la più parte degli impiegati comunali, anche dei suoi collaboratori più stretti, lamenta la scarsa organizzazione degli uffici e l’impreparazione di qualcuno dei facenti funzione.

 Lo stesso vale per il dimezzamento dello stipendio della Segretaria Generale. E’ sufficiente dire quant’era prima e a quanto ammonta dopo il suo intervento. Dica pure come e cosa ha fatto per conseguire questo risultato, poiché lo stipendio dei segretari comunali mi pare sia definito per contratto collettivo nazionale. E se qualcosa è venuta meno, spieghi se si deve al caso o a un suo specifico intervento.

Le transazioni forse costituiscono il capitolo più semplice. Lei potrà abbreviare le chiacchiere che seguono agli annunci troppo generici, elencando i creditori, i relativi crediti nominali e, in una colonna a seguire, gli importi pagati dal Comune. La differenza dirà qual è la somma che lei ha fatto, meritoriamente, risparmiare. Se lascia tutto nel limbo della genericità non sapremo mai quanto dev’essere grande la nostra gratitudine.

In merito all’avanzo di 7 milioni nel bilancio di previsione 2014, debbo osservare, prima di qualunque riflessione, che lei voleva parlare del consuntivo 2013 e che, per tanto, il riferimento al bilancio di previsione 2014 è erroneo.

Sul merito può essere utile che le esprima alcune considerazioni. Precisato che l’avanzo di 7 milioni è, contabilmente, di 6.727.196,01 euro, mi pare che esso, nella quasi totalità, non sussista. Tutto discende dalla insussistenza delle poste che lo compongono. Mi piacerebbe esaminarlo, per lei, col suo ragioniere capo.

Nella sua lettera afferma e giustamente, quasi a fugare dubbi degli eventuali interpreti, che il bilancio di previsione 2014 è il «primo strumento di prova dell’Amministrazione Abbate». Ora, se è vero che la previsione 2014 costituisce il primo strumento di prova della sua amministrazione, è altrettanto vero che l’avanzo di 7 milioni lei lo ha registrato nel consuntivo 2013. Ciò posto, osservo che l’incasso imu al 31 dicembre 2013 ammontava a 5.766.316,64 euro; e che l’analogo incasso 2014 costituente, però, competenza 2013, è stato di 362.120,96 euro. In totale, dunque, lei ha incassato, per il 2013, 6.128.437,6 euro. Il complemento a 10 milioni, pari a 3.871.562,4 euro non esiste o, se anche esistesse, sarebbe perso nell’anonimato della cosiddetta evasione. È impensabile che da settembre a dicembre si possa incassare una cifra simile e sopratutto con un tasso di riscossione che si aggira mediamente attorno al 5%. Sono state individuate le persone che debbono al Comune importi specifici? Diciamo quali sono e specifichiamone i relativi importi e le ragioni per cui non hanno pagato e, infine, calcoliamone il totale. Diversamente è aria fritta. In atto si deve concludere che mancano, rispetto ai 10 milioni delle entrate addotte, 3.871.562,4 euro.

Ma se i miei conti si fermassero a tanto, lei avrebbe ancora il merito di aver permesso la formulazione di un bilancio in avanzo: non di 6.727.196,01 ma di (6.727.196,01 – 3.871.562,4) 2.855.633,61 che non sono bruscolini. E me ne dovrei anche complimentare, perché nessuno prima di lei sarebbe riuscita a tanto. Non è però così, poiché altre cifre, frutto di artifici contabili, resistono alla speranza che lei abbia ragione.

Alla mancata entrata dell’imu, vanno aggiunti 600.000 euro che avrebbero dovuto essere impegnati per le opere del contratto di quartiere treppiedi nord e che, invece, sono stati registrati come avanzo di amministrazione. Si pone un dilemma: se tale somma fosse stata legittimamente destinata a tali opere non potrebbe costituire avanzo di destinazione. In altri termini: se si qualifica avanzo si lascia scoperta la quota d’intervento comunale nel contratto di quartiere; e se si qualifica tra gli impegni viene meno l’avanzo che lei declama. In breve, non costituisce avanzo.

Un’altra somma va, pur essa, espunta dall’avanzo di 7 milioni. Trattasi di 841.152,03 euro che il Comune avrebbe dovuto ricevere dall’Enel e che, essendo rientrata nell’ultimo accordo transattivo, oggi va espunta.

La sussistenza di altre quattro voci concorrenti, nella migliore delle ipotesi, va verificata, poiché potrebbero essere prescritte.

La rimodulazione del piano di riequilibrio non può essere motivo di vanto perché è stata effettuata, come sempre, su entrate non reali, il che determinerà dei residui attivi fittizi.

In merito al prepensionamento di 79 dipendenti debbo confessarle che è molto comodo dire che porterà ad un risparmio complessivo di oltre 6 milioni di euro. Lei ritiene che ciò stia avvenendo perché lo ha voluto? La tesi non è sostenibile, poiché questo prepensionamento nasce da una disposizione del governo nazionale per esigenze che non riguardano il singolo comune ma l’intero territorio dello Stato.

Concludo pregandola di istituire la comunicazione di cui s’è parlato, però, diretta alla cittadinanza tutta. Naturalmente ciò comporta che la stessa comunicazione si instauri anche coi rappresentanti del popolo, che sono i consiglieri comunali. E qui due raccomandazioni:

a) sia attento a trattare di tutti i suoi interventi, tra i quali non vanno dimenticati quelli più problematici. Mi riferisco:

– al fatto che, a sua tempo, l’ho accusata di aver utilizzato tre milioni del conto vincolato ex D.L. 35/2013 e lei non mi ha smentito;

-al mancato pagamento dei consumi energetici comunali 2014 verso l’Enel;

– al mancato versamento nel conto vincolato dell’importo di 1.530.848,19 euro afferente alla prima tranche dell’anticipazione di liquidità e ingiunto più volte dai revisori dei Conti;

– al mancato pagamento del debito verso il comune di Scicli per l’utilizzo della discarica di contrada San Biagio;

b) faccia in modo, se tutto quello che fa lo fa, come dice lei, alla luce del sole, che le mie richieste documentali siano soddisfatte senza inutili tergiversazioni e attraverso non cento, se mi presento cento volte, ma una sola e generale valida autorizzazione, per un periodo pre-definito. In essa si riconoscerà che il consigliere comunale ha diritto, ai sensi delle vigenti disposizioni, a tutti i documenti che giacciono in ufficio, ivi compresi quelli contenenti dati sensibili.

 

 

 

 

 

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