L’ANTIPOLITICA E LA RIVOLUZIONE GENTILE

E’ esercizio semplicistico accostare l’antipolitica – che in questo momento è il sentimento più diffuso nel nostro Paese – a significati negativi e quindi percepirla  quale elemento da combattere. Far questo –  senza accurata analisi del mix di cause ed effetti, relativi ad essa e contestualizzati al periodo di profonda crisi che stiamo vivendo – è pensier non troppo accorto. 
Consideriamo la presenza contemporanea di tre elementi. In primo luogo la crisi economica, di non breve durata, che sta interessando ed impoverendo  un numero sempre crescente di categorie sociali. A seguire la crescente impopolarità dei partiti, oggi visti  come problema anzichè soluzione. Ed infine l’incapacità di quest’ultimi di contrapporre, all’attuale disastrata situazione, risposte adeguate e rappresentative di rimedi concreti . Sono tre elementi il cui combinato può diventare esplosivo e devastante. La cronaca degli accadimenti quotidiani è un susseguirsi di esempi negativi, un vulnus  continuo alle regole democratiche. Dal fiume di denaro pubblico che scorre, incontrollato,  nelle casse dei partiti, all’assenza assoluta di regole che lo disciplinino rendendolo trasparente nei suoi indirizzi. Dal tentativo di riforma della legge elettorale, con la bozza Violante, frutto di accordi anti-democratici in quanto escludenti le forze politiche che non sostenevano Monti. Essa, agli occhi dell’elettore, rappresenta null’altro che un estremo tentativo di autodifesa dell’attuale oligarchia partitica, messa in pericolo dalla crescente impopolarità. E l’inadeguatezza e quindi il discredito verso la classe politica si alimentano man mano che si passa dal caso-Lusi  allo scandalo Lega. Davanti a questo scenario l’opinione pubblica si indigna. E’ sempre più portata ad invocare una rivoluzione vera e propria. Pertanto urge invocare una rivoluzione gentile che, in nome del rinnovamento e della meritocrazia, introduca un’epoca nuova e soprattutto trasparente. Che sostituisca per intero questa classe dirigente, negli apparati ed in ogni sua deleteria ramificazione. Che metta all’angolo corruzione, collusione ed ogni altra appropriazione indebita delle risorse pubbliche, inasprendo le pene per i suddetti reati. Che attribuisca compensi regolarmente registrati, rigorosamente visibili ed eticamente accettabili. A partire dalle risorse destinate all’attività dei partiti. E che infine dia maggiore capacità decisionale alle figure governative ma anche  maggiore  responsabilità sul lavoro svolto e sui risultati raggiunti. 

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