È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
LA VIA DELLA PACE NON E’ COSI’ AGEVOLE
22 Ott 2013 14:36
Appunto Pippo Civati, il cui gruppo di riferimento in provincia ha organizzato l’incontro con i candidati alla segreteria provinciale, ha avanzato ipotesi di tesseramento fantasma, innescando un fiume di veleni su un terreno già abbondantemente intriso di sospetti e diffidenze. Circolano voci di tesseramenti fatti al di fuori dei circoli e all’insaputa degli stessi tesserati, con ricorsi alla commissione nazionale di garanzia.
I contrasti dilagano in diverse province della Sicilia, l’atmosfera pre-congressuale non è delle più tranquille, Ragusa non è la sola a vivere una vigilia rovente.
All’apparenza, gli stessi candidati alla segreteria provinciale sembrano voler minimizzare i contrasti ma ci sono i neofiti della politica che, autoinvestendosi di competenze e di ruoli resi possibili dalla totale assenza di leadership e di vertici dotati del minimo carisma, danno fuoco alle polveri con interviste di cui nemmeno i più stretti collaboratori sanno niente o con l’organizzazione di incontri che danneggiano l’immagine del partito.
Delle interviste parleremo in altra parte del giornale, per quanto riguarda gli incontri, il confronto fra i candidati alla segreteria provinciale organizzato dal gruppo che sostiene Civati è tutto da raccontare, principalmente per l’esito inatteso che ha visto tutti e tre i candidati abbandonare il palcoscenico quando, ormai arrivati alla fine della serata, il discorso è scivolato su tessere e pagamenti delle stesse, con l’organizzatrice dell’incontro, che irrompeva sulla scena per contestare quanto detto in proposito da Nanny Frasca.
E’ stato così che, sia pure per lo sparuto pubblico intervenuto, sono stati stesi fra il verde del City di Ragusa i panni sporchi del partito, a livello provinciale, con tanto di nomi su circoli e paesi che hanno vissuto su tessere mai pagate, pagate dopo anni oppure ancora ‘pagate’ con assegni non incassabili. Cose, talmente surreali, di cui iscritti e simpatizzati del partito farebbero bene a chiedere conto.
Sono fatti che lasciano perplessi, che gettano non poche ombre sull’operato delle segreterie, che inducono a pensare sulla credibilità non solo dei soggetti coinvolti ma, più ancora, su quella dei soggetti conniventi che sapevano e hanno tollerato situazioni di questo genere. Una vera e propria partita con le carte truccate.
E, di colpo, una figura come quella di Peppe Calabrese, che già appare mostruosa per le tante forze che si coalizzano, vanamente, contro di lui, quando parla di stravolgimento delle regole induce a riflettere sulle sue parole. Perché in un partito che vive di tessere, almeno fino ad ora, e gioca sporco con le stesse, c’è poco da avere fiducia. Quando soprattutto ad andare contro il segretario cittadino di Ragusa, anche solo non imponendo il rispetto di regole e regolamenti, è sempre una certa area politica e geografica della provincia.
I ragusani siamo direttamente coinvolti nella vicenda in quanto, fino a quest’ultimo confronto, come già accaduto in occasione della Festa Democratica di Comiso, si vogliono far passare le vicende ragusane come la causa di tutti i mali del partito e, soprattutto, dell’inefficienza di una segreteria provinciale incapace, a detta degli stessi democratici, di gestire uomini, circoli e partiti.
Con queste premesse, resta poco da dire sul confronto; i tre candidati, presi singolarmente sono ineccepibili, come persone e come politici, occorre vedere chi c’è dietro di loro, quali sono le alleanze, se debbono scendere a patti e con chi, dopo una eventuale conquista della segreteria, perché a questo punto è chiaro che i voti persi non sono da addebitare ai ragusani e ai loro contrasti ma a quanti hanno costruito un castello di tessere sul nulla. E sono questi i soggetti che, per primi, dovrebbero essere messi da parte.
Il confronto non ha offerto grandi spunti, si è battuto molto sulle vicende ragusane, si è parlato di un partito stagnante, senza iniziative, poco dinamico, da cui è uscita assai ridimensionata, politicamente, la figura del segretario Peppe Zago che si salva solo per le sue indiscutibili qualità personali.
Tutti hanno parlato di un nuovo PD, tutti hanno auspicato partecipazione, una nuova segreteria che deve partire all’insegna dell’inclusione piuttosto che pensare, come si è fatto finora, all’esclusione.
Nessuno ha visto le luci di cui ha parlato Zago, tutti sono stati concordi nell’aver visto ombre nella conduzione del partito, le cui responsabilità vano addebitate a tutti per non aver saputo operare per invertire la rotta.
Il cambiamento passa, prima di tutto, dal sociale, dal ritorno ad un partito che deve ritrovare nella piazza la sua sede naturale, sulla scia della vecchia tradizione del Partito Comunista che oggi, dopo aver costituito lo spauracchio di generazioni, appare come l’unica entità capace di annientare il partito delle tessere e dei litigi interni.
Un partito che deve avere un dialogo costante con i parlamentari che devono scendere fra gli iscritti per ascoltar istanze e suggerimenti, che devono far sentire la loro voce non solo per le istanze territoriali ma anche per le scelte discutibili del governo.
Per il resto i soliti clichè di questo tipo di confronti, dove il buonismo la fa da protagonista, dove nessuno si scaglia contro chi non ha rispettato le regole, dove si parla di partecipazione, di squadra, di collaborazione pur sapendo che, all’indomani dell’elezione a segretario, ci saranno, immancabilmente, le liste dei buoni e dei cattivi, per non dire altro.
Da rilevare solo la risposta comune alle ipotesi di cambiamento inteso come svecchiamento del partito, tutti si sono trovati concordi nell’affermare che i ‘vecchi’ vanno valorizzati, facendo sorridere Calabrese che ha accolto, con piacere, l’evidenza che la rottamazione di Renzi sia stata già superata.
Poi le domande del pubblico, fra cui quella che ha tirato in ballo i bilanci del partito, facendo uscire fuori numeri di tessere e di soldi che non coincidono, argomento che ha innalzato, di colpo, la temperatura fresca della Villa di Ragusa, portando ben presto all’esito di cui si è accennato.
Ma era un argomento troppo duro !
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