“LA FORZA BULGARA DEI NUMERI”

In un consiglio comunale, dedicato all’approvazione di un Piano Triennale delle Opere Pubbliche di scarsa sostanza, per stessa ammissione dell’assessore una copia rivista di quello sfornato dalla precedente amministrazione, sono emersi i tratti distintivi del nuovo modo in cui sarà governata la città.

Inutilmente, c’è stata bagarre, in qualche caso si sono alzati i toni, si è rivista, a tratti, la scena di quando Bersani, nel tentativo di indurre i grillini ad una alleanza per formare un governo, in diretta televisiva, si è sottoposto al fuoco incrociato degli avversari politici, in un vano, quanto ingenuo tentativo di salvare, almeno la faccia.

C’era un solo modo per verificare le annunciate intenzioni dei grillini di concedere aperture: all’offerta della vicePresidenza del Consiglio si doveva mettere, subito, il nome sul tavolo e vedere se il semaforo era verde, giallo o rosso.

Non è stato fatto, per incapacità a trovare la sintesi su un nome. In quel momento si doveva capire che non ci poteva essere opposizione attiva e costruttiva. Si dovevano solo limitare i danni.

Ieri si è visto di tutto, opposizioni nervose che si sono fatte bocciare tutte le proposte di emendamenti con una semplicità elementare, cocciutaggine nel riproporre appelli opinabili alla democrazia, agli accordi, alla condivisione, ai fogli scarabocchiati e sottoscritti da tutti i consiglieri di una commissione, di fronte ad una platea di grillini impertinenti che non tralasciavano occasione, silenti in attesa della sicura approvazione dell’atto, astenutisi in massa dal profferire verbo sull’argomento, nemmeno favorevolmente, per sorrisini ironici, anche plateali che, a stento, il consigliere Ialacqua, per la sua innata signorilità, alleato dei grillini ma di altra componente politica, ha tentato di derubricare a sorrisi per altri motivi.

Si è arrivati ad ascoltare, nell’aula del Consiglio Comunale, cosa che, forse non accadeva da tempo, un giovane consigliere minacciare, politicamente, in maniera esplicita, come poi è realmente avvenuto, l’uso della “forza bulgara dei numeri” o la “forza dei numeri bulgari”.

Già in apertura il Consiglio aveva dato spunti se non comici, di certo spassosi, con l’approvazione di un odg e di una mozione per decisioni dei governi nazionale e regionale, contro cui si sono scatenate, incomprensibilmente, le critiche degli appartenenti agli stessi partiti che compongono i governi interessati.

Poi c’era stato il segnale di mare mosso, contro l’odg proposto da Sonia Migliore per la burocratizzazione dell’ente, cosa che ha fatto strabuzzare gli occhi a qualche grillino quando si è capito che c’era il pericolo della formazione di una ennesima commissione, non importa se di sedici o diciassette componenti.

L’occasione per sgombrare la burocrazia comunale da ben 89 regolamenti che imbrigliano i vari settori sarebbe stata ghiotta per qualunque pentastellato, ma appuntare la medaglia sulla giacca di una delle opposizioni era troppo: cadeva nel vuoto anche l’appello di Giorgio Massari, vox clamans in deserto, prima per far concedere il dovuto rispetto ad un ordine del giorno della minoranza, poi per esortare a considerare nella giusta maniera un atto di indirizzo rivolto ad impegnare per un auspicabile processo di rinnovamento dei regolamenti. Alla fine, solo l’impegno del Presidente del Consiglio a verificare, in conferenza dei capigruppo, quale commissione attivare per lo studio dell’iniziativa, agghindava di condivisione una iniziativa, anch’essa, fondamentalmente stoppata dalla maggioranza.

Si passava, quindi, con prelievo del punto, all’esame del Piano Triennale, fra le proteste di molti dell’opposizione che rivendicavano l’accordo, a loro detta suggellato anche dal Presidente Iacono, per esaminare il piano in una seduta ad hoc convocata. A nulla contribuivano anche le eccezioni sollevate sulla mancanza del bilancio di previsione, di cui il piano dovrebbe costituire allegato, e tutti gli interventi che miravano, almeno, a spostare la discussione, al più tardi, all’inizio della settimana successiva.

Amministrazione e maggioranza assistevano impassibili alla rassegna di proteste che oscillavano fra le rimostranze per il mancato rispetto di patti alle eccezioni sulla mancanza di atti importanti.

La sintesi era desumibile dall’intervento di Giorgio Massari che chiamava a responsabile chi aveva chiesto il prelievo del punto, autore di un comportamento che si scontrava con il senso di un patto stipulato tra gentiluomini, recriminando sulla mancata possibilità di poter rilevare la filosofia della nuova amministrazione che lascia trapelare solo debolezza di impostazione programmatica.

Era poi il consigliere Maurizio Tumino, forte delle sue competenze in materia, a cercare di dare il colpo dell’affondo, in un tentativo, nemmeno tanto convinto, di provocare un rinvio della seduta.

Si chiedevano documenti come l’accordo sottoscritto dai consiglieri per poter disporre di piani di fattibilità relativi a determinati progetti e venivano fuori, non senza un certo imbarazzo della Presidenza del Consiglio, solo qualche foglio scritto a mano, in taluni punti poco comprensibile, e l’acclarata mancanza del verbale della commissione in questione. Nemmeno le lacune relative a elementi riferibili alla legge su Ibla e la scoperta che c’erano progetti a firma del vecchio dirigente Colosi e dell’attuale viceSindaco Iannucci  impensierivano più di tanto.

Si passavano in esame prima gli emendamenti dell’amministrazione, poi si passava a quelli delle opposizioni, si continuava fino tarda ora con convinti quanto inspiegabili tentativi  di ottenere un semplice sostegno per variazioni che le minoranze, in ossequio agli ordini di scuderia, non si sognavano nemmeno di commentare. Alla fine, al momento del voto finale, le minoranze abbandonano l’aula.

Una battaglia persa, come, sicuramente, considerati i numeri, bulgari o meno, ce ne saranno tante nel corso di cinque anni.

Il finale riserva un momento distensivo, con un consigliere grillino che chiede prima una sospensione, subito si rientra e lo stesso chiede un rinvio della seduta, si ritorna sulla decisine e ci si siede per continuare, salvo poi chiedere ancora e definitivamente il rinvio.

 

Tutto a posto per l’amministrazione, un po’ meno per il Sindaco che non ha potuto partecipare al Galà di inaugurazione degli artisti di strada.

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it