LA DIETA MIMA-DIGIUNO: UN ELISIR ANTI-INVECCHIAMENTO E UN ALLEATO CONTRO IL CANCRO.

Dopo aver trattato le diverse forme di digiuno periodico o intermittente (IF) attualmente in uso nel mondo (http://www.ragusaoggi.it/58648/il-digiuno-in-tutte-le-sue-forme), voglio approfondire in questo articolo un modello dietetico scaturito dagli studi dello scienziato italiano Valter Longo, direttore del Longevity Institute della University of Southern California a Los Angeles (UCLA) e del Laboratorio di Longevità e Cancro all’Istituto IFOM di Milano.

Longo, che da più di vent’anni indaga i meccanismi cellulari e molecolari indotti dalla restrizione calorica e dal digiuno, ha creato con il suo team di ricerca un protocollo che mima lo stato di digiuno nell’organismo, senza che questo effettivamente lo sia. Prima di vedere in cosa consiste la fast-mimicking diet (FMD), occorre fare un passo indietro, e capire quale sia il razionale scientifico alla base di questa dieta potenzialmente rivoluzionaria.

La ricerca in questione è partita un bel po’ di anni fa dai lieviti, è passata per i topi, e infine è arrivata all’uomo, sempre indagando i processi biomolecolari che giocano un ruolo nella crescita e nell’invecchiamento. Gli studi hanno provato che questi meccanismi, come ipotizzato dagli scienziati, si conservano nelle diverse specie, naturalmente con le rispettive differenze dovute al diverso livello di complessità.

In particolare nei topi, gli effetti più incisivi di una restrizione calorica applicata per 4 giorni due volte al mese sono stati, oltre all’aumento dell’11% della durata media di vita, la riduzione del grasso viscerale e sottocutaneo, una maggiore produzione di cellule staminali e del sangue (emopoiesi), e il complessivo ringiovanimento del sistema cellulare di ossa, muscoli, sistema immunitario e cervello, in cui si è osservata una notevole neurogenesi, accompagnata da migliori prestazioni cognitive. Inoltre, non solo nei topi ma anche negli esseri umani, si è avuta una riduzione dei livelli di IGF-1, cioè il “fattore di crescita insulino-simile di tipo 1”, ormai noto marcatore della longevità, coinvolto nei processi di sintesi molecolare e proliferazione cellulare.

Un’altra prova dell’aumentata capacità rigenerativa dei tessuti a seguito della restrizione calorica controllata ha riguardato il fegato e il sistema immunitario. Nel primo, si è osservata un’iniziale riduzione di volume (indice di morte cellulare) seguita da un’accentuata proliferazione cellulare, fino al ritorno alle dimensioni di partenza; nel secondo, all’iniziale diminuzione della sintesi di globuli bianchi è seguito un tasso di rinnovamento pari al 40-50%.

Queste indagini sono poi state estese all’uomo: un primo studio ha coinvolto 38 partecipanti, dei quali 19 hanno seguito la dieta mima-digiuno (FMD) per cinque giorni consecutivi, una volta al mese per 3 mesi, e altri 19 hanno costituito il campione di controllo. Il protocollo dietetico, ideato appositamente per mimare lo stato fisiologico del digiuno, era così composto: 10-14% di proteine, 34-47% di carboidrati e 56-44% di grassi (le percentuali erano diverse nel corso dei 5 giorni), per una riduzione calorica complessiva compresa tra il 34% e il 54% rispetto allo standard, e con specifiche ripartizioni dei nutrienti finemente calcolate per ciascun giorno di FMD.

Al termine dell’esperimento, e anche dopo aver ripreso la propria dieta abituale, i partecipanti allo studio hanno riportato i seguenti esiti: calo di peso, minor quantità di grasso viscerale e riduzione dei biomarkers di invecchiamento, diabete (glucosio, grasso addominale), malattie cardiovascolari (grasso addominale, proteina C-reattiva),  e cancro (IGF-1), senza alcun effetto collaterale su ossa e muscoli.

 

La dieta mima-digiuno, quindi, agirebbe come una sorta di riprogrammazione dell’organismo, rallentando i processi di invecchiamento, sollecitando la rigenerazione cellulare e riducendo i fattori di rischio legati a invecchiamento, diabete, obesità, malattie cardiovascolari e cancro.

Ora, sorge spontaneo chiedersi perché proprio “cinque giorni” di digiuno? Longo ha spiegato che questo periodo di tempo è frutto di otto anni di ricerche e confronti con medici e colleghi, con i quali si è giunti a un compromesso che rispetti l’efficacia, la sicurezza e la compliance dei soggetti al programma. Il protocollo mima-digiuno è molto facile da seguire, in primis perché non è una dieta vera e propria, e non richiede quindi sacrifici prolungati, e poi perché non ci si astiene totalmente dall’assumere cibo. Altro aspetto chiave è il fatto che non è tanto l’apporto calorico a contare, quanto i meccanismi scatenati dal “finto” digiuno!

L’importante, però, è non improvvisare: Longo ha infatti ribadito più volte la necessità di eseguire questo protocollo esclusivamente sotto la supervisione di medici o dietologi, oltre all’esigenza di escludere persone con diabete, anoressia, fragili condizioni di salute e età avanzata. I soggetti sani, invece, potrebbero seguire la dieta mima-digiuno ogni 3-6 mesi, a seconda dello stato di salute iniziale e della circonferenza addominale, mentre i soggetti obesi o a rischio elevato di sviluppare determinate patologie potrebbero applicarla fino a una volta ogni due settimane, sempre sotto controllo medico.

Ancora, Longo ha dichiarato che gli effetti benefici osservati possono permanere per tre-quattro mesi, dopo i quali il ciclo andrebbe ripetuto. Nel frattempo, attendiamo i risultati di un più ampio studio clinico randomizzato, non ancora pubblicati.

E tutto questo cosa c’entra con il cancro? Già diversi studi, oltre che alcuni scienziati (come il professor Berrino, molto noto in Italia), avevano smentito l’errata credenza secondo la quale il digiuno “indebolirebbe l’organismo” e quindi, prima di affrontare un trattamento chemioterapico, si dovrebbe addirittura aumentare l’introito calorico. Al contrario, i meccanismi indotti dal digiuno predispongono l’organismo a ricevere il trattamento: le cellule tumorali, soffrendo la carenza di glucosio in circolo, subiscono la terapia in modo più incisivo, mentre le cellule sane attivano una sorta di modalità protettiva che le preserva dagli effetti tossici della chemio. Niente di più sbagliato, quindi, che mangiare abbondantemente il giorno prima di una seduta! L’ideale sarebbe un progressivo digiuno di 1-3 giorni pre-chemio più un intero giorno di fasting post-trattamento.

Per tutti questi motivi, si parla della possibile approvazione della dieta mima-digiuno da parte della Food and Drug Administration (FDA, l’ente governativo americano per la regolamentazione di alimenti e farmaci), come trattamento per la riduzione dei fattori di rischio di alcune malattie croniche e/o legate all’invecchiamento.

In conclusione, tenendo presente come il razionale del digiuno derivi da chiare ragioni evolutive, non deve sorprendere che queste “tecniche” vengano adottate da moltissime popolazioni da migliaia di anni. Forse è davvero ora che s’inizi a cambiare qualcosa nelle abitudini alimentari, che non significa dover necessariamente morire di fame, bensì considerare sia diete che mimano il digiuno (da adottare con una frequenza basata sul bisogno individuale), sia la possibilità di concentrare i pasti in un ristretto arco temporale (vedi http://www.ragusaoggi.it/52171/mangiare-in-un-arco-temporale-di-12-ore-il-segreto-per-non-ingrassare ).  Il segreto sta nel cosa, quando e come si mangia.

 

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it