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INTERVISTA AL DIRETTORE DEL MUSEO DELLA GUERRA “II RISORGIMENTO” DI ROCCHETTA A VOLTURNO
04 Nov 2012 17:57
Sono stata in Molise. A Rocchetta Volturno ho visitato il museo della guerra e intervistato il direttore. Ve la propongo per la ricchezza storica di notizie e non solo.
1. Signor direttore, cos’è un museo della guerra?
Si intende museo della guerra, letterariamente parlando, una raccolta di armi, divise e documenti che ricordano uno o più eventi bellici.
2. Lei che è il direttore di uno di questi, mi illustra il suo?
Il museo di Rocchetta a Volturno (Prov. Isernia – Molise), che si chiama esattamente “II Risorgimento”, è nato per ricordare, in particolar modo, gli eventi bellici del 1943-44, che hanno visto la nostra regione un punto centrale nella guerra di liberazione dai nazi-fascisti.
3. Perché questi eventi proprio in questa zona?
Il Molise è stato l’unica regione d’Italia dove i tedeschi approntarono quattro linee difensive per bloccare l’avanzata delle truppe alleate. Tre di rallentamento (Barbara ,Victor e Bernard) e una di sbarramento: la Gustav, che tagliava l’Italia in due dal Tirreno all’Adriatico. Le Mainarde Molisane….
4. Mainarde Molisane? Cosa sono?
E’ una catena montuosa dell’Appennino Centrale che ci divide nettamente dal Lazio.
5. Prego, prosegua con la spiegazione di poc’anzi..
Le Mainarde Molisane erano il punto strategicamente importantissimo, in quanto una volta superata questa barriera orografica, le truppe alleate sarebbero giunte a Roma un brevissimo tempo, senza passare da Cassino.
6. Perché evitare Cassino?
Evitare Cassino avrebbe risparmiato moltissime vite umane, migliaia e migliaia… cadute invece inutilmente per una stupida ostinazione dei comandanti alleati … (tra cui il gen. Clark e il gen. Alexander).
7. E invece?
Per chi non conosce questa parte d’Italia, la strada che conduceva e conduce anche adesso, a Roma era ed è la Isernia-Atina-Sora. Questa strada attraversa il c.d. valico della Castagna. Localizzato nel cuore delle Mainarde che segna il confine fra Molise e il Lazio, la via più diretta per Roma, lasciando, quindi, Cassino alle spalle.
8. E allora dove sta l’errore degli alleati?
Ancora oggi non è stata data una spiegazione razionale che giustifichi l’operato delle truppe alleate .
9. Sì, ma non mi ha ancora spiegato dove sta l’errore.
Una delle cause è stata l’ostinazione del generale Clark, comandante della V Armata americana, di voler a tutti i costi sfondare il fronte di Cassino per entrare trionfalmente a Roma senza prendere in considerazione l’aggiramento di quel punto. Ciò è dimostrato anche dall’assurdo stop che le truppe americane hanno avuto, subito dopo lo sbarco ad Anzio. Infatti, l’avanzata da quel punto venne ritardata di una settimana, dando così tempo ai tedeschi, di organizzare un’efficace difesa nell’avanzata verso Roma. Questo ritardo è stato senza ombra di dubbio attribuito al ritardo che le truppe di Clark avevano accumulato su Cassino.
10. Può riassumere in breve come si svolsero in realtà i fatti?
Un motivo è stato che a causa dei numerosi bombardamenti operati su Cassino (compresa la distruzione dell’Abazia benedettina). Hanno dato modo ai tedeschi di crearsi delle postazioni di difesa difficilmente individuabili. Inoltre,gli stessi bombardamenti, preclusero una avanzata efficace dei mezzi corazzati alleati (finivano nelle buche). Questo, unito ad una scarsa motivazione delle truppe alleate, ha creato una stagnazione nell’avanzata.
11. Quindi il museo nasce…
Nasce, non solo per gli eventi citati, ma anche perché in questi luoghi si è ricostituito l’esercito italiano dopo l’8 settembre 1943 (Armisrtizio).
12. In che senso ?
Dopo l’Armistizio, il regio esercito si era dissolto nel nulla, o quasi. Il 18 marzo 1944 venne ricostituito un nucleo combattente italiano al fianco degli Alleati, che prese il nome di Corpo Italiano di Liberazione. L’operazione più importante, che questo nuovo esercito ha compiuto, è stata la presa di Monte Marrone avvenuta il 31 marzo dello stesso anno. La conquista di questo obbiettivo avrebbe permesso, alle truppe alleate, di giungere a Roma in breve tempo, cosa che come detto prima…. non avvenne!
13. Torniamo al museo…
Lo scopo del museo quindi, è memoria, per le generazioni che non hanno conosciuto gli eventi.
14. Ma non passa anche un messaggio di violenza?
Vuole una risposta filosofica, storica, artistica… museale?
15. Faccia lei.
Questo museo non intende essere una mera raccolta di armi o di oggetti di offesa, ma vuole far conoscere in particolare alle nuove generazioni ciò che la guerra ha comportato presso la popolazione civile e le truppe. La guerra è dolore, è morte, è disperazione, ma ahimè, ci sono state e ce ne saranno ancora. Il nostro museo vuole dare un messaggio di monito e di pace, per far sì che i nostri figli lo usino come stimolo a mantenerla e sappiano quanto questi eventi bellici abbiano pesato sulla rinascita dell’Italia.
16. In che forma ritiene di riuscire a trasmettere un’idea di pace? Francamente mi sembra difficile.
Indubbiamente è difficile. Ma se non si conosce non si sceglie!
17. Questo, è un museo civico o regionale?
Né l’uno, né l’altro. E’ di una Associazione Culturale, senza scopo di lucro che si chiama: “Scapoli 1943-44” fondata nel 2006 e che ha come scopo lo studio e la ricerca degli eventi storici in particolare la II Guerra Mondiale.
18. Allora naturalmente avete finanziamenti pubblici!
L’associazione ha avuto in comodato d’uso gratuito dal Comune di Rocchetta a Volturno l’immobile dove ha sede il museo. Per quanto riguarda la provincia, la regione o altri enti pubblici, non li conosciamo e nemmeno vogliamo conoscerli.
19. Ma scusi, non vi torna utile che vi finanzino?
Non siamo disposti a pagare un prezzo morale.
20. Cosa significa?
Per dirla chiara, non siamo disposti a venderci.
21. Torniamo al contesto del Museo. Quali sono i reperti che avete nel museo, come sono disposti e quale criterio avete usato per esporli?
Nel museo esponiamo circa 150 divise, 300 armi automatiche, innumerevoli reperti (bombe, elmetti, baionette, monete e tutto ciò che poteva servire in guerra. Inoltre abbiamo un’ampia videoteca e biblioteca da consultazione. Specifico che le armi e munizioni esposte sono tutte inertizzate (rese ‘inefficienti’).
22. Perciò l’allestimento…
Come stavo spiegando, il criterio seguito è quello di avere disposto il materiale in nostro possesso, per nazioni. Tenga conto che qui hanno combattuto soldati di tantissime nazioni: inglesi, polacchi, argentini, francesi, americani, marocchini, algerini, tunisini, russi, tedeschi austriaci e molti altri… le bastano? Il nostro museo è composto da 12 sale. In ognuna di queste abbiamo ideato ambienti e scene che facilitino il visitatore o lo studioso creando un percorso logico.
23. Quali sono i vostri pezzi più pregiati?
Da noi sono esposti numerosi pezzi rari, posso citarne alcuni per dare un’idea: un mitra tedesco “MP40/1” uno dei 5 esemplari ancora esistenti; intera produzione di pistole mitragliatrici e mitra tedeschi, utilizzate nella II Guerra Mondiale; circa 80 elmetti tedeschi in perfetto stato di conservazione, tutti diversi; divisa da combattimento appartenuta al sergente Pivetta indossata il 31 marzo 1944 nella conquista di monte Marrone; e così via.
24. Mi racconta qualche aneddoto di guerra per i nostri lettori?
Sono innumerevoli, gliene racconto uno per tutti, perché ha risvolti divertenti: Le artiglierie italiane aprirono il fuoco senza accorgersi che lo avevano fatto addosso ai commilitoni!
25. Ma allora la storia che gli italiani non un certo senso sono dei falliti come soldati è vera?
L’episodio che ho narrato non fece vittime. in quanto era una bella giornata e gli italiani che erano nel campo si erano spostati per prendere il sole, quindi come perdita si ebbe solo qualche buco nelle tende. I soldati italiani, su vari campi, della II Guerra Mondiale, si sono coperti di onore e di gloria.
Il CIL con la presa di Monte Marrone, successivamente la liberazione di Filotrano (Ancona); senza dimenticare le eroiche gesta compiute a El Alamein (Africa); sul Don (Russia)… e in tantissimi altri luoghi dove il soldato italiano si è distinto, non solo per le sue capacità di combattente, ma soprattutto per l’umanità e lo spirito di sacrificio che ha sempre dimostrato sia nella prima che nella seconda guerra.
26. Ah, eroi sebbene mal equipaggiati e con le scarpe di cartone. Dico bene stavolta?
NO!
27. Come no? Si sente dire dappertutto!
Questo è perché non si approfondisce una notizia. Lei approfondisce?
28. Direi proprio di sì, dato che gliene sto parlando.
Va bene, adesso le spiego com’è nata questa leggenda metropolitana.
29. Dica!
Per quanto riguarda le scarpe di cartone: in uno strato della suola veniva posto del cartone allo scopo di gonfiarsi con l’umidità non facendo così uscire le chiodature dallo scarpone stesso, che era di buon cuoio, inoltre voglio ricordare che non mi risulta che nessun esercito andasse in combattimento con la cravatta…
30. La cravatta?
Sì, la cravatta. L’unico esercito al mondo i cui soldati portavano la cravatta in combattimento erano gli italiani, con buona pace di una divisa abborracciata. Inoltre voglio ricordare che per quanto riguarda le armi, il mortaio da 81 millimetri venne adottato da gran parte degli eserciti alleati e non. Ovvio che funzionava molto bene e tanto per precisione era di fabbricazione italiana. Non vorrei dilungarmi e quindi mi fermo qui.
31. Questo è il museo della Linea Gustav.
No, la nostra Associazione Culturale ha aperto altri musei del genere. Hanno lo scopo di illustrare gli eventi bellici del posto quindi specifici. Ad esempio ce ne sono proprio nelle vicinanze, uno a Filignano e uno a Isernia.
32. La ringrazio per le sue risposte. Adesso ho capito l’importanza di un museo della guerra.
Per questo esiste il museo, ha un senso e vale la pena visitarlo.
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