Incidenti sul lavoro: nel ragusano già 500 denunce in tre mesi

In Italia, le morti per incidenti sui luoghi di lavoro sono così tante che ormai sembrano avere assuefatto l’opinione pubblica. Se ne parla, certo, ma a parte la commozione, la rabbia di parenti, colleghi e amici delle vittime, questo genere di notizie non suscita l’attenzione che merita in quanto ormai diventato strutturale. A distanza di tempo, qualche datore di lavoro e quadri dirigenziali sono condannati con pene che non restituiranno mai e poi mai il valore di una vita. 

Ancora oggi, come uno o due secoli fa, molti uomini e donne vanno a guadagnarsi uno stipendio, ma non tornano più a casa. Tantissimi altri, più fortunati, rimangono feriti, a volte in modo permanente. 

Ragusa è la quarta provincia in Sicilia per numero di infortuni denunciati all’Inail nei primi tre mesi dell’anno, quasi 500. Se continua così, a fine anno rischiamo di avere circa 2.000 casi ed è probabile che a fine giugno saranno già 1.000. 

Nel periodo considerato, in Sicilia sono già stati denunciati 6.342 infortuni, con un incremento significativo delle morti bianche, salite a 15 casi (+50%). Solo nella provincia di Palermo si contano 1.438 denunce, il secondo dato più alto in tutta la regione dopo Catania (1.845 casi). Seguono Messina (746); Ragusa (499); Siracusa (492); Trapani (451); Agrigento (407); Caltanissetta (277); Enna (187). 

Sono gli uomini a pagare il prezzo più alto, con 4.045 denunce, ma preoccupano anche le 2.297 denunce che riguardano le donne, a conferma di una diffusione trasversale del rischio. 

Ancora più significativo è il dato relativo all’età: la fascia più colpita è quella tra i 50 e i 59 anni, con 762 casi, seguita da quella 45-49 anni (628) e 55-59 anni (676). Ma sono in aumento anche gli infortuni tra gli ultra sessantenni con 610 casi nella fascia 60-64 anni e oltre 150 segnalazioni tra lavoratori sopra i 65 anni. Si tratta di lavoratori spesso attivi in settori ad alta esposizione come edilizia, agricoltura, logistica e assistenza. 

Alcune volte le vittime sono persone che dovrebbero essere già in pensione ma che, per motivi soprattutto economici, continuano a lavorare in condizioni precarie e illegali. Ci sono norme da rispettare, prevenzione e protezione da non sottovalutare, turni che contemplino riposi obbligatori. La sfortuna, citata a sproposito, non può essere la causa del prossimo episodio.

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it