IN AUMENTO LA CONTAMINAZIONE DA PESTICIDI DELLE ACQUE ITALIANE

 

Dal Rapporto Nazionale Pesticidi nelle Acque 2013 pubblicato recentemente dall’ISPRA (Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale) emerge che la quantità e la qualità di pesticidi presenti nelle acque italiane superficiali e sotterranee sono in aumento. Si riscontrano residui nel 55,1% dei campioni di acque superficiali e nel 28,2% di quelle sotterranee, in netto aumento rispetto al passato. Tali residui derivano principalmente dai prodotti fitosanitari usati in agricoltura (dove ne vengono impiegati circa 140.000 tonnelate e sono rappresentati da almeno 350 sostanze diverse) ma anche di biocidi (pesticidi per uso non agricolo).

I pesticidi più presenti nelle acque superficiali sono: glifosate, AMPA, terbutilazina, terbutilazina-desetil, metolaclor, cloridazon, oxadiazon, MCPA, lenacil, azossistrobina. Nelle acque sotterranee, si riscontrano terbutilazina e terbutilazina-desetil, atrazina e atrazina-desetil, 2,6diclorobenzammide, carbendazim, imidacloprid, metolaclor, metalaxil.

“Le analisi presentano fino a 23 sostanze diverse in un solo campione: a causa dell’assenza di dati sperimentali sugli effetti combinati delle miscele e di adeguate metodologie di valutazione, esiste la possibilità che il rischio derivante dall’esposizione ai pesticidi sia attualmente sottostimato e si impone una particolare cautela anche verso i livelli di contaminazione più bassi” (Rapporto ISPRA).

Nel 34,4% delle acque superficiali e nel 12,3% di quelle sotterranne, i livelli misurati risultano superiori ai limiti delle acque potabili.

Vengono superati i nuovi limiti di qualità ambientale nel 13,2% delle acque superficiali e nel 7,9% delle sotterranee.

“Quella che stiamo attraversando è una fase ancora transitoria in cui l’entità e la diffusione dell’inquinamento da pesticidi non sono sufficientemente note tenendo conto, ovviamente, che il fenomeno è sempre in evoluzione per l’immissione sul mercato di nuove sostanze” (Rapporto ISPRA).

Da uno studio dell’Università del North Carolina è emerso che si potrebbero avere effetti devastanti sugli equilibri degli ecosistemi da parte di insetticidi. Il  Pyriproxyfen ad esempio influenza la riproduzione di un piccolo organismo acquatico chiamato Daphnia o “pulce d’acqua” che svolge un ruolo importante nella catena alimentare, essendo cibo per giovani pesci ed altri organismi.“Questo lavoro supporta l’ipotesi che l’esposizione ad alcune sostanze chimiche ambientali durante periodi sensibili dello sviluppo possa causare problemi di salute significativi per quegli organismi  e influenzare la loro prole e, possibilmente, la prole della loro prole,” ha spiegato il dott. Gerald LeBlanc, autore dello studio. Insieme ai suoi collaboratori, LeBlanc ha scoperto come il  Pyriproxyfen riesca ad imitare l’ormone Methyl-farnesoate (Mf) che ha un ruolo nella produzione di prole maschile. Con l’esposizione al Pyriproxyfen la Daphnia produce più maschi e globalmente meno prole. “Ad alte concentrazioni avevamo solo maschi, il che non è positivo. Produrre meno prole, in particolare meno prole femminile, potrebbe limitare in modo significativo il numero della popolazione di Daphnia.” ha detto LeBlanc.

L’utilizzo eccessivo in agricoltura di pesticidi, in particolare i neonocotinoidi,  è anche responsabile della diminuizione in tutto il mondo del numero di impollinatori, non solo api ma anche molte specie di uccelli. ( Rapporto Greenpeace, «Api in declino-Le minacce agli insetti impollinatori e all’agricoltura europea»). Il rapporto rivela che l’imidacloprid (classe cloronicotinici neonicotinoidi)  è altamente tossico per gli uccelli e i piccoli mammiferi (un solo chicco di mais trattato può uccidere piccoli uccelli e far ammalare quelli grandi) e che l’Environmental Protection Agency americana (Epa) ha ignorato queste prove di tossicità. I neonicotinoidi vanno ad agire sul sistema nervoso centrale, persistono nel suolo fino a due anni e sono altamente solubili in acqua. «Persistenza, solubilità, tossicità e mobilità dei pesticidi costituiscono una minaccia unica, in particolare per gli ecosistemi acquatici, dove il deflusso agricolo può causare danni permanenti alle popolazioni acquatiche di invertebrati e di tutti gli organismi che dipendono da loro per il cibo», dice lo studio della American Bird Conservancy. «Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita»: lo sosteneva Albert Einstein, ben consapevole del ruolo cruciale, indispensabile ed insostituibile di questo insetto. Secondo l’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente), l’84% delle principali colture europee, centinaia di specie di piante, sia coltivate che selvatiche, dipende dall’impollinazione degli insetti, soprattutto api.

Lo scorso 15 Marzo la Commissione Europea ha proposto il divieto dei neonicotinoidi, ma, come afferma Greenpeace dovrebbero essere vietati tutti i pesticidi dannosi per le api e gli altri impollinatori; inoltre sarebbe indispensabile aumentare i finanziamenti per ricerca, sviluppo e applicazione di pratiche agricole ecologiche.

Degli effetti dei pesticidi sull’uomo e sulle altre specie animali si discute e il campo di ricerca è aperto.

 

 

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it