“IL MIO REGNO PER UN CAVALLO”

E’ la vecchia politica, il potere precostituito che dell’arroganza ha fatto un sistema di vita ad essere stata bocciata dalla sinistra, dal centro, dalla destra, dall’elettore ragusano, dall’intellettuale accorto, che avrebbero mal sopportato altri cinque anni di potere incondizionato di una classe politica che certamente della democrazia non ha fatto tesoro.

Ha vinto il nuovo, quello che qualcuno ha definito “il salto nel buio” in una cittadina poco avvezza ai cambiamenti e alle rivoluzioni di costume, di pensiero, delle diversità, misoneista.

Piccitto non è Grillo, e quindi non ha vinto Grillo e il suo poco rispetto delle regole della democrazia, discutibili nel suo movimento con i diktat dall’alto, con le espulsioni tout court degli iscritti, ma ha vinto l’attacco al sistema, d’altronde criticato da più parti.

I feudi potevano andar bene nel Medioevo, nell’epoca dei notabili, dei “don”,nel Tremila certamente non vanno più bene e la gente vuole una Ragusa non della continuità ma della diversità . Questi sono dati da considerare per evitare trionfalismi che sarebbe bene evitare, in quanto,oggi, il problema sarà amministrare e affrontare le emergenze senza sogni ma nella realtà.

Il fatto che i grillini abbiano una maggioranza incontestabile è un dato, e il pericolo sarà dare un’amministrazione equilibrata e un governo della città rispettoso delle esigenze di questa e dei suoi abitanti.

Chi ha perso è Dipasquale, la litigiosità del Pd, l’inconsistenza del’Udc, diventato padronale, la vecchia politica, non tanto Cosentini con il suo programma e progetto per la città, ma quello che lui ha rappresentato in politica. Come abbiamo detto, si confrontava il vecchio col nuovo, e non sempre il nuovo è l’alternativa, ma quando la politica dà esempio di scorrettezza, di tradimento tra le parti, di sola indiscussa, poco democratica presenza, i risultati sono questi.

Dire, l’avevamo detto noi molto tempo prima è fastidioso, ma diciamo che la democrazia e le regole democratiche sono quello che noi tutti auspichiamo, come persone che vogliamo il nuovo ma nel rapporto generazionale, non alla Putin, cambiando facce e lasciando vecchi sistemi discutibili.

Chiediamo alla politica e ai politici di leggere Shakespeare, che in tempi insospettabili affermava proprio questo nelle analisi della follia di “Riccardo III” con il suo “Il mio regno per un cavallo”.

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