È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
IL GIUOCO DELL’OCA
21 Apr 2013 15:51
Come nel gioco dell’oca, si torna alla partenza, a Roma come a Ragusa. Nella capitale si ricomincia dalla formazione di un nuovo governo, stesse formazioni in campo, qualche defezione, qualche sostituzione, può cambiare l’allenatore ma la tattica è sempre nelle mani del presidente (della squadra !?!).
Anche a Ragusa si rimettono le pedine a posto, si cimentano i giocatori veri, si richiama la prima scelta, il partito del presidente (della regione) torna nelle mani di chi l’aveva scoperto, si inizia la partita daccapo.
A Roma come a Ragusa, c’è chi ha mantenuto, con coerenza, la propria strategia e ora si trova in vantaggio nei sondaggi, nel consenso dell’opinione pubblica, nell’organizzazione. Chi esce dalle macerie di incaute strategie perderà ancora tempo a togliersi la polvere addosso, a raccogliere telefonino e agenda (politica), a rimettere in sesto un tavolo o tavolino dove ricostruire strategie e alleanze.
La partita che ci appassiona di più è quella romana, per gli esiti non sempre prevedibili, per i personaggi in gioco, perché, alla fine, è sempre più importante la sorte della nazione, soprattutto in un momento particolarmente delicato in cui qualche irresponsabile arriva, addirittura, a incitare la folla alla rivoluzione, salvo poi tirarsi indietro, dicendo: ‘Scherzavo !’.
Ma una rivoluzione pacifica è indispensabile, perché siamo messi male, non siamo tornati indietro al dopo elezioni, ma al prima delle elezioni, al novembre del 2011 quando si pensò che i tecnici e i professori, avrebbero risolto la situazione, alla fine del 2012 quando anche i tecnici scoprirono la loro incapacità a gestire la cosa pubblica. Il popolo non è riuscito, con le elezioni, a trovare il bandolo della matassa, affidando le sorti del paese, in parti uguali, a tre compagini, impossibilitate numericamente a governare e incapaci di sottrarsi al gioco dei veti incrociati.
C’è voluta la elezione del Presidente della Repubblica per far emergere l’origine del disordine italiano che scaturisce dalle ataviche divisioni e frizioni del Partito Democratico, che, da un lato, rivendica supremazia numerica, politica, culturale e di consensi ma non riesce a capitalizzarne nessuna affogato nei gorghi e nelle sabbie mobili di becere rivalità personali, di ataviche divisioni ideologiche, di ottuso rifiuto di larghe intese finalizzate, almeno, solo a uscire dalla impasse politico istituzionale che rende tragica la crisi economica e sociale.
Molti hanno salutato la rielezione di Napolitano come risolutrice della crisi, ma, in effetti, si tratta di una pesante sconfitta di tutti, di Napolitano che non è riuscito ad imporre la via per tornare a governare il paese, della destra che non è riuscita, ancora, a piazzare una bandierina di rappresentanza, neanche condivisa, dei grillini che gridano, sbraitano, incitano alla rivolta ma corrono il rischio di vedersi ridotti a semplice forza di opposizione, del PD che, da una supponente e spocchiosa posizione di vincitore, arbitro dei destini del popolo, ha ridotto la sua immagine a quella di un gruppo di profughi scampato, per miracolo, ad una traversata difficile e ora ospitato nel cortile del Quirinale in attesa di una destinazione provvisoria.
Ma questo non lascia ben sperare per il futuro: come si sa quando ci sono sbarchi di questa entità, sono pochi quelli che rispettano le regole e stanno tranquilli: c’è chi cerca di scappare, c’è chi inneggia alla protesta e cerca di sollevare i compagni, cìè chi provoca e cerca la rissa, c’è chi appicca il fuoco alle suppellettili, c’è chi si da alla macchia in cerca di fortuna e di tempi migliori rischiando di cadere nelle maglie della delinquenza e degli spacciatori.
Leggendo le cronache, in appena 24 ore si legge e si profila di tutto:
dimissioni del segretario, dimissioni del presidente dell’assemblea, dimissioni dei componenti la segreteria, un fuggi fuggi generale a cui si aggiungono dichiarazioni nervose e farneticanti. Ieri Gozi parlava dei franchi tiratori come di “101 delinquenti”, oggi la Puppato incitava alla ricerca di “terroristi e vigliacchi da identificare ed espellere” (non si sa se per portarli con lei verso SEL), Franceschini che, da buon cattolico, non porge l’altra guancia ma dice : “bisognerebbe corrergli dietro con un bastone”.
Il problema è che i tempi sono cambiati anche nei partiti: una volta si scannavano durante le riunioni ma poi uscivano fuori e si mostravano compatti, oggi accade il contrario e non ci sono leader carismatici capaci di dominare queste situazioni, alle prese con una ciurma di neofiti del parlamento ingestibili e politicamente incolti.
Non sanno nemmeno chi deve andare alle consultazioni per la formazione del governo, sono i risultati dell’aver dato vita ad una entità partitica frutto di posizioni inconciliabili destinate allo scontro perenne, in chiave del mantenimento di una supremazia virtuale che, alla prima importante occasione, è saltata.
Ma ciò che fa apparire lo svolgersi degli eventi come tragico non è il presente con tutte le sue contraddizioni, ma quello che si profila all’orizzonte per la ricerca smodata di nuove comode posizioni di potere all’interno del partito o per l’uscita verso nuove formazioni politiche, come per un branco di bestie affamate alla spasmodica ricerca di cibo.
Renzi è in agguato, indeciso se mirare alla segreteria o al premierato, Barca si defila a favore di Rodotà e cerca di dettare legge, ancorchè iscritto da qualche giorno al partito, Vendola già programma la presentazione di un nuovo partito, cercando di costituire il nuovo faro della sinistra, dimentico di aver incassato, da poco, queste sono le meraviglie della politica e di Bersani in particolare, la terza carica dello Stato, la Bindi si è dimessa ma pone già il veto a Letta primo ministro, i “giovani turchi”, a cui nessuno potrà togliere i meriti delle mirabolanti strategie del segretario, cercano ora, con raro esempio di opportunismo politico, e non solo, di avvicinarsi a Renzi. Franceschini e Fioroni, in vena di emulare Crozza, pensano di proporre, addirittura, a Bersani di restare in carica.
Sulla carta chi si potrebbe ritenere, se non vincitore, almeno ultimo baluardo del PD sa di avere esigue truppe a sua disposizione, si profila una scissione dagli esiti incerti per la palese mancanza di abilità politica di numerosi ‘quarantenni’ che aspirano solo a stare seduti in prima fila ma incapaci di reali cambiamenti e rinnovamenti.
Resta solo da restare attoniti per la rilevazione di molti giornalisti, secondo cui la creazione di una nuova forza della sinistra radicale, verso cui confluirebbero Vendola e Barca, Ferrero e Landini, Cofferati e la Puppato, avrebbe come principio ispiratore la lotta senza quartiere a Berlusconi, segno evidente che vent’anni di antiberlusconismo inutile e vano non hanno insegnato nulla.
Quanto a Berlusconi, che ieri svolazzava nell’emiciclo con l’entusiasmo di una starlet, ripreso dalle telecamere mentre raccontava una barzalletta al nostro Crocetta, suscitandone una distesa ilarità, non si comprende come pensi ancora di raccontare storielle per far ridere, dopo tutto quello a cui abbiamo accennato.
Principe di Chitinnon
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