IL FESTIVAL CELTICO NELLA NATURA INCONTAMINATA

Un posto incantato dove la natura è rimasta incontaminata e, fortunatamente, si è sposata all’elevato senso civico degli svariati visitatori.

Il Lago delle Lame, un’immensa distesa acquatica immersa nella montagna poco sopra Chiavari, a Rezzoaglio, in provincia di Genova,  è inabissato in un’immensa, tersa e stupenda riserva naturale. Un bosco lasciato crescere naturalmente da cui i paesini poco distanti  traggono la legna necessaria per affrontare l’inverno.

Nel cuore di questo estasiante regalo di Madre Natura viene organizzato, ogni anno, il Celtic Festival, una manifestazione, curata dall’organizzazione Aveto Turistico Sportiva, Compagnia del Cardo e del Brugo, interamente dedicata alla cultura celtica e assolutamente intriso del principio del rispetto della natura, in pieno spirito celtico.

L’antico popolo dei Celti, originari della Germania meridionale, considerava la Natura meravigliosa e con poteri straordinari: non rappresentava, infatti, soltanto il mondo quotidiano, ma era identificata anche come una madre potente, talvolta generosa e talvolta crudele, che appariva in forme diverse, trasformandosi continuamente dall’una all’altra senza leggi e schemi. Una divinità con l’attributo di modificarsi e identificarsi in molteplici fenomeni.

Il Festival dura due giorni. Due giorni di bancarelle che variano dall’oggettistica particolare, ai vini speziati, sino ai cappelli da strega, o da elfo, fatti a mano in fibra naturale di banano. Creazioni rese uniche dalla particolarità dell’intreccio della fibra e l’accurata selezione del design. 

 

Le bancarelle accompagnano durante la passeggiata iniziale, necessaria per raggiungere lo spazio dove sono montati i palchi e l’area ristoro, che offre gustosi Angus e carni varie cotte sul braciere.

L’organizzazione è scrupolosa e regola è: puntare al coinvolgimento del pubblico, con Rievocazioni storiche, Danze rituali, il Corso di scherma antica e i Combattimenti (esibizioni), un Campo storico perfettamente allestito e Prove di tiro con l’arco, il tutto innaffiato da birre tedesche, Idromele e Ippocrasso.

Ma come meglio coinvolgere il pubblico, rilassato e entusiasmato dallo spettacolo naturale che lo circonda, se non regalandogli anche l’accompagnamento musicale?

Non solo per il potere travolgente della musica, ma anche perché,  i Celti,  sono da sempre identificati come un popolo misterioso e poco conosciuto, probabilmente a causa delle modeste tracce archeologiche o per via dell’inesistenza di documenti scritti che ci sono pervenuti. Nonostante estesero la loro presenza in tutta Europa, utilizzarono la scrittura esclusivamente per ragioni pratiche, legate al commercio o alla trasmissione di dati quotidiani. La sapienza religiosa, custodita dai Druidi, fu tramandata esclusivamente in forma orale in quanto fu da sempre considerato un atto sacrilego la trasmissione per via scritta del sapere tradizionale.

Come è possibile pertanto, che una civiltà così complessa, apparentemente irrintracciabile nei meandri della storia, possa ancora oggi essere conosciuta e ammirata? Va detto infatti che tra le oggettive difficoltà, non ultima la decodificazione della loro lingua, è giunta fino a noi una forma di comunicazione che, attraverso i secoli, ci riconsegna intatta l’anima di questa civiltà: la musica. La riscoperta infatti della cultura celtica, così appassionante ancora oggi, passa attraverso i racconti dei bardi, le note dei menestrelli medioevali e giunge in questa era per tramite di quella sotterranea ma efficace linea di trasmissione che è la cultura popolare ed il folklore. Tra i vari ospiti,  internazionali e non,  arrivati per suonare sui 4 palchi, anche Keith Easdale, prima cornamusa dell’ orchestra nazionale scozzese.

La sapiente organizzazione ha fatto si che il Festival giungesse, quest’anno, alla sua 17° edizione e si attende, già, la prossima, per potersi concedere nuovamente un così delizioso regalo. 

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