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Il dolore della Passione ha attraversato Ragusa: fede e memoria tra le pietre barocche. FOTO GALLERY
19 Apr 2025 18:19
Il silenzio ha parlato più forte di ogni parola.
È calato, come ogni anno, su Ragusa e su Ibla, nel Venerdì Santo che si fa rito, emozione, preghiera. È il silenzio denso della fede che attraversa i secoli e si fa presenza viva nei volti dei fedeli, nei passi lenti delle confraternite, nei simulacri della Passione che tornano a camminare tra la gente.
Nel cuore di Ragusa Superiore, al tramonto, ieri sera la processione si è snodata attorno alla Cattedrale di San Giovanni Battista. Le statue, giunte dalle varie chiese, si sono ricongiunte in un corteo unico: un mosaico sacro che racconta, stazione dopo stazione, l’agonia e l’amore. Cristo con la croce, l’Addolorata, il Cireneo, i soldati, la Veronica. Ogni simulacro un frammento di Vangelo visibile. Un popolo, composto e raccolto, ha seguito il corteo in preghiera, come a voler sollevare insieme il peso del dolore.
Poi la discesa nella città antica.
Ibla, con le sue luci soffuse e le pietre che raccontano storie antiche, ha vissuto il momento forse più toccante dell’intera Settimana Santa. Dal Duomo di San Giorgio, nel buio di una notte carica di attesa, sono usciti i simulacri del Cristo morto e dell’Addolorata. Nessuna parola, solo i ceri accesi, le note gravi della banda, il lento passo dei confratelli. Un corteo che attraversa i secoli: le prime attestazioni storiche di questa processione risalgono al 1713. Eppure, ogni anno, è come fosse la prima volta.
Le vie barocche, patrimonio dell’umanità, si sono fatte teatro del dolore e del raccoglimento. Le confraternite hanno guidato il cammino spirituale, dettando i tempi del corteo con una compostezza che è fede antica e sempre nuova.
E mentre il Venerdì Santo si spegne, già si guarda al giorno che verrà. Oggi, nella notte della veglia pasquale, si accenderà la speranza. E domani, giorno di Pasqua, Ibla vivrà il suo rito più atteso: la “Scinnuta” del Patrono San Giorgio. Dalla nicchia nella quale riposa tutto l’anno, la statua del santo cavaliere verrà fatta scendere e, affacciandosi dal portone del Duomo, annuncerà al popolo la Resurrezione del Signore. Le campane suoneranno a festa, la città esploderà di luce. Dopo il dolore, la gioia. Dopo il silenzio, il canto.
È questo il mistero pasquale. E Ragusa, con la sua fede e le sue pietre, lo racconta da sempre.










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