GRILLO A GENOVA INFIAMMA LA PIAZZA

Genova, 1 dicembre 2013 – E’ iniziata con la musica il v-Day di Genova, il terzo dopo quelli del 2007 e 2008 di Bologna e Torino, ma il primo da quando i 5 stelle sono entrati in Parlamento.

Fin da mezzogiorno alcune centinaia di ‘grillini’ si erano radunati sotto il palco a fianco della Questura e nelle aree limitrofe. Dalle 8 sono arrivati i bus provenienti da ogni parte d’Italia, sette da Torino, più di 10 quelli da Roma e Milano, 3 da Firenze, in arrivo quelli da Bologna, Bari, Salerno, ModenaEmpoli e Firenze

Non è ben chiaro quante persone fossero in piazza, c’è chi parla di 40.000, Mentana dice 150.000, mentre Grillo su Twitter parla addirittura di 200.000. Sta di fatto che i grillini, amareggiati e stupiti hanno ripetuto più volte “eravamo in tanti, ma pensavo fossimo di più”. L’evento clou è stato ovviamente l’intervento di Grillo, che ha attaccato Napolitano, i politici in generale e ha chiesto un referendum sull’euro.

“Non c’è più niente da sfasciare, diamo l’ estrema unzione a dei cadaveri” della politica “che si aggirano”, scandisce ai microfoni di Sky Beppe Grillo prima di salire sul palco. Poi si scalda con le battute: “Avete controllato se c’è Casini sul marciapiede?”, E spiega: “Siamo entrati dentro e abbiamo tolto la finta sacralità del Parlamento: ci abbiamo messo dentro i cittadini”.

Poi l’immancabile attacco al governo: “Sono mesi che parlano di Imu, Ici, Iuc e altro ma ormai si sono persi. Non sanno più neppure loro di cosa parlano. Sono degli zombi. Non non vogliamo piu’ neppure inveire su di loro”.

Il comico genovese non ha tralasciato nulla, e con la sua consueta rabbiosità e verve si è lanciato in un crescendo di slogan.

“Sono fiero di essere un populista insieme a voi. E siamo populisti arrabbiati”. E così attacca letta –  “Letta ha fatto tutta la vita il nipote di suo zio” – i sindacati – “sono esattamente come i partiti, bisogna andare oltre” – ma sorattutto il capo dello Stato: “E’ pronto l’impeachment per Napolitano. Rimarrai da solo, la tradirai da solo l’Italia, dobbiamo rifare il Paese”.

Un’ultima battuta è parsa richiamare il fervore fascista del bravo oratore Mussolini: per “vincere, dobbiamo vincere e vinceremo”. Per fortuna si è salvato in calcio d’angolo continuando nel dire: “Da qui deve partire una rivoluzione culturale e politica. Qui a Genova abbiamo inventato tutto. Non è più un sogno, siamo oltre. Dobbiamo andare a scoprire un mondo che c’è già, un mondo diverso fatto di solidarietà. Abbiamo 8 milioni di poveri. Dobbiamo fare pulizia, dobbiamo mandare a casa i politici”. 

Tra le altre idee lanciate e che hanno avuto grandissima risonanza sui media nazionali, quella della riforma dell’Euro. Il piano economico è chiaro: “Vogliamo un referendum per votare se rimanere dentro l’euro. Perché ci hanno truffato, ci siamo trovati dentro l’euro senza poter dire nulla”. Sulla legge elettorale attacca: “Questi politici sono mentitori, ci dicono che siamo per il Porcellum quando abbiamo raccolto migliaia di forme contro. Ma toglieremo loro la linfa, se vorranno fare politica dovranno fare come noi che non abbiamo sponsor del cazzo, né soldi pubblici ma abbiamo raccolto 200 mila euro di donazioni per organizzare questa giornata”.

Parla anche del papa, il leader dei 5 stelle: “Siamo andati oltre la piazza, ma ricordatevi quando è nato il Movimento, è nato il 4 ottobre, il giorno di San Francesco, siamo arrivati prima del Papa Francesco. Anche lui è grillino”. E ancora: “Aboliamo anche le regioni, facciamo un upgrade dopo le province”. “Ci siamo persi tutto, anche la solidarietà dei nostri figli. Non voglio un Paese che fa emigrare i giovani, i nostri figli non devono emigrare. Voglio un Paese che fa restare i nostri figli in Italia”.  

 La parola d’ordine  della manifestazione è stata  ‘Oltre’, in una esplicita ovazione per Dario Fo,che ha duettato con il leader del Movimento 5 Stelle. Fo ha sostenuto che il debito maturato con la frode dei derivati e dei titoli spazzatura “continuano a pagarlo i disoccupati, le donne e i giovani. Una rapina portata a buon fine non per salvare il paese ma per salvare le banche e le multinazionali“. Il Nobel ha poi detto che i responsabili culturali dei vari governi che si sono succeduti alla guida dell’Italia “sempre meno hanno ritenuto importante investire in sapere. Infatti quando un governo deve nominare un ministro alla cultura sceglie sempre un incapace, personaggi di scarto che non si saprebbe dove mettere“. “A questo proposito – ha detto Fo – ricordo un nostro ministro all’Economia, un certo Tremonti, che con prosopopea disse che con la cultura non si mangia. Una imbecillità galattica”.

 

 

 

 

 

 

 

 

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