FINO A QUANDO … FINO A DOVE?

C’è qualcosa di stucchevole nell’accanimento con cui i dirigenti del PDL continuano ad elaborare “strategie e stratagemmi” per difendere il loro leader dagli effetti di una sentenza oramai inappellabile, anche a costo di elaborare “azzardi linguistici” che mistificano la realtà.

Il problema, asseriscono, è “l’agibilità democratica” di un leader votato da 10 milioni di Italiani, tuttavia l’argomento è clamorosamente “peloso” perché gli effetti della condanna riguardano “solamente” la decadenza da senatore e l’ineleggibilità in caso di nuove elezioni, nessuno in Italia può vietare a un pregiudicato di continuare a fare politica senza rivestire “funzioni pubbliche”, peraltro il successo elettorale di Grillo dimostra senza alcun dubbio come sia possibile fare politica con risultati eccellenti (quasi 9 milioni di voti) pur non candidandosi e restando fuori dai “palazzi”, quindi il problema vero non è “l’agibilità democratica”!

Risulta poi grottesco che alcune delle norme che oggi turbano il sonno del PDL siano state votate o addirittura “volute” dal PDL stesso quando essendo maggioranza assoluta in parlamento “di  fatto” determinava l’attività legislativa; mi riferisco alla legge Severino sull’incandidabilità dei condannati con pene detentive superiori a 2 anni e all’inasprimento delle pene per il reato di prostituzione minorile che hanno portato a 7 anni la condanna in 1° grado per il leader del PDL per la vicenda Ruby; risulta difficilmente gestibile in termini logici e politici la ricerca di un “appiglio” per aggirare delle norme che lo stesso PDL ha ritenuto di applicare ai cittadini italiani. Allora appare evidente che il problema più che l’agibilità democratica è quello del “salvacondotto” che metta al riparo il leader dai “rischi” dell’applicazione di quelle leggi che loro stessi hanno ritenuto di dare agli Italiani. Decisamente difficile da giustificare!

Ed ecco che allora l’unica via praticabile rimane quella delle “persecuzione”, della delegittimazione del singolo giudice, ma perfino di tutti i magistrati coinvolti nelle vicende giudiziarie del leader, e pazienza se tutto ciò cozza con il “buonsenso” come nel caso della vicenda De Gregorio in cui non un magistrato, ma la “controparte” del turpe mercato abbia scelto il patteggiamento ammettendo la propria responsabilità; peraltro oramai dopo il pronunciamento del Parlamento sul fatto che veramente il leader era convinto che Ruby fosse la nipote di Mubarak il buonsenso … “l’è morto”.

E pazienza anche se delegittimare un organo sovrano dello stato è leggermente “eversivo” … la difesa del leader contempla anche questo rischio!

Purtroppo la china nella quale la democrazia italiana si è incanalata è sempre più ripida, in altri paesi è sufficiente una scorrettezza per essere “espulsi” dal circuito politico, in Italia con la scusa “pelosa” della presunzione di innocenza non bastava incredibilmente neanche il primo grado di giudizio, ma adesso addirittura nemmeno una sentenza definitiva!   

Questo tra la rassegnazione generale … si discute se esistano o meno i requisiti per la grazia … ma qual è il requisito minimo per scandalizzarsi?                                                                    

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