FERMATO SCAFISTA TUNISINO

Ragusa, mercoledì 10 settembre 2014. A distanza di poche ore dal fermo di 4 scafisti egiziani, nella tarda serata di ieri è stato arrestato BRABRA Ali nato a Sfax (Tunisia) l’11/12/1976 in quanto responsabile del delitto previsto dagli artt. 416 C.P. e 12  D.Lgs.vo 25.7.1998 nr. 286, ovvero si associava con altri soggetti presenti in Libia al fine trarne ingiusto ed ingente profitto compiendo atti diretti a procurare l’ingresso clandestino nel territorio dello Stato di cittadini extracomunitari. Il delitto è aggravato dal fatto di aver  procurato l’ingresso e la permanenza illegale in Italia di più di 5 persone; perché è stato commesso da più di 3 persone in concorso tra loro; per aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale delle persone esponendole a pericolo per la loro vita e incolumità ed inoltre per aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale le persone sono state sottoposte a trattamento inumano e degradante. Il fermato è ritenuto essere responsabile di aver procurato l’ingresso in Italia di 250 migranti eludendo i controlli di frontiera, mettendo in serio pericolo di vita tutti i passeggeri provenienti dall’Eritrea molti dei quali minori.

I FATTI

Alle ore 23,30 del 07/09/2014 la Capitaneria di Porto di Pozzallo riceveva dalla Centrale Operativa la disposizione di inviare la CP304 dove vi era un’imbarcazione di legno con circa 200 migranti a bordo scortata da due motovedette maltesi denominate P22 e P06. Alle ore 02,02 del successivo 08/09/2014 intercettava il convoglio. Alle ore 05,00 la CP 304 scortava il barcone dei migranti presso la banchina di riva del porto di Pozzallo e successivamente veniva autorizzata all’ormeggio presso la banchina militare. Alle ore 05,26 iniziavano le operazioni di sbarco che terminavano alle ore 06,45. Dal natante sbarcavano 159 uomini, 55 donne, 25 minori uomini e 12 minori donne per un totale di 251 persone provenienti per la maggior parte dall’Eritrea

Tutti i migranti venivano trasbordati ed a bordo di pullman trasferiti al C.P.A. di c.da Cifali a Ragusa.

ORDINE PUBBLICO ED ASSISTENZA

Le operazioni di sbarco al porto di Pozzallo venivano coordinate dal Funzionario della Polizia di Stato della Questura di Ragusa responsabile dell’Ordine Pubblico. A tali operazioni partecipavano 30 Agenti della Polizia di Stato ed altri operatori delle Forze dell’Ordine, la Protezione Civile, la Croce Rossa Italiana ed i medici dell’A.S.P. per le prime cure.

Completate le fasi di assistenza in banchina, tutti i migranti venivano fatti salire a bordo dei pullman per il trasferimento presso il C.P.A. di c.da Cifali a Ragusa.

Una volta giunti al centro i migranti venivano sottoposti alle procedure di identificazione da parte dell’Ufficio Immigrazione della Questura e della Polizia Scientifica.

Particolarmente complesse le operazioni di trasferimento in quanto il tutto avveniva a distanza di 8 ore dal precedente sbarco.

Il lavoro dell’Ufficio Immigrazione della Polizia di Stato è molto complesso e deve essere espletato in tempi ristretti così da permettere un immediato invio degli ospiti in strutture d’accoglienza.

La Polizia di Stato ha predisposto già il servizio di Ordine e Sicurezza Pubblica per la gestione di eventuali flussi migratori in arrivo. 

LE INDAGINI

Gli uomini della Squadra Mobile della Questura di Ragusa e del Servizio Centrale Operativo (Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato), collaborati da un’aliquota della Compagnia Carabinieri di Ragusa e da un’aliquota della Sez. Op. Nav. della Guardia di Finanza di Pozzallo nonostante già a lavoro da diverso tempo per l’individuazione degli scafisti dello sbarco di qualche ora prima (successivamente ha portato al fermo di 4 egiziani), hanno rimodulato i team di investigatori così da espletare le indagini contemporaneamente.

Le indagini sono sempre particolarmente complesse, ma in questo caso la difficoltà era legata al fatto che durante l’escussione di alcuni testimoni dello sbarco di giorno 7 giungeva la notizia che alle prime ore del mattino sarebbe approdato un peschereccio carico di migranti scortato dalle motovedette maltesi ed italiane.

Immediate le indagini ed i contatti radio con il personale della Capitaneria di Porto che riferiva della presenza di un soggetto di carnagione più chiara rispetto a tutti gli altri presumibilmente eritrei.

Appena giunti in porto gli investigatori individuavano subito il tunisino e lo isolavano dal gruppo di migranti. Questa scelta di isolamento permette alla Polizia Giudiziaria di dare serenità ai migranti durante le interviste dei testimoni da parte degli investigatori.

Tutti i migranti a bordo venivano fatti scendere rifocillati e fatti salire a bordo dei pullman per il trasferimento in c.da Cifali dove erano già in corso le indagini per lo sbarco di qualche ora prima.

Appena giunti i nuovi migranti ed il tunisino sospettato di essere lo scafista le indagini subivano una battuta d’arresto al fine di rimodulare uomini e mezzi.

È importante escutere i testimoni sin dai primi momenti, quindi si procedeva a dividere gli investigatori in due team e procedere contestualmente all’individuazione degli scafisti di entrambi gli sbarchi.

Mentre uno dei team concludeva le indagini che portavano al fermo di 4 scafisti egiziani, l’altro aveva già individuato gravi indizi di colpevolezza stante le prime indicazioni date dai testimoni.

La Polizia Scientifica a seguito di accertamenti sull’identità riferiva che il tunisino era già stato in Italia e per lui il primo ingresso risaliva al 1999 a Lampedusa.

Dagli accertamenti in banca dati interforze, veniva appurato che l’uomo dopo l’ingresso nel 1999 aveva commesso diversi reati, come furto e ricettazione, successivamente espulso perché clandestino.

Dal 2004 al 2014 aveva tentato l’ingresso ben 7 volte, 2 ad Agrigento, 2 a Lampedusa, 2 a Siracusa e l’ultima a Trapani a luglio di quest’anno. Tutte le volte era stato sempre respinto e condotto in Tunisia, forse questo lo determinava a fare lo scafista e quindi giungeva lunedì mattina a Pozzallo ma veniva poi fermato in c.da Cifali a Ragusa in quanto a suo carico sono stati raccolti gravi indizi di colpevolezza.

Considerati gli elementi raccolti gli investigatori sottoponevano a perquisizione il tunisino considerato che l’esperienza insegna che le modalità di occultamento del denaro sono le più disparate (poche settimane addietro hanno nascosto il denaro nelle infradito). L’esito della perquisizione dava esito positivo difatti all’interno delle cuciture dei pantaloni venivano rivenuti ben 700 dollari nuovi di zecca, parte del compenso a lui dato dai libici e debitamente sequestrato.

L’uomo dopo una parziale ricostruzione della sua condotta illegale e dei suoi continui ingressi ed espulsioni, riferiva di non voler più parlare e non dava alcuna spiegazione in merito al suo ruolo di scafista.

La professionalità degli uomini che hanno svolto le indagini di Polizia Giudiziaria ha permesso di individuare anche questa volta l’autore di questo traffico di migranti ormai diventato un enorme businnes per gli organizzatori, in questo caso libici con la correità del tunisino.

Stante quanto dichiarato dai testimoni gli organizzatori hanno incassato 1.650 dollari a passeggero adulto, per un totale di 400.000 dollari.

LA CATTURA

Le indagini condotte dagli investigatori durate 28 ore continuative, hanno permesso anche questa volta di sottoporre a fermo di indiziato di delitto il responsabile del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Al termine dell’Attività di Polizia Giudiziaria coordinata dalla Procura della Repubblica di Ragusa gli investigatori hanno catturato il capitano del peschereccio che dopo le formalità di rito e l’identificazione da parte della Polizia Scientifica è stato condotto presso il carcere di Ragusa a disposizione dell’Autorità Giudiziaria Iblea impegnata in prima linea sul fronte immigrazione, considerato che dopo il fermo iniziano tutte le fasi processuali particolarmente complesse.

BILANCIO ATTIVITA’ DI CONTRASTO ALLA CRIMINALITA’ STRANIERA

Sino ad oggi, solo nel 2014 sono stati arrestati 121 scafisti e sono in corso numerose attività di collaborazione con le altre Squadre Mobili siciliane della Polizia di Stato (coordinate dal Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine) al fine di permettere scambi informativi utili per gestire indagini sul traffico di migranti dalle coste del nord Africa a quelle Italiane.

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