Negli ospedali della provincia di Ragusa si sta verificando una vera e propria fuga di medici, con dimissioni sempre più frequenti che stanno lasciando interi reparti sguarniti. La sanità pubblica iblea rischia, almeno in alcuni reparti, il collasso, schiacciata dalla carenza di personale e da condizioni di lavoro ormai insostenibili. Un problema che in verità […]
ETICHETTA SUGLI ALIMENTI, MANDARA’ CHIEDE PIU’ CONTROLLI
21 Gen 2011 22:12
Il Reg.178/2002 della Comunità Europea dispone che dal 1° gennaio 2005 diventi cogente la rintracciabilità ed, in particolare, all’art.18: “E’ disposta in tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della distribuzione la rintracciabilità degli alimenti, dei mangimi, degli animali destinati alla produzione alimentare e di qualsiasi altra sostanza destinata o atta a entrare a far parte di un alimento o di un mangime”. L’obbligo è esplicitato e dettagliato quindi per produttori, trasformatori e distributori. In Italia, la Norma UNI 10939: 2001 definisce la rintracciabilità come “la capacità di ricostruire la storia di un prodotto e delle sue trasformazioni con informazioni documentate”.
Le imprese (con le loro associazioni, organizzazioni, consorzi, ecc.) scelgono la rintracciabilità non solo per ottemperare a norme cogenti, ma soprattutto come strategia di sviluppo per vari obiettivi, quali una risposta ad una inquietudine del mercato e dei consumatori, uno strumento di gestione interna del rischio, di coordinamento di filiera (rapporto clienti / fornitori), di vantaggio competitivo, un requisito di conformità ai fini della certificazione di qualità, ecc. Vi sono, inoltre, due tipologie di tracciabilità: interna e di filiera. La prima è la tracciabilità lungo tutto il processo o la trasformazione svolta da ciascun partner sui suoi prodotti. Si concretizza in una serie di procedure interne specifiche di ciascuna azienda, che consentono di risalire alla provenienza dei materiali, al loro utilizzo e alla destinazione dei prodotti. La tracciabilità di filiera è un processo interaziendale, – che risulta dalla combinazione dei processi di tracciabilità interni a ciascun operatore della filiera, uniti da efficienti flussi di comunicazione. La realizzazione di sistemi di tracciabilità interna costituisce dunque – prerequisito senza il quale non vi può essere tracciabilità di filiera.
La tracciabilità di filiera è un processo non governabile da un singolo soggetto, ma basato sulle relazioni tra gli operatori; per questo motivo necessita il coinvolgimento di ogni soggetto che ha contribuito alla formazione del prodotto ed è di più complessa e difficile realizzazione.
Tale quadro normativo viene elogiato dal Presidente della Quinta Commissione Provinciale sull’agricoltura e sviluppo economico, Salvatore Mandarà: “Le norme parlano chiaro e vanno a sostegno della qualità dei prodotti di casa nostra. Troppo spesso, infatti, senza l’etichetta si rischiava di acquistare prodotti provenienti dalla Spagna, dal Marocco, ecc. Noi tutti sappiamo che acquistando le primizie coltivate dai nostri produttori, aiutiamo l’economia del settore agricolo che si trova in una situazione di piena crisi, ma facciamo anche del bene alla nostra salute, viste le qualità organolettiche che possiedono. Bisogna rilevare però che è necessario operare dei controlli atti a verificare il rispetto delle norme sull’etichettatura e mi rivolgo quindi a Sua Eccellenza il Prefetto di Ragusa in modo tale che i consumatori e i produttori siano più tutelati”. (Elisa Montagno)
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