EROSIONE SPIAGGE: STOP AI TONI DRAMMATICI PER FAVORIRE LA CEMENTIFICAZIONE

Giorni addietro su un quotidiano  abbiamo letto un ampio articolo relativo all’erosione delle spiagge del litorale siciliano. Seppur  per qualche  aspetto l’articolo si presenti  interessante e condivisibile,  ci sentiamo di esprimere alcune perplessità al riguardo.

Innanzi tutto, notiamo  l’estrema drammatizzazione con cui viene trattato il tema: toni apocalittici che per molti aspetti sembrano, a nostro parere, eccessivi.

Come esempio di estrema erosione del litorale siciliano viene preso in considerazione il presunto arretramento della spiaggia di Sampieri, calcolato sulla base di uno studio della Regione Sicilia (sarebbe stato opportuno specificare a quanto risale), in cui si afferma che il settore orientale e centrale sono in arretramento rispettivamente di 13 e 4 metri; mentre il settore occidentale presenta addirittura un leggero avanzamento. Queste misure, peraltro non elevate,  non significano nulla, trattandosi di una pocket beach, esse sono paragonabili anche a delle  variazioni stagionali che normalmente si verificano  nel corso dell’anno.

Probabilmente si trattava di uno studio che faceva riferimento a dati di qualche anno fa. Allo stato attuale, osservando le immagini cronologiche di google, anche una persona non competente potrà accorgersi che è almeno dal biennio 2009-2011 che la spiaggia di Sampieri non presenta questi “tragici arretramenti”. 

Poniamo l’accento sull’estrema drammatizzazione di questi eventi, dato che in questi ultimi anni abbiamo assistito ad un “fiorire” di progetti di ripascimento e di antropizzazione della nostra costa attraverso pennelli e barriere  di dubbia utilità. Tutti questi progetti avevano ed hanno come denominatore comune la “supposta” risoluzione di una problematica locale, magari ingigantita dai media, ma ,in molti casi, ignoravano che la realizzazione di un dato progetto in una porzione di litorale  avrebbe potuto causare un danno al litorale immediatamente adiacente o addirittura a zone distanti  decine di chilometri, così come è accaduto con la realizzazione  dell’infrastruttura portuale  lungo il litorale di Eraclea Minoa, uno dei casi riportato nell’articolo.

Purtroppo, come ripetiamo da anni, esempi di errate progettazioni sono molteplici ed evidenti lungo le nostre coste.  La lezione delle barriere frangiflutti realizzati a Donnalucata una trentina di anni fa che ha determinato l’erosione immediatamente ad Est nella zona di Arizza Spinasanta, a cui si è dovuti attualmente intervenire con la realizzazione di orribili pennelli, evidentemente non è bastata.

Non di rado, abbiamo osservato che un intervento che sembrava apparentemente necessario viene successivamente declassificato come inutile  in quanto non si trattava di un irreversibile processo erosivo ma di una normale variazione ciclica a carattere pluriennale.

Tutti questi fallimenti progettuali  avrebbero dovuto dare uno stimolo verso una gestione dei litorali più oculata, invece hanno  causato l’effetto contrario: una spinta speculativa che ha investito ed investirà le nostre coste con “pietrame”.  

Speriamo (sarebbe finalmente ora !) che  a qualcuno inizi  a sorgere il  dubbio che buttare “pietrame” a mare non sia cosi tanto vantaggioso alla collettività ma solo a chi ha interesse a farlo. 

Se i  nostri amministratori ,come i media locali, pensano che la realizzazione di “pennellini”  e “barrierine”,  peraltro vietati dal piano paesaggistico,  serva ad attirare turisti, comunichiamo loro  che  prenderanno  sola un gran “cantonata”. L’aspirazione del nostro mare  non è certamente quella di “scimmiottare” il  litorale romagnolo. Nessun turista si sognerebbe mai di sorbirsi centinaia di chilometri in più per osservare del “pietrame” che possono  tranquillamente “ammirare”  in zone a loro molto più vicine.

 

 

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