ENZO BUSCEMI ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE DEI SOCI DI FEDERPREZIOSI

Enzo Buscemi, presidente provinciale del sindacato gioiellieri, ha partecipato, nella qualità di consigliere nazionale, all’assemblea dei soci di Federpreziosi, la prima della rinnovata federazione aderente a Confcommercio. Federpreziosi ha  concretizzato un progetto di crescita e di sviluppo finalizzato ad aumentare il suo livello di rappresentatività non solo in ambito confederale, riunendo tutta la filiera del comparto orafo gioielliero ed argentiero, ma nei confronti di istituzioni governative, autorità, enti, associazioni e sindacati a livello nazionale e internazionale, attraverso un ampliamento della base associativa, in un contesto socio economico che oramai lascia ben poco spazio all’individualismo. “Dalla relazione del presidente nazionale Giuseppe Aquilino – afferma Buscemi – emerge un quadro non certo esaltante della realtà che l’intero settore si trova ogni giorno ad affrontare: una situazione di vera e propria emergenza, in primo luogo come conseguenza diretta di una crisi generalizzata dei consumi che – se nel primo semestre del 2012 aveva lasciato spazio a qualche tiepido ottimismo – non ha accennato e non accenna a invertire la tendenza, sia per le incertezze sui mercati sia per la spinta della speculazione finanziaria. Dalle rilevazioni condotte da Federpreziosi nell’ambito del dettaglio, per il solo terzo quadrimestre dello scorso anno si registra un calo generalizzato delle vendite per tutti i prodotti  “preziosi” pari al -22%.  E altrettanto negative si presentano le prospettive per il 2013. Pesano le difficoltà di accesso al credito, con moltissime aziende, dalla produzione alla distribuzione, che lamentano da ormai troppi anni il problema nel reperire finanziamenti e prestiti dal sistema bancario”. Oltre che dalla stretta creditizia generalizzata – Bankitalia ha registrato, nel solo mese di aprile,  una flessione del 3,7% con tassi di interesse in aumento – il comparto dei preziosi è pesantemente penalizzato dall’andamento della materia prima e dalla crisi del “prestito d’uso”. “Le politiche restrittive adottate dagli istituti di credito – continua Buscemi – hanno determinato carenza di liquidità che molto spesso si è tradotta nel blocco della produzione e nella conseguente messa in mobilità del personale dipendente”.

 

 

 

 

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