EMERGENZA SBARCHI

L’Unione Europea, che dal 2000 dichiara di voler prevenire e combattere il traffico di esseri umani, sta, di fatto, permettendo che profughi e migranti attraversino il Mediterraneo mettendo la propria vita nelle mani di organizzazioni criminali.

La cosa è tanto più grave in quanto il Trattato sul Funzionamento dell’Unione prevede una responsabilità diretta in materia di gestione integrata delle frontiere (art. 77), di gestione di tutte le fasi del processo migratorio (art. 79), di accoglienza delle persone (art. 78) e di condivisione degli oneri, non solo finanziari, tra tutti i paesi membri (art. 80).

Si tratta di norme che, a pochi anni dall’entrata in vigore, hanno trovato solo una parziale traduzione legislativa, il che conferma l’assenza di volontà politica da parte degli Stati membri di risolvere in modo unitario il problema.

È compito dell’Italia, in questo semestre europeo, promuovere l’attuazione organica e solidale di tutte le disposizioni dei trattati in materia di frontiere, immigrazione, asilo e integrazione dei migranti.

La zona euromediterranea deve cessare di essere una fortezza da rendere inespugnabile e deve invece diventare uno spazio di cooperazione e solidarietà tra i popoli.

Nella contingenza, per risolvere l’emergenza sbarchi, ci vuole una risposta politica immediata.

Le nostre proposte, che ricalcano quelle de l’Altra Europa, sono le seguenti.

Occorre prevedere d’urgenza l’apertura di corridoi umanitari tra le coste dell’Africa e le coste europee, prima a terra e poi in mare, sotto la tutela delle Agenzie delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea, così da impedire nuove tragedie e garantire l’effettivo esercizio del diritto d’asilo in tutti i paesi di transito. Questo vuol dire anche stroncare le nuove mafie dei trafficanti di uomini, che si arrichiscono e proliferano sulla pelle dei migranti.

Occorre approntare canali di ingresso legale dove un sistema di traghetti e voli charter sostituisca le carrette del mare, e istituire postazioni dell’Onu e dell’Unione Europea nei principali porti di partenza e nei campi di transito, dove identificare, tutelare e dotare i profughi di visti provvisori. Occorre smistare gli arrivi fra i vari porti e aeroporti attrezzati per l’accoglienza, così da governare razionalmente la distribuzione sul territorio europeo dei singoli e delle famiglie; occorre far cessare l’insostenibile pressione patita dagli abitanti degli attuali luoghi d’arrivo degli scafisti, tra cui anche Pozzallo, che spesso si trovano, con grande generosità, a supplire l’abissale assenza dello Stato e dell’Unione Europea.

A tal fine bisogna assicurare la libertà di movimento e il mutuo riconoscimento. Urge quindi rendere permeabili i confini interni dell’Unione Europea, abrogando le norme nazionali e le prassi amministrative che nello spazio Schengen limitano la libertà di movimento delle persone, così come la libertà di scegliere dove vivere e la libertà di riannodare i propri affetti. Chiunque si trovi nello spazio europeo, indipendentemente dalla sua cittadinanza, deve poter godere del pieno esercizio di pari diritti, così come chiede la Carta di Lampedusa, cui noi facciamo riferimento.

Per questo chiediamo la chiusura di tutti i centri di detenzione per migranti e profughi, comunque si chiamino, che configurano una forma di detenzione extra ordinem. Urge, allo stesso titolo, il “mutuo riconoscimento” delle decisioni sull’asilo, alla stregua di quanto già avviene per le decisioni di espulsione, così che le persone siano libere nel movimento e nel ricongiungimento familiare dentro lo spazio dell’Unione. Urge semplificare le procedure di richiesta dello status di rifugiato e di domanda d’asilo, così come urge l’istituzione di un sistema di visti temporanei richiedibili presso tutte le ambasciate degli Stati dell’Unione Europea nei vari paesi del mondo, per chi fugge da situazioni di guerra o di persecuzione o di rischio per la vita.

Occorre approntare al più presto una normativa capace di restituire dignità giuridica ai rifugiati, che metta fine alle politiche di esternalizzazione dell’asilo con cui l’Unione Europea attualmente demanda la competenza della protezione internazionale agli Stati di transito.

Urge inoltre tutelare i minori non accompagnati. In Italia ne sono arrivati, nell’ultimo anno e mezzo, quasi 6.000. Molti di loro sono trattenuti da mesi in strutture inadeguate, che non prevedono percorsi di formazione né di integrazione; altri hanno eluso la sorveglianza e sono del tutto privi di protezione.

La crisi migratoria mostra quanto sia urgente una politica estera attiva dell’Europa, attualmente impedita da sterili sovranità nazionali, gelosamente custodite.

La generosità del popolo siciliano è grande, ma non basta.

Ci appelliamo a Sindaci e Prefetti di tutta l’Isola affinchè pretendano, anche con gesti estremi, dalle istituzioni nazionali e comunitarie, (ed i trattati ci sono e parlano chiaro in questo senso), che l’emergenza venga risolta.


 

 

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