Donazione straordinaria a Palermo: prelevato fegato da un 90enne, salvata una vita

Un intervento straordinario, che segna una svolta nel campo della donazione di organi in Sicilia e rappresenta un traguardo significativo per la medicina trapiantologica italiana. All’Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti Villa Sofia-Cervello di Palermo è stato eseguito con successo un delicato prelievo di fegato da un paziente ultranovantenne, un evento eccezionale per l’età del donatore, che testimonia l’elevatissimo livello di competenza, coordinamento e organizzazione raggiunto dal sistema sanitario regionale.

L’intervento – considerato tra i più rilevanti degli ultimi anni – è stato condotto dall’Unità operativa complessa di Anestesia e Rianimazione 1 diretta da Letterio Curatola, con il coordinamento delle attività di prelievo affidato a Fabio Cuccia, responsabile aziendale per i trapianti. A operare è stata una squadra multidisciplinare composta da anestesisti, rianimatori, chirurghi, infermieri, operatori socio-sanitari e psicologi del Centro regionale trapianti della Sicilia, guidato da Giorgio Battaglia.

Il fegato, giudicato idoneo dai team del Centro regionale trapianti e del Centro nazionale trapianti dopo un’attenta valutazione clinica e istologica, è stato trapiantato con successo in un paziente in lista d’attesa presso una struttura altamente specializzata.

«Si tratta di un risultato che dimostra come l’età anagrafica non sia sempre un limite invalicabile quando si parla di donazione d’organo – spiegano gli operatori coinvolti – ma che il criterio guida resta la qualità dell’organo e la tempestività dell’intervento».

Determinante, in tutte le fasi, la sinergia tra i professionisti: anestesisti Ivana Agrusa, Gaetano Burgio, Claudia Bianco (Ismett); rianimatori Francesca Montalto, Alessandro Garofano, Davide Capone; il chirurgo Caterina Accardo (Ismett); il direttore del laboratorio analisi Orazia Diquattro; il personale di sala operatoria e Oss Giovanni Morfino, Silvia Roberti, Gianfranco De Luca, Ornella Di Gaetano. Un ruolo chiave è stato svolto anche dagli psicologi del CRT, tra cui Elza Cannistraro, e dagli specialisti in radiologia e cardiologia diretti da Giuseppe Bonsignore e Carlo Cicerone.

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