Dipendenti Asp Caltanissetta assenteisti, 18 indagati

Frequenti assenze dal posto di lavoro durante il turno di servizio per svolgere impegni privati e badge timbrati per conto dei colleghi. L’ultima indagine sui ‘furbetti’ del cartellino colpisce alcuni dipendenti dell’ospedale Vittorio Emanuele di Gela, in provincia di Caltanissetta. Gli indagati sono complessivamente 18 e per sette di loro, tutti dipendenti dell’Asp, sono scattate alcune misure cautelari.

L’operazione, denominata ‘Exit’, e’ stata portata a termine dalla polizia: contestate diverse condotte di truffa aggravata connotate dall’abuso di prestazione d’opera e in violazione dei doveri inerenti all’esercizio di un pubblico servizio, unite dal vincolo della continuazione del reato. L’interdizione di tutte le attivita’ inerenti il proprio ufficio all’interno dell’ospedale per un anno e’ scattata nei confronti di un assistente amministrativo, di un collaboratore tecnico professionale e di una coadiutrice amministrativa. Obbligo di firma per due volte al giorno, prima e dopo il lavoro, per un coadiutore amministrativo esperto, un assistente amministrativo esperto, una collaboratrice amministrativa professionale e un programmatore. L’indagine, coordinata dalla procura di Gela, e’ partita nel settembre del 2019, a seguito di un intervento effettuato negli uffici dell’ospedale Vittorio Emanuele. Gli agenti intervenuti avevano raccolto lo sfogo di un utente che lamentava inefficienze e diseconomie organizzative e funzionali della struttura sanitaria.

A questo punto sono stati installate alcune telecamere nascoste nelle postazioni ‘badge’ dell’ospedale, presso l’accesso principale di via Palazzi e in quello di via Europa. Da gennaio e febbraio 2020 gli investigatori hanno avuto “molteplici riscontri” riguardo alle condotte sospettate da parte degli impiegati. La polizia parla di “una serie di preoccupanti episodi di assenteismo da parte del personale” della struttura sanitaria e di “pervicacia” da parte di alcuni indagati nel mettere in atto le condotte contestate “in spregio non soltanto ai dettami del codice penale ma anche ai doveri deontologici connessi all’esercizio di una pubblica funzione”.

Numerosi gli episodi di assenteismo contestati e riferibili ad appena due mesi di riprese video, “segno evidente – evidenziano gli investigatori – di una dilagante noncuranza dei doveri d’ufficio inerenti alla pubblica funzione esercitata”.

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