È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
DEFORESTAZIONE IN AMAZZONIA
02 Gen 2013 18:40
Un gruppo di ricercatori, guidati dal prof. Jorge Rodrigues dell’universita’ di Arlington, Texas, (in collaborazione con l’Università dell’Oregon, del Massachusetts, con la Michigan State University e con l’Università di San Paolo, Brasile) ha pubblicato uno studio sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences dove vengono riportati i dati che esprimono una preoccupante perdita di biodiversita’ tra gli organismi microbici in Amazzonia. Questo studio misura gli effetti devastanti di una sempre più criminosa e incontrollata deforestazione, che ormai da decenni sta infliggendo ferite mortali alla più grande e maestosa foresta pluviale del Pianeta, e purtroppo non solo ad essa. I microrganismi, come tutte le specie, animali, vegetali, micotiche ecc., sono fondamentali per la vita poiché regolano i delicatissimi equilibri degli ecosistemi.
“I risultati indicano che la perdita di diversi tipi di comunità batteriche conduce ad una omogeneizzazione biotica ed una perdita netta della diversità a livello globale; sappiamo da tempo che la conversione di foresta pluviale in Amazzonia in terreni adatti all’agricoltura comporta una perdita di biodiversità di piante e animali. Ora sappiamo che anche le comunità microbiche, molto importanti per l’ecosistema, subiscono perdite significative” ha affermato Rodrigues.
Lo studio ha analizzato 100 chilometri quadrati di foresta e quasi 40 di questi riguardavano un’area ridotta a coltivazioni intensive. Per gli scienziati, questa perdita della variabilità genetica nei batteri di una foresta convertita ad uso agricolo, potrebbe ridurre la capacità degli ecosistemi di adattarsi ai mutamenti anche a livello globale. La perdita di diversità biologica è tanto più preoccupante in quanto il processo che accompagna le trasformazioni ambientali è assolutamente irreversibile.
La scoperta e’ importante ”perche’ sostiene l’idea che anche i microbi possono essere influenzati dai cambiamenti ambientali causati dall’uomo. I microbi hanno un ruolo fondamentale nei processi ambientali, come il riciclo delle sostanze nutrienti, la produzione di acqua pulita e la rimozione di sostanze inquinanti”; quindi una loro diminuzione sconvolge gli ecosistemi influenzando negativamente tali fattori.
“L’espressione «diversità biologica» significa la variabilità degli organismi viventi di ogni origine, compresi gli ecosistemi terrestri, marini ed altri ecosistemi acquatici, ed i complessi ecologici di cui fanno parte; ciò include la diversità nell’ambito delle specie, e tra le specie degli ecosistemi” (Questa la definizione di biodiversità, stipulata durante la Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e sullo sviluppo tenutasi nel 1992 a Rio de Janeiro).
È il risultato di miliardi di anni di evoluzione della selezione naturale sulle caratteristiche genetiche e morfologiche delle specie che ha portato alla sopravvivenza di quelle che maggiormente si sono adattate ai cambiamenti ambientali. È un processo in continua trasformazione, che porterà alla futura evoluzione delle specie e degli ambienti. È dalle specie attuali che l’evoluzione formerà quelle nuove, quindi meno specie oggi, meno biodiversità in futuro.
Maggiore variabilità genetica c’è all’interno di una singola specie, più possibilità avrà questa di sopravvivere, di adattarsi e di resistere ad agenti patogeni o cambiamenti improvvisi dell’ambiente circostante. La perdita di patrimonio genetico da parte di una specie espone questa ad un rischio maggiore di estinguersi. È di fondamentale importanza quindi, per la conservazione delle specie, il mantenimento della diversità genetica nelle popolazioni naturali.
Dal Dossier Legambiente: “Bisogna pensare alla biodiversità come una risorsa fondamentale per lo sviluppo, in quanto serbatoio di risorse, dal cibo alle medicine (molte specie di piante selvatiche vengono usate per scopi medicinali come il chinino usato per curare la malaria o la morfina per la terapia del dolore), dall’industria (produzione di fibre tessili e legname) ai prodotti di origine animale (lana, seta, cuoio etc.). La biodiversità, infine, è una ricchezza economica anche per la sua fruizione. Basti pensare al boom del turismo ecologico e alle 100 milioni di presenze negli esercizi ufficiali delle aree protette solo nel nostro Paese. E se comunemente il concetto di biodiversità si associa alla diversità animale e vegetale, non va però dimenticato l’aspetto culturale del termine, che può esprimersi in vari modi, dalla diversità di linguaggio alla diversità di religioni, alle tecniche di coltura e allevamento, alle tradizioni, all’arte etc.
Valorizzare le conoscenze e sviluppare strategie mirate a conservare la biodiversità genetica dell’ambiente che ci circonda è fondamentale anche per la nostra stessa sopravvivenza.
Per tutelare questo bene è quindi fondamentale il contributo che le diverse politiche locali e nazionali possono dare nell’implementare l’avvio di processi di sviluppo finalizzati non solo alla conservazione e alla salvaguardia della biodiversità ma anche alla promozione di un uso sostenibile delle risorse dal punto di vista ambientale, economico e sociale”.
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