CULTURA ED ECONOMIA

 

La cultura soffre un grave periodo di crisi, dati i tagli apportati ad essa , a livello nazionale regionale ed europeo: molti teatri chiudono le programmazioni come il Teatro “Vittorio Emanuele” di Messina. Il teatro Bellini di Catania, il Teatro Massimo di Palermo soffrono la crisi, per non parlare dei Festival delle manifestazioni in genere che risentono dei tagli e delle decurtazioni, le Associazioni, le Compagnie. Le Sovrintendenze ai Beni culturali si vedono tagliati i fondi e questo significa meno interventi e crescita dei territori.

Il superfluo non serve in un momento di crisi, ma un territorio non può essere valorizzato non può crescere turisticamente se non lo si valorizzi e se non offra al turista la sua appetibilità.

Quindi quello che può essere reputato superfluo non lo è nella prassi.

Tutela e valorizzazione sono stati alcuni dei temi trattati in un incontro televisivo su “Piano per il sud:quali prospettive?” dal Sovrintendente ai Beni Culturali  dell’ambiente e dell’identità siciliana sez. di Ragusa, Alessandro Ferrara che ha messo in evidenza i problemi in cui versa la Sovrintendenza oggi anche in relazione ai tagli della nuova finanziaria regionale: solo mille euro nelle casse della Sovrintendenza. Dove reperire i fondi? Dal ritorno economico dei Beni culturali dai siti? Accordi con il Comune per dividere gli introiti?  

Quanto detto non vale solo per la nostra provincia, ma anche per le altre province, e , se guardiamo all’Italia, la situazione non è più rosea.

Chiedere ai privati sembra essere una via d’uscita al problema, ma l’iter burocratico è farraginoso:permessi , autorizzazioni, carte: la vera piaga dell’Italia, la burocrazia!

Claudio Forti, autore, drammaturgo, porta l’esempio del teatro Baluardo Velasco di Marsala, che vive con i contributi degli sponsor privati, proponendo qualità di programmazione e coinvolgimento del territorio.

Da Mario Gaziano, Presidente del Festival Pirandelliano, arriva la proposta agli istituti bancari di riservare il 2% degli introiti alla cultura in senso ampio: le banche, d’altronde sono le uniche che risentono meno della crisi economica: non pagano neanche l’Imu, in quanto “ enti filantropici”. E’ un’idea, una proposta di possibile accoglienza.

La cultura, comunque, non è una palla al piede all’economia, ma è prioritaria, e non superflua per la crescita di un popolo, di un territorio, e l’impoverimento di essa comporta arresto nella crescita materiale ed immateriale.

 

 

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