“COSE DI SICILIA NELLE PAROLE RACCONTATE” HA APERTO LA STAGIONE CON “NATO IN SICILIA” DI ENZO RUSSO.

Il tema della “similitudine”, i caratteri peculiari della Sicilia di ieri e di oggi, l’insularità come metafora della vita, lo scoprire che il mondo in cui si è nati, ma per poco tempo vissuto, è una caleidoscopio di contraddizioni e di virtù mai conosciute prima.

Nella storia del protagonista di “Nato in Sicilia”, Pietro Lanza, Enzo Russo, scrittore intenso e raffinato, ha voluto sintetizzare le peculiarità ataviche e ferme di una Sicilia plurima, cangevole e quindi ingannevole.

“Nato in Sicilia”, un’opera di grande fortuna giunta alla sua quattordicesima edizione, ha aperto, ieri sera, la stagione letteraria “Cose di Sicilia nelle parole raccontate” nel foyer del Teatro Garibaldi nell’ambito del cartellone letterario promosso dall’amministrazione comunale, dalla Fondazione Teatro Garibaldi, dall’Ente Liceo Convitto e dal Consorzio degli operatori turistici della Città.

Presente l’autore, il critico letterario, Peppe Pitrolo, l’attore Carlo Cartier che ha letto, al numeroso e attento pubblico, alcuni passi del testo, la serata si è svolta all’insegna del dialogo e del confronto, anche con il pubblico, sui vari temi che sono emersi nel corso della discussione tra i protagonisti della serata.

“In Sicilia, la famiglia ha avuto un ruolo preponderante, riflette Enzo Russo, essa è stata al centro di tutto, massificante, sino al punto da proteggere figli insani, delinquenti e scatenare faide tra le famiglie mafiose per generazioni. La similitudine di cui oggi parliamo è un concetto ambiguo. Preferisco parlare d’insularità: questo è quello che ci rende diversi. Quella insularità che ha forgiato abitudini, consuetudini e quindi la storia”.

La mafia del Kalasnikov,  che stermina e domina con i capibastone che gestiscono una loro economia derivante da azioni criminali, quella dei colletti bianchi parassita e coperta dai ruoli pubblici che consuma risorse che sono di tutti.

Adesso in Lombardia si è infiltrata in forze. Ma i lombardi se ne sono accorti di recente e non sanno neanche lontanamente che cosa è la mafia. Le stragi di Capaci e di Piazza D’Amelio hanno reciso il cordone ombelicale alla mafia più sanguinaria. I capi sono stati garantiti alla giustizia e non hanno lasciato eredi: questi sono troppo occupati a dissipare patrimoni non da loro costruiti.

Enzo Russo è anche presidente dell’associazione antiracket e antiusura “Noi e la Sicilia” che si è costituita a Mazzarino  due anni fa. Vi aderiscono 350 persone: imprenditori, professionisti, studenti, preti.

E su questa esperienza si occuperà la nuova opera che sta scrivendo e che andrà alle stampe in autunno.

Prossimo appuntamento, la presentazione di “Io, Killler mancato” di Francesco Viviano, firma autorevole del quotidiano “La Repubblica”. L’autore ne parlerà con il giornalista Michele Nania.

 

Il racconto “Nato in Sicilia”

A sette anni, il giorno stesso del funerale della madre, Pietro Lanza viene condotto a Milano da uno zio scapolo, lontano dalla Sicilia, dal padre a da tutto quello che aveva lasciato laggiù. Troppo piccolo per capire, senza nessuno che lo aiuti a ricordare, Lanza rinuncia alla memoria, perdendo progressivamente interesse a tutto ciò che non sia un presente tranquillo, privo di emozioni. Ventisette anni più tardi, il telegramma che gli annuncia la morte del padre lo costringe ad un imprevisto viaggio invernale verso un mondo di cui non sa nulla. Quella che gli viene prepotentemente incontro è una Sicilia omerica, carica di contrasti, di enigmi, di suggestioni, temibile, oscuramente diversa. Lanza scopre la posizione sociale della sua famiglia, conosce la Catania frenetica del dopoguerra e all’interno dell’isola l’aspra realtà del feudo e la sua silenziosa barbarie. Deve affrontare donne troppo semplici o troppo complesse.

E fin dai primi giorni viene folgorato dalla figura di una madre per lui ignota. Dal racconto di chi l’ha conosciuta e amata emerge una donna straordinaria, protagonista di una tragedia gelosamente custodita da amici e nemici. Oggi che la Sicilia è diventata la metafora più drammatica ed evidente della crisi di civiltà che scuote l’intero paese, questo romanzo ci aiuta a capirla dal di dentro, senza prevenzione e senza indulgenze, nei meccanismi della sua mentalità, nei gesti concreti del lavoro e nei riti della vita sociale, nelle sue passioni e nelle sue violenze. Condotto con il ritmo di un thriller, animato da una conoscenza profonda di uomini e cose, Nato in Sicilia può anche essere letto come un album di famiglia che attraverso le sue immagini inedite racconta un intreccio di storie pubbliche e private cariche di premonizione, perentorie come gli incubi e i sonni in cui è già scritto il presente.

L’autore

Enzo Russo ha 67 anni e vive a Monza da oltre trent’annni, anche se trascorre molti mesi in Sicilia, a Mazzarino, luogo di origine. Ha due figli di 45 e 40 anni ed è due volte nonno. Ha debuttato nell’editoria nel 75, con la Mondadori, scrivendo una serie di gialli per ragazzi. Con lo stesso editore ha poi pubblicato numerosi romanzi. Con Uomo di rispetto, edito nell’88, ha cominciato ad affrontare i problemi dell’isola.

Il libro, tradotto in 14 lingue, ha avuto una riduzione televisiva per la regia di Damiano Damiani. Nel ’ 90 è uscito Nato in Sicilia, un romanzo ampio e complesso centrato sul senso della sicilianità, giunto alla sua undicesima edizione. Complessivamente Russo ha pubblicato 41 titoli ed è edito in 19 lingue.

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