CHIESTO DALLA PROCURA DI MODICA IL RINVIO A GIUDIZIO PER DUE IMPUTATI PER BANCAROTTA FRAUDOLENTA

In seguito ad indagini dirette dal Sostituto Procuratore Alessia La Placa e coordinate dal Procuratore capo Francesco Puleio, La Procura della Repubblica di Modica ha chiesto al Giudice dell’udienza preliminare il rinvio a giudizio di Giovanna Zarboni imputata del delitto di bancarotta fraudolenta perchè, con più, azioni esecutive di un medesimo di segno criminoso poste in essere in tempi diversi, in qualità di socia illimitatamente responsabile ed amministratore di fatto della società “Omar Officina Meccanica Armanni di Armanni Giovanni & C. s.n.c.”, dichiarata fallita a titolo personale unitamente alla  società di cui è responsabile, con sentenza di fallimento, essa distraeva in parte i beni della società mediante il compimento di:prelevamenti dal patrimonio sociale   corrisposti poi in favore di in  socio defunto a titolo di prelevamento di utili in violazione dell’art. 2303 c.c., dato che la società fallita era in perdita e non aveva realizzato utili; corresponsione a titolo formale di finanziamento della somma di una somma superiore a 180 000 euro , in favore della società “Plastisac sr.l.” – che aveva la medesima compagine societaria era  di quella della società fallita – nonostante che l’operazione nominale di finanziamento fosse impossibile a causa della assenza di fondi nella società fallita.

 Rinvio a giudizio anche per Vincenzo Napolitano imputato di bancarotta fraudolenta, perchè, con più azioni  di segno criminoso eseguite in tempi diversi, in qualità di amministratore unico della società “NAPOLITANO s.r.l.”, dichiarata fallita dal Tribunale di Modica, una somma di denaro ingente,parte della quale risultante formalmente dalle scritture contabili alla data del fallimento, ma materialmente non rinvenuta dal Curatore nelle casse sociali ed in parte neppure indicata in contabilità, ed in particolare: 259.220,85 euro quale saldo del conto cassa, e altre somme alla voce crediti verso clienti. E’ stato inoltre imputato, perchè in qualità di amministratore unico della società “NAPOLITANO s.r.l.”, dichiarata fallita dal Tribunale di Modica, con lo scopo di procurare a sé un profitto, ha falsificato le scritture contabili, indicando l’esistenza nello stato patrimoniale alla data del fallimento,  di una somma di 259.220,85 euro ed alla voce crediti  verso clienti dell’importo di  33.233,88 euro, somme in realtà inesistenti perché dal medesimo già incassate, nonché teneva le scritture contabili in guisa da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio della società e, segnatamente, non ha effettuato  il deposito dei bilanci di esercizio dall’anno 1999 e per gli esercizi 2004-2005 omettendo inoltre di trascrivere il registro dei corrispettivi net libro giornale per un importo pari ad  1303,90 euro per il 2004 ed  21.460,51 euro per il 2005, come rilevato dal controllo della Guardia di Finanza effettuato nel gennaio del.2007. Con la circostanza aggravante di avere commesso più fatti tra quelli previsti. La Procura della Repubblica di Modica ha disposto, inoltre, la citazione a giudizio innanzi al Tribunale di Modica di Michele Cappello e Antonino Spadaro imputati  del reato di intervento edilizio in zona sottoposta a vincolo archeologico e paesistico. 

Michele Cappello in qualità di proprietario del terreno agricolo sito in C.da Finocchiara considerato bene paesaggistico  che ricade in un area di interesse archeologico e Antonino Spadaro in qualità di legale rappresentante della società esecutrice dei lavori “F.lli Spadaro s.n.c.”, per aver eseguito la rimozione della roccia determinando uno scasso del terreno con punte di profondità variabili dai 40 cm ai 90 cm, in difformità dal punto della autorizzazione rilasciata al Cappello  dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali di Ragusa, secondo cui “lo spietramento non potrà essere profondo e dovrà essere contenuto nei primi 40 cm dall’attuale piano di campagna”.Ai due è stato inoltre imputato il reato dideturpamento di bellezze naturali perché in concorso tra loro, Michele Cappello in qualità di proprietario del terreno agricolo sito in C.da Finocchiara — tenere di Modica, bene paesaggistico ricadente in area di interesse archeologico del medesimo testo di legge  e di committente i lavori e Antonino Spadaro in qualità di legale rappresentante della società esecutrice dei lavori “F.lli Spadaro s.n.c.”, mediante l’esecuzione delle opere di rimozione della roccia difformemente dalle prescrizioni contenute nell’ autorizzazione rilasciata al Cappello dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali di Ragusa, determinavano uno scasso del terreno con punte di profondità variabili dai 40 cm ai 90 cm, alterando così le bellezze di un luogo soggetto alla speciale protezione della Autorità.

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