CERCASI DISPERATAMENTE PROGRAMMA ELETTORALE

Una volta la campagna elettorale cominciava quasi sempre allo scadere naturale dei mandati. I quartieri si animavano, si infiammavano i cuori, si discuteva nei  circoli ricreativi, nelle Società, nelle Parrocchie, e giù a dirsele, ma poi amici come prima anche se su barricate opposte. Si, perché allora c’erano le  barricate, barricate ideologiche invalicabili, fatte e innalzate dai  programmi,  più o meno fattibili ma fondamentalmente diversi negli obiettivi e nelle modalità di percorso.

 La campagna elettorale una volta aveva un suo codice, un suo linguaggio, era anche una piacevole nota di colore che irrompeva nella  vita sonnacchiosa  del mio paese. Per le strade, a qualunque ora del giorno, una macchina rivestita di striscioni elettorali  gracchiava instancabile ” per una politica nuova, vota e fai votare Democrazia Cristiana“; di lì a poco un’altra macchina,la voce ancora più arrochita, quasi in controcanto” per una nuova politica, vota e fai votare partito comunista italiano ,e poi immancabile aggiungeva,il partito dei lavoratori”. E tutti si sapeva cosa fare, se proprio ti volevi spostare un po’ più a destra c’erano i partiti minori quali ad esempio PRI, PLI e infine MSI, mentre a sinistra trovavi un coloratissimo PSI,PSDI e qualcosa di simile. Voglio dire che le posizioni erano chiare, a destra o a sinistra trovavi dove collocarti. Poi si cominciò ad estremizzarsi a sinistra e a moderarsi a destra, ma erano sempre destra e sinistra. Il  lessico non era molto vasto però  chiamava  pane il  pane e vino il  vino.

Allora  c’erano i politici, quelli di razza, alcuni sicuramente collusi o ricattabili, ma per noi  forse illusi  o forse ingenui,erano l’eccezione.  Si andava ad ascoltarli e con loro si sognavano mondi nuovi  e società  più giuste. Si  chiamavano Berlinguer, Ingrao, Zaccagnini, Pertini.  E poi le pasionarie della politica, sconosciute o quasi nel nostro sud che  rispondevano a nomi quali Nilde Iotti, comunista della prima ora, o Tina Anselmi, coraggiosa staffetta  partigiana,  cresciuta nell’azione cattolica, eletta nella DC.

Poi, il linguaggio cominciò a farsi più sfuggente, più rarefatto, di quello che non ci si capisce molto, (come  spiegare ad esempio ” le convergenze parallele”?),  ma chi era di destra restava di destra,  chi di sinistra si sentiva parte viva  del partito del  popolo, il  partito contro Dio, come dicevano qualche volta  alcuni preti. Certamente non si superava il limite del rispetto della persona.

Arrivarono gli anni bui della Repubblica, ed i linguaggi si fecero di nuovo chiari, di rottura, di rabbia, spesso sapevano di morte. Fu dura uscirne, ma la lezione non è servita molto.

Oggi  si è  perso il senso del fare politica, tutto si è confuso, mescolato. ” Sono nata democristiana e non voglio morire comunista” diceva nell’ultima tornata elettorale  una signora figlia doc della Democrazia Cristiana e si  riferiva alle alleanze strane e anomale che si erano create e che oggi si ripropongono. Ma i giovani  hanno sete di  progetti chiari, non di una politica che permette l’intollerabile, che rapina a piene mani pretendendo l’impunità, una  politica che ha spento coscienze  in un delirio di vergognosa impudenza e  di bandiere ammainate  pronte a riprendere li loro sventolio,

È la politica del nulla.  Esaminiamo  i programmi: perfettamente sovrapponibili, di destra e di sinistra, riempiono fogli e non dicono niente.

Vediamo le persone: non so se capita anche agli altri, ma mi sembra che anche le facce siano sovrapponibili, tutte uguali, la stessa espressione” inespressiva”, lo stesso riporto su un faccione che non rivela tempi grami o difficoltà a mettere insieme pranzo e cena, gli occhi fissi alla telecamera dell’intervistatore senza un battito di ciglia che tradisca un’emozione, una passione, al massimo tanto represso  livore per chi ne  ha intralciato i piani  di conquista del territorio.

Poi troviamo gli istrioni, chi grida per non farti capire niente  ma, novello Masaniello,  ti fa sentire prossima una libertaria rivoluzione; troviamo anche  chi si fa una nuotata attraverso lo Stretto , uno show  di cui non si sentiva  certo  il bisogno e  di cui qualcuno  non è riuscito a capire il senso,  forse perché per nuotare ci vogliono energie che ormai cominciano a mancare.

Giorni fa ascoltavo “Agorà”, dico ascoltavo perché grazie al digitale terrestre  il mio televisore  si  trasforma spesso  in radio; ed ecco  una voce monocorde ,inarrestabile come un diluvio,che non dà spazio all’interlocutore, che parla come un disco rotto o come i 45 giri che si inceppavano nei mangiadischi. Chi sarà, non certo la signora Santanché, che dopo varie traversie sulla scelta di campo,  anche nell’omologazione da  Pdl è riuscita a mantenere il suo inconfondibile stile sallustiano (o era Sallusti a copiare dalla Santanché?). Poteva essere la Prestigiacomo, oppure  la Carfagna  ma anche  la Gelmini ,  gli stessi toni ben noti , a parlare sopra senza dare tregua per  sfinire l’avversario politico che infine è costretto a cedere a tanto nulla verbale. Ma no, era la Biancofiore,  che di nome fa precisamente Michaela , per me una new entry, in un delirante panegirico del grande Silvio e   in una ancora più impudente   giustificazione del celeste Formigoni.

Ormai ci  è intollerabile sentire parlare  di soldi rubati e vedere in tv alzate di scudi sui furti e sulle rapine di Stato.

Per rappresentare il  popolo, questo popolo che tutti hanno a cuore, bisognerebbe  provare cosa significa viverne la quotidianità; facile parlare e promettere soluzioni  quando si indossa Scervino o Caraceni, quando si viaggia in camper senza preoccuparsi su come  fare il pieno, quando non si va al supermercato a cercare i prodotti in scadenza o anche scaduti – tanto non fanno male- perché li danno a metà prezzo, quando ci si deve vestire dai cinesi anche se, appena  indossata la maglia, spesso  ti viene l’orticaria.

Oggi  i grillini cantano; è  il canto  di un nuovo soggetto politico, un movimento,  che cavalca la disaffezione per overdose di scandali e di malversazioni, che raccoglie e dà voce  con i suoi proclami coloriti e urlati alle delusioni e alle aspettative dei giovani che si sentono finalmente ascoltati e rappresentati . Un movimento che farà da pungolo, da controllore con il suo movimento d’opinione, con il suo potente sistema di comunicazione che è la rete. Ma,  il  programma, la formazione? Tutta una nebbia

 Coraggio, signori, mentre continua il  bla bla della politica  la gente continua a fare  fila alla mensa della  Caritas.

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it