Centro storico a Ragusa sempre più svuotato ed abitato da anziani. E’ in agonia.

Il centro storico di Ragusa al terzo posto  su 109 centri storici d’Italia  per numero di abitazioni vuote o occupate da non residenti.

Al 90 posto sui 109 comuni capoluogo di Italia, quindi tra le ultime posizioni, per popolazione giovane che vi abita

Di contro è al 18 posto tra i  109 comuni capoluogo  italiani  i cui centri storici sono abitati da popolazione anziana.

In sintesi il nostro comune capoluogo possiede un centro storico  con moltissime abitazioni vuote e la popolazione di tali centri è  anziana.

Il centro storico ragusano non ha appeal tra le nuove generazioni ed inoltre fa registrare una costante decrescita della popolazione e va  sempre di più a svuotarsi .

È un’approfondita analisi dell’Associazione nazionale centri storici artistici, in collaborazione con il Centro Ricerche Economiche e Sociali del Mercato dell’Edilizia, a fornire una fotografia a livello nazionale.

Lo studio  si fonda sulla sovrapposizione su base cartografica di tre famiglie di dati: • Il censimento ISTAT della popolazione e delle abitazioni per il periodo 2001 – 2011; • Il censimento ISTAT dell’industria e dei servizi per il periodo 2001 – 2011; • L’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate per il periodo 2000 – 2017. Tutti i dati sono stati analizzati al massimo livello di disaggregazione disponibile ovvero per sezione censuaria che costituisce l’unità minima di rilevazione di un Comune.

Il dato ragusano, che in Sicilia vede peggio solo Siracusa, preoccupa notevolmente se si tiene conto che esso comprende Ibla  che da sempre grazie alla legge speciale è stato interessato da interventi di ristrutturazione e valorizzazione del patrimonio immobiliare. Evidentemente lo stato comatoso in cui versa il centro storico superiore, di cui la Via Roma è il tragico emblema, assorbe negativamente il trend positivo di Ibla appunto.

L’analisi svolta sui 109 centri storici mostra  che vi sono da una parte centri storici che stanno attirando popolazione e sono dinamici e in piena trasformazione, mentre altri centri storici sono in crisi profonda, in stato di abbandono, con gravi problemi gestionali e occupazionali. Se il divario tra il centro-nord e il mezzogiorno si è accentuato, la ricerca mostra anche che si sta determinando un drammatico processo di selezione tra chi avanza e chi recede in tutte le parti del territorio nazionale.

I dati mostrano una sostanziale stabilizzazione della popolazione complessiva dei centri storici negli anni 2000, ma questo è solo il risultato di una media tra situazioni profondamente polarizzate, tra aree che crescono e aree che decrescono. Inoltre la crisi – gravissima – del commercio minuto, l’ingresso potente di nuovi attori economici e di nuovi usi turistici, la terziarizzazione del patrimonio, il grande peso dello stock edilizio non occupato, l’assenza di adeguati investimenti per la manutenzione e la gestione, testimoniano una perdita della capacità di governo di queste parti delle città, così importanti e fragili.

Una frattura pesante si va aprendo tra centri storici che diventano cuore pulsante della ripresa e centri storici che vivono l’abbandono, la crisi, il degrado. Il 52% delle abitazioni nel centro storico di Frosinone è vuoto, a Ragusa è il 42%, mentre a Lecco il 42,2% delle abitazioni è occupato da non residenti.

Nella Città Vecchia di Taranto un edificio su tre è inutilizzato, nel centro storico di Caltanissetta un edificio su cinque è inutilizzato, ad Agrigento, Benevento, Vibo Valentia, Trapani sono uno su dieci. In molte città del nord gli edifici inutilizzati hanno valori infinitesimali: 0,1% a Firenze, 0,2% a Siena.

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