Cassì come la sfinge: immobile, silenzioso, eppure chiarissimo!

Sarà forse per la temporanea presenza dei reperti archeologici provenienti dall’antico Egitto, in mostra in questi mesi in un allestimento all’interno di un palazzo non molto lontano dal Comune di Ragusa, ma quella che, almeno formalmente, è l’opposizione manifesta all’Amministrazione comunale Cassì, chiede chiarezza e accusa il sindaco di essere una sorta di sfinge perché non avrebbe una linea politica “chiara”. Alla Provincia è il vicepresidente della presidente Maria Rita Schembari di Fratelli d’Italia, una carica ottenuta sia attraverso il voto delle elezioni provinciali di secondo livello che mediante un accoro politico proprio con il Centrodestra e il gruppo dei sindaci civici. Al Comune invece governa senza l’apporto del Centrodestra.

Queste le accuse politiche

Forza Italia, Fratelli d’Italia e Democrazia Cristiana hanno diffuso nei giorni scorsi una nota congiunta in cui si dicono “sbalorditi” per l’ennesimo rimpasto di Giunta effettuato dal sindaco Peppe Cassì che ha richiamato in compagine l’assessore Andrea Distefano. Secondo le tre forze politiche del centrodestra, il primo cittadino ragusano avrebbe attuato una scelta “che conferma la logica delle porte girevoli, in cui si assiste a ingressi in Giunta calati dall’alto e privi di rappresentanza in seno al civico consesso”.

Nel mirino, ancora una volta, ci sarebbe lo “sdoppiamento” politico di Cassì: “Da un lato beneficia dell’appoggio del centrodestra provinciale – si legge nella nota – e viene indicato come vicario del presidente della Provincia in virtù di un accordo politico. Dall’altro lato, nel governo cittadino, si sottrae sistematicamente al confronto con il centrodestra, relegandolo all’opposizione e scegliendo alleanze e logiche amministrative che nulla hanno a che vedere con il patto di chiarezza che i cittadini meritano”.

Toni duri, quelli del coordinatore cittadino di Forza Italia Alberto Distefano, del coordinatore cittadino di FdI Luca Poidomani e della segretaria provinciale della Dc Anna Maria Aiello, che concludono così: “Chi governa deve farlo alla luce del sole, senza ambiguità e senza ambivalenze. La coerenza politica è un dovere verso gli elettori e non può essere sacrificata per logiche personalistiche o opportunistiche. Pretendiamo rispetto per il mandato elettorale e per i principi di trasparenza e chiarezza politica. È giunto il momento che il sindaco Cassì chiarisca, senza ulteriori ambiguità, da che parte intende stare”.

Ma il paradosso è proprio qui: chi chiede oggi chiarezza a Cassì è rimasto fuori – per libera scelta dello stesso sindaco – dalla coalizione che ha governato e vinto le ultime elezioni amministrative. Nessuno di questi tre partiti ha fatto parte della maggioranza, nessuno ha ottenuto deleghe o stretto patti politici pre-elettorali con il primo cittadino. Anzi, Cassì ha più volte dichiarato in campagna elettorale di voler puntare sul civismo, senza accordi con partiti, e così ha fatto.

Una richiesta di coerenza a senso unico? Chi deve davvero chiarire?

Alla base del ragionamento, quindi, c’è una domanda: chi dovrebbe davvero chiarire?
Cassì, in realtà, ha mantenuto la linea civica tracciata fin dalla sua prima candidatura, escludendo i partiti dalla sua maggioranza. Non a caso, Forza Italia, Fratelli d’Italia e la Dc siedono in Consiglio comunale all’opposizione. E l’unica vera ambiguità è forse quella della Democrazia Cristiana, che all’inizio della seconda campagna elettorale aveva mostrato segnali di apertura verso il sindaco, pur in assenza di un reale accordo politico. Nel frattempo, proprio nella Dc sono transitati consiglieri comunali passati dalla maggioranza all’opposizione.

Oggi, dunque, la linea è netta: la Giunta Cassì è frutto di un progetto civico, i partiti restano fuori. Punto. Chiedere “chiarezza” a chi ha scelto e dichiarato fin dall’inizio da che parte stare appare quantomeno curioso. Soprattutto se chi lo fa è apparso, negli ultimi mesi, ben poco compatto, anche a livello provinciale: alle elezioni per il nuovo presidente del Libero Consorzio, Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno sostenuto Maria Rita Schembari, poi eletta, mentre la Dc ha puntato, come tutti sanno, su Gianfranco Fidone, risultato non eletto e recentemente in aperto scontro con la stessa Schembari in diretta Rai sull’aeroporto di Comiso.

Il caso Distefano e il ritorno in Giunta

Il pomo della discordia – per così dire – è il ritorno in Giunta dell’assessore Andrea Distefano. Una scelta che il sindaco ha spiegato con chiarezza, proprio per garantire continuità amministrativa e rispetto degli accordi con l’area civica di Sud Chiama Nord.

“Nello svolgere il suo ruolo – ha dichiarato Cassì – l’assessore Andrea Distefano aveva dimostrato efficienza e abnegazione, e scegliendo di dimettersi a seguito di contrasti interni al suo gruppo ‘De Luca per Ragusa’ per preservare la tenuta della maggioranza consiliare, anche sensibilità istituzionale. Venute però meno le ragioni delle sue dimissioni, ho deciso di dare continuità al buon operato dell’assessore Distefano, riconoscendone il merito e rispettando l’impegno preso con De Luca per Ragusa”.

Le dimissioni di Distefano erano arrivate dopo le frizioni interne al gruppo di riferimento, culminate nell’uscita del consigliere Buscemi dalla maggioranza. Una decisione che ha reso, di fatto, superato quel passo indietro.

“Considero la politica come un’attività di servizio per la mia città – ha dichiarato Distefano – e ho sempre vissuto ogni ruolo e ogni decisione con questo spirito. Quando per ragioni politiche interne al mio gruppo la mia figura è divenuta divisiva, ho preferito fare un passo indietro per preservare la tenuta della maggioranza consiliare. Venuto meno il sostegno da parte del consigliere Buscemi all’Amministrazione Cassì, sono lieto che il sindaco abbia scelto di puntare ancora su di me, dandomi un’attestazione di merito che mi onora”.

Il ritorno in Giunta, insomma, è la conseguenza di un riequilibrio interno alla stessa area civica che ha sostenuto Cassì. Il consigliere Buscemi, una volta fuoriuscito, ha perso ogni legame rappresentativo con quella coalizione, e la presenza di Distefano è tornata ad avere legittimità.

E qui la domanda diventa retorica: se Buscemi fosse transitato, ad esempio, al Partito Democratico, Cassì avrebbe dovuto nominare un assessore del Pd per mantenere l’equilibrio?
La risposta è ovvia: NO. Il sindaco Cassì mantiene saldo il timone del civismo, e agisce secondo una logica di continuità, non di baratto politico.

La vera confusione? Nel centrodestra stesso

Insomma, è difficile imputare a Cassì ambiguità o giochi politici. Piuttosto, le vere ambiguità sembrano abitare proprio nelle fila di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Democrazia Cristiana, oggi “uniti” nella critica al sindaco ma ben divisi fino a pochi giorni fa. Se a livello provinciale si presentano separati, con candidati e strategie differenti, come possono oggi pretendere coerenza e chiarezza al Comune, dove siedono all’opposizione e cercano un protagonismo che non corrisponde alla realtà politica dei fatti? Più che un appello alla chiarezza, il loro sembra un tentativo maldestro di ritagliarsi uno spazio che il voto dei cittadini non ha assegnato. Se ne facciano una ragione.

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