Caso Scicli, continuano le audizioni in Commissione Antimafia: il 26 maggio sarà ascoltato il giornalista Carmelo Riccotti La Rocca

Continuano le audizioni della Commissione Antimafia dell’Ars, presieduta dall’onorevole Claudio Fava e che tante polemiche hanno suscitato e continuano a suscitare.
In provincia di Ragusa, ciò su cui si cerca di far chiarezza è lo scioglimento del Comune di Scicli, avvenuto nel 2015.
In Commissione sono state sentite tante persone: politici, avvocati, professionisti, giornalisti. Certamente, la vicenda che più si ricorda in questi giorni, è la “querelle” nata fra l’onorevole Fava e il giornalista Paolo Borrometi, sentito in Commissione.

La questione è finita a querele reciproche. Non entreremo nel merito di questa vicenda, peraltro già oggetto di interviste ed articoli del nostro giornale, tra cui una diretta facebook a cui ha partecipato l’onorevole Fava.
Ma le audizioni, come dicevamo, continuano: giorno 26 maggio sarà ascoltato in commissione il giornalista Carmelo Riccotti La Rocca.

Sciclitano doc, ha vissuto e tutt’ora vive in una città che ha avuto grande risalto mediatico per due ragioni: la fiction del Commissario Montalbano e lo scioglimento del 2015 giudicato, da più parti, ingiusto. Una città di estremi, dove non è facile capire cosa si muove nel substrato che da sempre fa da contorno a queste vicende.

Riccotti La Rocca ha raccolto in questi giorni il materiale di quegli anni: un’inchiesta a puntate che ha intitolato: “operazione verità” e vuole offrire al lettore un punto di vista quanto più imparziale possibile: “Non mi sento di avere la verità in tasca, ma semplicemente, avendo vissuto e raccontato quelle fasi, sto cercando di fare un racconto cronologico dei fatti – prima, durante e dopo lo scioglimento – che, in qualche modo, siano collegati a quell’evento così doloroso per la città di Scicli” – ci spiega – e aggiunge: “Debbo dire che, anche alla luce della relazione della commissione regionale Antimafia sul ciclo dei rifiuti e, soprattutto, di ciò che abbiamo saputo sul sistema Montante e il cosiddetto “partito delle discariche”, oggi alcuni eventi possono essere letti da una prospettiva diversa. Ho iniziato questo mio lavoro dicendo in premessa che se operazione verità deve essere, questa deve essere totale, non ci possono essere cioè versioni di comodo e penso che la commissione regionale Antimafia, in questo senso, stia facendo un ottimo lavoro”.

Riccotti La Rocca ha deciso di ricostruire la vicenda partendo dalla legislatura precedente a quella di Franco Susino: “Va detto a chiare lettere che in quel periodo Scicli era oscurata da una cappa criminale formata da un gruppo di delinquenti (e non mafiosi come ci dirà la sentenza penale sul Processo Eco) che cercava di intrufolarsi nel tessuto socio-economico della città, partendo dalla gestione dei rifiuti e prendendo in mano con la forza e le minacce l’affissione dei manifesti elettorali.

Ci fu in quel periodo una campagna mediatica e politica pressante che parlava di mafia a Scicli, ma nei fatti la magistratura, oltre ad assolvere Susino, sulla cui onestà e integrità francamente solo pochi dubitavano, esclude, per tutti gli imputati del processo Eco sia l’associazione mafiosa che quella a delinquere. Dall’altra parte c’era un forte interesse della “politica” per Truncafila, quella cava già pronta per essere “bancata”, faceva gola a Palermo, tanto che Teo Gentile, vice sindaco ai tempi della giunta Venticinque, anni dopo, in una intervista, dichiarò che secondo lui quell’amministrazione cadde perché aveva cercato in ogni modo di tutelare Scicli dall’eventualità di nuove discariche.

Anche Venticinque, un anno dopo le sue dimissioni, dichiarò che le stesse sono state maturate dopo aver preso coscienza che la propria attività amministrativa fosse manovrata da cosiddetti potenti. Subito dopo arriva la vicenda Acif, con tutti i suoi lati oscuri e quell’iter che, seppur era evidente che fosse un pasticcio, ha continuato a farsi strada velocemente nei meandri degli uffici, da Scicli a Palermo. Se a tutto questo si aggiunge poi l’interesse dei servizi segreti che nel 2013 interrogarono il data base del ministero per raccogliere informazioni su Susino e i suoi assessori, è chiaro che la vicenda si arricchisce di contorni poco chiari e, lasciatemi dire, anche inquietanti. Per questo è importante che adesso la commissione Antimafia faccia chiarezza e, personalmente, spero che si arrivi fino in fondo”.

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