AL SUPERMARKET SI PAGA ALL’USCITA

Si è già avuto modo di rilevare un dato di facile comprensione rappresentato dalla facile lettura del voto del 25 maggio che l’elettore comune, in sostanza, ha inteso attribuire in massima parte al governo e per caduta al suo presidente. Di elezioni europee e di programmi economici e politici che i partiti, eccezion fatta per la Lega che si è spesa su uno slogan ad effetto senza scendere nelle conseguenze positive o negative dell’uscita dell’euro, nella sostanza se ne è parlato ben poco.

La percentuale di voti del circa 41 per cento nella sostanza è stata data in prestito a Renzi che era riuscito a trasmettere l’immagine di un politico fattivo, volitivo e capace di riporre in soffitta vecchie e stantie procedure classiste non più idonee ad essere praticate in un contesto economico e sociale italiano di cui se ne era perso il ricordo.

La vita sociale di ogni giorno, vale a dire quella che accade di vivere ai più, si è lentamente,  ma con costanza, colorata di povertà e di sconforto non per il futuro ma per il giorno dopo. Si è improvvisamente scoperto che il nostro prodotto interno lordo diminuiva anno dopo anno e per stare sia pure a fatica in piede si era fatto ricorso ad un debito pubblico colossale e che non presenta apprezzabili sintomi di non crescita.

In questo quadro i programmi renziani hanno fatto presa su milioni di elettori che si sono posati sulla generale consapevolezza, ad esempio, di una burocrazia lenta, farraginosa, spesso ripiegata su se stessa e continua erogatrice di lentezza operativa che i governi precedenti, pur ammettendolo, non sono riusciti ad allinearla con i tempi in cui viviamo che non sono quelli – tanto per esemplificare – per telefonare a casa era necessario aver comprato il gettone e trovare nei pressi una cabina telefonica,sperando talora di trovarla non occupata. Si erra, comunque, a ritenere semplicisticamente che la responsabilità primaria sia da attribuire ai burocrati. E’ il politico che approva le leggi poco se non niente badando alla loro semplificazione o come tante volte accade alla sua reale interpretazione. Per tali attività non ci vogliono soldi. Solo buona volontà.

Il prestito di voti consegnati a Renzi non è a lunga scadenza, ma limitato nel tempo e con lo stesso tempismo con cui è stato dato con altrettanta velocità può essere ritirato.

Così come il torto e la ragione non sono divisibili con un taglio netto allo stesso modo è alquanto illusorio se non pericoloso pensare che tutti i cittadini elettori siano buoni e bravi e che i cattivi stanno sempre dall’altra parte. Le modifiche che si intendono apportare alla struttura pubblica, alla fiscalità finanziaria e tributaria e quant’altro si è programmato hanno lo scopo di recuperare  risorse  

e costituire condizioni strutturali di competitività delle industrie che devono competere nel mercato oramai globalizzato. Non a caso Confindustria non si pone dall’altra parte della barricata. Ha chiaramente prestato fiducia nel programma di cambiamento.

A questo punto entrare in scena spetta anche al cittadino comune che dovrebbe rivisitare il proprio stile di vita per anche aiutarsi a recuperare piccole ma continue risorse che i tempi di vacche grasse gli hanno inculcato in mente come indispensabili e necessarie.

C’è una sequela di bisogni e necessità quotidiane ritenute per acquisizione cultura mentale indispensabili  fra il pane e il telefonino. Fra l’uno e l’altro, visto che è sceso il buio per molte categorie sociali per cui tutte le vacche sono di colore nero, non acquista più senso porsi il problema se è preferibile acquistare la carta igienica a doppio o a  mono velo. All’uscita del supermercato c’è giustamente il cassiere a cui si deve corrispondere il prezzo totale dei prodotti acquistati e nessuno è a chiedere se quanto contenuto nel carrello risponde alla  gradualità o meno di consumo indispensabile, così come al termine di ogni anno per la legge di stabilità c’è l’Europa che  controlla l’obbligatoria osservanza dei parametri finanziari che ci si è obbligati ad osservare senza curarsi della qualità della spesa. In questo generale problema di evidente gradualità che investe ed interessa il cittadino, si inserisce per pratica di vita vissuta quanto è capitato di leggere in una settimanale.

Si incontrano due amici conoscenti entrambi con il vizio del fumo. Uno offre all’altro una sigaretta che gentilmente rifiuta perché aveva deciso di fumarne solo una ogni ora perché in tal modo riduceva gli effetti  negativi del tabacco e nel contempo, a conti fatti, risparmiava 60 euro al mese.

A favore di Renzi giocano diverse circostanze. La prima è stata quella di non aver fatto parte né del governo  né dell’apparato del suo partito e di aver intuito che fare parte dell’uno o dell’altro contesto gli avrebbe impedito di presentarsi alla pubblica considerazione come l’uomo politico nuovo ed affidabile, senza macchie e senza paura.

Ciò lo si è intuito quando al termine delle primarie che lo videro perdente nei confronti di Bersani dichiarò che prendeva atto della sconfitta e, quello che più conta, che non avrebbe accettato nessun premio di consolazione. Se lo avesse fatto, sarebbe entrato nel sistema e ciò non gli avrebbe consentito per le naturali dinamiche interne di ogni partito di ripresentarsi alle successive primarie quando fu votato da due milioni di elettori, forse non tutti facenti parte dello stesso parte politica.

I mesi a venire ci restituiranno o l’immagine di un politico di razza o di un giovane che per ambizione personale è salito su una montagna russa senza curarsi di tenere le mani strettamente legate ai ferri laterali di sostegno.

 

                                                                                   Politicus

 

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